«Scommetto che sta roba l'ha cucinata Damiano perché fa proprio cagare»
Si lamenta Jacopo, dando un morso al suo hamburger stracotto.
«Ao va che il pollo crudo fa male»
Si difende il moro, ridacchiando, e io devo nascondere un sorriso sotto i baffi se ripenso a come si è dimenticato quella carne sul fuoco per dieci minuti buoni mentre mi guardava tagliare le verdure.
«E non ridere te»
Mi rimprovera, sghignazzando, per poi lanciarmi addosso la mollica del pane che sta divorando.
«Non sto ridendo!»
Mi difendo, scherzando, stupendomi io stessa della leggerezza con cui prendo quello scambio di battute.
«Ah no?»
«No!»
Annuisce con la faccia di chi la sa lunga, per poi tornare indisturbato a mangiare la sua cena.
Mi estraneo per un po' dalla conversazione, pentendomi immediatamente di aver concesso un minimo di confidenza in più, e passando il resto del pasto ad annuire ai loro discorsi e ad evitare gli sguardi insistenti del moro.
La cosa che più mi spaventa provare nei suoi confronti è la dolcezza.
Quando lo guardo mentre mangia, mentre ride, mentre cucina in modo impacciato e sento dolcezza nei suoi confronti mi si gela il sangue nelle vene.Forse l'astio e il rancore sono le uniche cose che tengono vivo nella mia mente ciò che ha fatto, e che di conseguenza mi trattengono dal buttarmi tra le sue braccia.
Ho fatto appena un paio di morsi del mio hamburger, quando Jacopo si alza per andare a sistemare la cucina.
Guardo Damiano, a disagio, e noto che lui sta di fronte a me a braccia incrociate e fa passare lo sguardo da me al mio piatto praticamente pieno.
Alzo gli occhi al cielo capendo immediatamente le sue intenzioni, e mi forzo a mangiare ciò che resta per convincerlo ad alzarsi dal tavolo senza stare lì a fissarmi in modo inquietante.
«È colpa mia questo?»
Chiede poi, serio, alludendo al mio rapporto con il cibo completamente stravolto.
Sposto i capelli ricci tutti da un lato e poggio la forchetta solo quando ho ingerito a fatica anche l'ultimo pezzo di carne.«Hai colpa solo di ciò che fai, Damiano, non delle mie reazioni»
«È un sì?»
Scrollo le spalle, non volendogli dare l'unica colpa che effettivamente lui non poteva prevedere.
«Lo risolverò»
«Come pensi di poterlo fare da sola?»
Mi incalza, e io vorrei davvero dirgli che sono forte abbastanza, ma sembrerei davvero ridicola ora come ora.
«Non sono sola. Ho Clarissa, Victoria, i miei genitori e...»
«E me»
Interviene, guardandomi fisso negli occhi, e non ha idea di quanto avrei bisogno che gli ultimi due anni non fossero mai esistiti.
«Tu avrai sempre me, Elì»
Può una persona che ha sofferto così tanto avere ancora qualcosa da perdere?
Perché ogni volta che penso di aver toccato il fondo, la sua voce nelle mie orecchie mi fa perdere altri pezzi di cuore.
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Lontano dal cuore 2|| Damiano David
FanfictionQuante cose possono cambiare in due anni? Infondo non sono poi così tanti, aveva detto Damiano. Eppure certe volte non serve un tempo infinito, per produrre infiniti cambiamenti.