Le cose facili

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Apro gli occhi solo quando la luce che filtra dalla finestra diventa troppo intensa per poter continuare a dormire, e dopo una manciata di secondi di puro disorientamento mi accorgo di non essere nella mia stanza.

Giro lentamente il capo fino a trovare Damiano che dorme beatamente al mio fianco, con la pancia in giù e un braccio steso sul mio ventre, a confermare che non è stato tutto un sogno.

Mi alzo a mezzo busto scrollandomi delicatamente di dosso il suo corpo, e facendo attenzione a non svegliarlo, per poi sedermi ai piedi del letto con la testa fra le mani.

E ora che cosa faccio?

Mi scoppia la testa per il sorriso che continua ripetitivamente a nascere e morirmi sul viso al pensiero di questa notte, combattuta tra tutte le emozioni che ho provato e la consapevolezza razionale di aver fatto una stronzata.

Per non perdermi nei miei pensieri mi metto a guardare la stanza di Damiano, che è forse l'unica cosa ad essere rimasta uguale in questi due anni, e inevitabilmente mi tornano alla mente tutti i momenti passati qui dentro.

A pensarci bene, due anni non sarebbero neanche stati un ostacolo così grande.
Se l'avessimo voluto entrambi sarebbe stato un tempo sopportabile, e la voglia di rivedersi forse ci avrebbe anche avvicinato.

«Te sei già pentita?»

Sobbalzo quando il mio flusso di pensieri distruttivi viene interrotto dalla voce roca e assonnata di Damiano, ma nonostante lo spavento resisto dal girarmi verso di lui, sicura di non poter sopportare la visione della sua figura da appena sveglio.

Mi si scioglierebbe il cuore.

Stringo le gambe al petto e poggio il mento sulle mie ginocchia, col cuore che dopo ieri sera è così leggero e appesantito allo stesso tempo.

«No»

Confesso, io stessa un po' rammaricata di ciò, non sentendo neanche un briciolo di pentimento per ciò che ho fatto.

Sento delle mani poggiarsi sulle mie spalle nude, carezzandole e facendomi venire il batticuore.
Poi delle braccia forti stringersi attorno a me, circondandomi in un abbraccio da dietro in cui vorrei soltanto perdermi.

Mi concedo di assaporare il suo tocco leggero ed il suo profumo solo per qualche istante, socchiudendo gli occhi e lasciando che mi carezzi la pelle ancora un po'.

«Quello che è successo..»

Inizio, voltandomi appena verso di lui, e interrompendomi per un istante, distratta dalla sua bellezza disarmante.

«È stato bellissimo»

«Non cambierà le cose»

Diciamo contemporaneamente, per poi rimanere entrambi in silenzio.

Anche per me è stato bellissimo, Damiano, ma non cambierà le cose. Non deve farlo.

Sbuffo, passandomi le mani tra i ricci annodati, desiderando solo scomparire e avere un mese per me stessa in cui decidere cosa fare della mia vita.

«Non potrai continuare a darmi false speranze per sempre»

Mi fa notare, e non l'avesse mai detto.
Se fossi un pelino più sveglia e aggressiva gli salterei al collo e lo strozzerei.

«Questo non riguarda te, Damiano, ma me. Se vuoi andartene sei libero di farlo, quando vuoi»

Scioglie l'abbraccio in cui mi stava avvolgendo per poi sistemarsi i capelli e sedersi al mio fianco.

«Non vado da nessuna parte. Dico solo che anch'io ho un cuore, e non vorrei continuare a illudermi se poi alla fine non ci sarà più niente»

Il suo tono di voce è di una sincerità disarmante, e per un solo secondo il pensiero che ciò che dica possa succedere davvero fa vacillare la mia determinazione nell'attaccarlo.

Solo per un secondo, però.

«Se la situazione fosse diversa il tuo discorso non farebbe una piega. Però è quella che è, quindi non sei nella posizione di avere pretese di chiarezza da parte mia»

Cerco di mantenere la calma, anche se guardandolo negli occhi è sempre difficile, e noto come sul suo viso compaia un'espressione rassegnata.

«Non pretendo niente, ho solo paura»

La sicurezza con cui esprime ciò che sente fa di lui la persona più virile che abbia mai incontrato, senza il timore di sembrare troppo sensibile o meno uomo.

«Già, anch'io ho avuto molta paura. E ti avviso che quando ciò che temi si avvera, è ancora peggio»

Gli dico, velenosa, amareggiata dalla piega che ha preso questa conversazione che avrebbe dovuto essere molto più tranquilla.

Lui non ribatte perché sa che ho ragione, si limita ad annuire e a stendersi sul materasso con le mani aperte dietro alla nuca, guardando il soffitto con fare pensieroso.

E se smettesse davvero di lottare per me?

«Se ti può consolare..»

Decido di aggiungere, attirando nuovamente la sua attenzione.

«Io non sono come te. Non riuscirei a farti del male»

Ed è vero. Se mai mi sentirò davvero pronta a mettere un punto a questa assurda situazione, lui sarà il primo a saperlo.
Non lo illuderò, e non farò mai promesse che non potrò mantenere.

«Lo so. È per questo che te amo alla follia»

Distolgo immediatamente lo sguardo, prima che le sue parole possano farmi pizzicare gli occhi, e in quel momento non so se faccia più male credergli o meno.

«Sarebbe tutto più facile se non mi amassi più. Se non ci amassimo più»

Constato, alzandomi dal letto per uscire dallo stato di tiepida nostalgia in cui mi sono immersa.

Come siamo finiti così?
A parlarci come due sconosciuti, a nasconderci come due amanti e a baciarci come due innamorati?

«Non amo le cose facili»

Risponde lui, rimanendo steso sul letto, col corpo marmoreo coperto solo da un paio di boxer.

Ripenso a Jacopo che mi dice che l'amore deve essere semplice, e oggi vorrei solo rispondergli che è impossibile che qualcosa di imprevedibile come l'amore abbia delle regole.

«Andiamo a fare colazione?»

Cambio argomento, mostrando un lieve sorriso che richiede implicitamente un "cessate il fuoco".

Lui annuisce e si alza dal letto, quindi io mi avvio verso la porta, venendo però interrotta nuovamente da lui prima di poterla varcare.

«Forse dovresti vestirti»

Arrossisco nel ricordarmi che sono stata in intimo per tutto il tempo, e mentre cerco dove ho lanciato a terra il mio vestito, mi chiedo per quale motivo dovrebbe dirmi di coprirmi.

«Non che me dispiaccia vedette girà in casa mia mezza nuda eh, è che forse sono già arrivati gli altri»

«Gli altri chi? E poi scusa, hanno le tue chiavi?»

«Ogni tanto me sveglio in ritardo e devono venì a buttamme giù dal letto. Credo siano Victoria, Ethan, Thomas e forse Jacopo. Quindi vestiti, che quello te ha già vista troppo»

Lontano dal cuore 2|| Damiano DavidDove le storie prendono vita. Scoprilo ora