Resto fuori dalla porta per almeno una decina di minuti, continuando a camminare avanti e indietro nella speranza di trovare il coraggio di suonare il citofono.
Chi mi verrà ad aprire?
E se viene lui che faccio?
Gli dico "ciao, ho portato la torta" e faccio finta di niente?Ma perché ho accettato, stupida me, non ha nessun senso.
Magari sono ancora in tempo per andarmene, vado via senza che nessuno mi veda e mi invento qualche scusa.Proprio quando ho fatto retrofront e sto per tornarmene verso la macchina, vengo raggiunta dalla figura slanciata di Jacopo.
«Elisa! Ciao!»
Devo trattenermi dallo sbuffargli in faccia, la mia ultima via di fuga mi è sfuggita dalle mani.
«Ciao»
Rispondo, tesa, mostrando un sorriso a dir poco forzato a cui il ragazzo risponde alzando un sopracciglio.
Rimango ferma davanti alla porta sbarrandogli praticamente la strada, al che lui accenna un sorriso non capendo cosa stia succedendo.
«Entriamo?»
Annuisco molto incerta, spostandomi di pochissimo dalla soglia.
Quando sta per suonare al citofono, gli avvolgo le dita attorno al polso, impedendoglielo.«Aspettiamo ancora un secondo»
Supplico, con tono infantile, e mi chiedo se lui sappia qualcosa di questa situazione o se mi stia prendendo completamente per pazza.
«Cosa c'è che non va?»
Chiede, paziente, e io penso a quanto sia diverso da suo fratello nonostante l'aspetto così simile.
«Pensavo di potercela fare, ma non ci riesco.»
Ammetto, appoggiandomi al muro con tutto il corpo, con i nervi a fior di pelle e la testa che sta per esplodere.
«È per mio fratello, mh?»
Chiede, e io annuisco, stanca di continuare a fingere che il passato non esista più.
«Da quant'è che non lo sentivi?»
«Circa un anno e mezzo»
Rispondo, vaga, senza riuscire a distrarmi dal pensiero di lui a pochi metri da noi e dal fatto che dovrò passarci un'intera serata.
Almeno c'è Jacopo, che essendo esterno alla cosa magari smorzerà discussioni inutili.«Non potrai evitarlo per sempre»
«Tentar non nuoce»
Scherzo, facendolo ridere, e come se ci avesse sentiti in quell'esatto momento la porta si apre.
Grazie al cielo ad accoglierci è Victoria, con le sue solite calze a rete e i capelli biondi più ricci del solito.Dopo averci salutato calorosamente la superiamo, io tengo tra le mani la torta sperando di non farla cadere da un momento all'altro.
Come arriviamo in salotto, i miei occhi vengono immediatamente catturati da quelli di Damiano.
Sta seduto su una sedia con una birra in mano e la postura rilassata, ma non appena ci vede si irrigidisce e continua a far scorrere lo sguardo da me a Jacopo.Chissà cosa pensa.
La sua mandibola è stretta, e sembra aver voglia di saltare al collo del fratello nonostante non abbia motivo per volerlo fare.
«Ciao»
Saluto, sorridendo con imbarazzo, e vengo subito ricambiata calorosamente da Thomas ed Ethan, mentre Damiano mi continua a guardare con insistenza.
Sento la pelle di tutto il corpo pizzicare, e ho già la necessità di allontanarmi da lui per prendere fiato.
Si alza dalla sedia e passa ad un centimetro dalla faccia del fratello guardandolo con fare minaccioso, e in tutta risposta Jacopo alza gli occhi al cielo.
Poi inaspettatamente si ferma proprio di fronte a me, facendomi sussultare internamente.
Senza volerlo lascio che i miei occhi si incastrino con i suoi, e faccio più fatica si quanto mi piaccia ammettere nel distogliere lo sguardo.«Ti accompagno a lasciare questa in cucina»
Mi dice, facendo cenno con il capo alla torta che tengo in mano.
Annuisco, senza capacità di aprir bocca, e lo seguo quando comincia a camminare fuori dal salone sotto lo sguardo attento degli altri presenti.Non appena arriviamo in cucina lascio il pesante piatto sul tavolo, e rimango impacciatamente ferma per qualche secondo non sapendo bene cosa fare.
«Sei venuta con mio fratello?»
Domanda, girato di spalle mentre prende qualcosa dalla dispensa.
Mi distraggo un attimo nel guardargli i muscoli delle braccia che si tendono nell'allungarsi, per poi distogliere immediatamente lo sguardo quando si volta per capire perché non rispondo.
«Ti interessa?»
Aggiro la domanda, con fare piccato, credendo che lasciarlo un po' nel suo brodo a rosicare non gli farà di certo male.
«Se te l'ho chiesto evidentemente sì»
Mi risponde, ovvio, alzando un sopracciglio ed incrociando le braccia al petto.
Quanto vorrei che il suo fascino in questi anni fosse cambiato, almeno renderebbe le cose un pochino più semplici.«L'ho solo incontrato qua fuori»
«E l'altro giorno l'hai solo incontrato in casa sua?»
Mi incalza, ironico, e io trovo davvero buffa la sua idea secondo la quale io gli debba qualche tipo di spiegazione.
«Ci sarebbe qualcosa di male se non fosse così?»
«Direi di sì»
Alzo gli occhi al cielo, non volendo ripetergli per l'ennesima volta che questi non sono affari suoi.«Gli sto dando lezioni di disegno»
Spiego, sperando che così mi lascerà libera di tornare in territorio sicuro dagli altri.
Lui mi guarda per qualche secondo cercando di capire come dovrebbe prendere questa cosa, per poi limitarsi ad annuire appena.«È meglio se torniamo di là»
Gli dico, cominciando a malsopportare la vicinanza e avendo mantenuto un tono civile già per un tempo eccessivo.
Lui rimane fermo e non muta d'espressione, così decido di cominciare ad andare senza di lui quando capisco che non mi darà una risposta.
«Elì»
Mi richiama, quando sono sulla soglia della porta, facendomi bloccare sul posto e stringere il cuore per quel nomignolo troppo personale.
Mi volto verso di lui cercando di nascondere lo scombussolamento, ma fallendo miseramente.
«Sì?»
«Sei molto bella stasera. Beh, lo sei sempre.»
Devo stringermi forte il labbro inferiore tra i denti per evitare che quella frase mi faccia scoppiare in lacrime, e faccio una fatica immane nel genere tutti i pezzi insieme dopo che me l'ha detto guardandomi negli occhi.
Mi stai facendo del male un'altra volta.
Respiro profondamente, guardandolo con gli occhi che solo una persona ferita ha, per poi abbassare lo sguardo e continuare a camminare.
Forse tutto questo non è altro che un enorme sbaglio.
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Lontano dal cuore 2|| Damiano David
FanficQuante cose possono cambiare in due anni? Infondo non sono poi così tanti, aveva detto Damiano. Eppure certe volte non serve un tempo infinito, per produrre infiniti cambiamenti.