Non mi sta bene

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Dopo l'ultima passata di rossetto sono pronta, nonostante guardandomi allo specchio non mi senta soddisfatta.

Il tubino che ho indosso mi fascia il corpo magro esponendo in bella vista i fianchi ossuti e le gambe troppo sottili, e immediatamente mi pento di aver indossato qualcosa di così aderente.

«Eli siamo in ritardo!»

Mi richiama la bionda dall'altra stanza, e io mi passo le mani tra i ricci scuri, sbuffando tra me e me per questo odioso rapporto con il mio corpo.

«Dammi un secondo»

Urlo di rimando, con un tono che non nasconde la mia difficoltà, mentre decido se sia meglio cambiarmi o rassegnarmi al fatto che altri vestiti non stravolgeranno la situazione.

Mentre sto slacciando a fatica la zip del vestito per indossare qualcosa di più largo, Clarissa fa irruzione nella mia camera annunciando il suo arrivo con il rumore dei tacchi a spillo che sbattono delicatamente sul pavimento che divide le nostre stanze.

Non appena vede che sono in procinto di spogliarmi si ferma in mezzo alla stanza, con le braccia incrociate e le sopracciglia corrugate.

«Che fai?»

«Mi cambio»
Taglio corto, col vestito slacciato, mettendomi a cercare qualcosa di diverso nell'armadio.

«Perché?»

«Non mi sta bene»

«Ma che dici?»

Ci manca solo lei a rendere questo momento ancora più pesante.

«Clarissa davvero non voglio discutere, mi cambio e arrivo»

Cerco di persuaderla ad andarsene, pur sapendo perfettamente che far cambiare idea a questa ragazza è una missione impossibile.

«No»

Risponde infatti, prendendomi dalle mani i pantaloni che ho scelto per poi buttarli sul letto.

«Questa situazione deve finire.»

Si impunta, tirandomi su la zip del vestito senza alcuna difficoltà.
La guardo e alzo gli occhi al cielo, e in tutta risposta lei si mette le mai sui fianchi e scuote la testa con disapprovazione.

«Io non mi sono mai piaciuta»

Mi dice, d'un tratto, guardandomi con i suoi enormi occhi del colore del cielo.

«Tu?»

«Sì. E sai quando ho smesso di odiarmi?»

Non capisco come una ragazza come lei potesse non vedere la sua bellezza, ma probabilmente è proprio questo il punto.

«Quando?»

«Quando ho smesso di guardarmi allo specchio con fare critico, come se fosse un esame. Quando ho smesso di vedermi come un nemico a cui più difetti trovavo e meglio era.»

La sua voce è calma, usa lo stesso tono che userebbe se dovesse parlare di ragazzi o vestiti.

«E lì ho capito che io dovevo amarmi, perché nessuno avrebbe potuto farlo al posto mio. Ho iniziato a vedermi allo specchio e apprezzarmi, cercare i miei pregi e non guardare neanche per un secondo ciò che non mi piaceva»

La osservo attentamente, scossa dalle sue parole che come sempre sembrano troppo vere e profonde per una ragazza che si mostra a tutti come leggera e spensierata.

«E da lì in poi tutti i difetti sono spariti. Devi amarti, Elisa, perché sei l'unica persona che sarà sempre nella tua vita»

Ho capito esattamente cosa vuole dirmi, e forse è una consapevolezza che dentro di me ho un po' da sempre, ma che avevo profondamente bisogno che mi venisse tirata fuori.

Forse non è abbastanza, ma devo ripartire da qui, dal primo appiglio di lucidità che mi viene offerto dopo mesi.

Mi accorgo di avere gli occhi lucidi solo quando la bionda mi pizzica la guancia con affetto, facendomi tornare alla realtà.

«Ti voglio bene, e sarò accanto a te fino alla fine della tempesta»

Mi sussurra all'orecchio, dopo avermi dato un abbraccio.
Dopo tutto quello che ti ho fatto?

«E adesso andiamo, che Jacopo ci sta aspettando in macchina da mezz'ora»

Annuisco, tirando su col naso, per poi sistemarmi i capelli e sbattere le palpebre finché gli occhi non smettono di essere lucidi.

Prendo la mia borsa ed esco con Clarissa dalla camera, senza guardarmi neanche una volta allo specchio.

[...]

«Ao ce ne avete messo de tempo»

Ci rimprovera Jacopo, dopo aver suonato il clacson non appena ci ha viste uscire di casa con tutta la calma del mondo.

C'è questa stupida serata organizzata da qualche suo amico a cui mi ha praticamente obbligata ad andare quando gli ho confessato che erano circa sei mesi che non uscivo il Sabato sera.

Gli ho chiesto se potessi portare anche Clarissa, dopo averli presentati un paio di giorni fa, e lui le è risultato simpatico nonostante i suoi dubbi iniziali causati dalla sua parentela.

«Le più fighe si fanno sempre aspettare!»

Risponde prontamente la bionda, per poi salire al posto del passeggero lasciando me dietro senza neanche chiedermi se andasse bene.
Infondo è pur sempre Clarissa, e ho accettato le sue manie di protagonismo da molto tempo.

Mentre siamo in viaggio mi torturo le dita, un po' agitata nell'essere reinserita in un contesto sociale, cosa che già mi metteva a disagio prima figuriamoci ora che non sono più minimamente abituata.

Credevo che saremmo andati in un locale, e rimango sorpresa quando invece la macchina viene parcheggiata davanti ad una villa di quelle che credevo esistessero solo nei film.

Attraversiamo l'immerso cortile con enorme piscina annessa, per poi arrivare finalmente alla porta d'ingresso.

Ci apre un ragazzo con gli occhi scuri e i capelli un po' ondulati, che saluta subito Jacopo con un abbraccio quasi fraterno.

«Mado fratè 'nsei cambiato de na virgola»

«Tu sembri solo più coglione»

Si scambiano qualche battuta mentre si stritolano come se non si vedessero da tempo, e quando finalmente sciolgono il loro abbraccio Jacopo decide di presentarci.

«Lei è Clarissa»

Dice prima, dando una leggera spintarella sulla schiena alla bionda davanti a me, che porge elegantemente la mano al ragazzo di fronte che ci dice chiamarsi Leonardo.

Poi Jacopo si sposta leggermente di lato per permettermi di avanzare e presentarmi a mia volta.

«E lei è Elisa»

Quando sente il mio nome, questo Leonardo si irrigidisce quasi impercettibilmente, rivolgendo un'occhiata interrogativa a Jacopo che non riesco a interpretare.

Quest'ultimo annuisce, e il proprietario di casa dopo ciò si riscuote, e con le sopracciglia leggermente alzate accetta la mano che gli sto porgendo.

«Leo, molto piacere»

Mi guarda fisso in faccia e io mi sento subito in imbarazzo, non capendo il perché di questo comportamento.

«Ookay, possiamo entrare?»

Si fa avanti Clarissa, notando il mio imbarazzo, per poi prendermi per un braccio e trascinarmi dentro la casa senza aspettare la risposta.

Lontano dal cuore 2|| Damiano DavidDove le storie prendono vita. Scoprilo ora