Ti avrei aspettato

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Resto seduta sull'asfalto freddo del marciapiede per minuti che sembrano infiniti, con la gomma chiara che si sta sporcando e la pelle che rabbrividisce per la temperatura invernale.

Sapevo che Damiano sarebbe arrivato, pregavo solo che mi desse qualche minuto di tregua, e alla fine così è stato.

Quando sento dei passi alle mie spalle, so già che si tratta di lui, e lui sa già che io so che è lì.
Sospiro, poggiandomi al muro dietro di me e rannicchiando le gambe al petto.

«Va tutto bene?»

Mi morsico il labbro inferiore fino a farmi lacrimare gli occhi, guardando il cielo stellato sopra di me che ormai ha smesso di ricordarmi mio padre, e mi parla solo di lui.

«Ho creduto davvero che mi amassi, ad un certo punto»

È come quando decidi di non mettere un cerotto su un taglio per far respirare la pelle.
Io decido di non stare zitta, anche se forse mi rimarginerei più in fretta, perché ho bisogno di buttare fuori quello che ho dentro e prendere aria.

Damiano si siede al mio fianco, ad una distanza rispettosa, e mi guarda silenziosamente aspettando di capire cosa stia dicendo.

«Lo sentivo nel profondo, ma non è mai stato vero, perché l'amore non finisce.»

Non lo guardo negli occhi, ma lui sa che sto parlando con lui.

«Non ho mai detto di aver smesso di amarti»

Abbasso lo sguardo, ferita, e scuoto la testa con forza volendo chiedergli solo di smetterla.

«Non mi hai detto tante cose, Damiano, ma questo purtroppo non le rende meno vere»

Questa volta non gli permetterò di nuovo di bendarmi gli occhi, voglio rimanere lucida.

Calcia un sassolino sull'asfalto, e io lo guardo rotolare fino a fermarsi al centro della strada.

«Quando hai smesso di rispondermi ho pensato di essere io, quella sbagliata»

Ammetto, al che lui serra la mandibola e fa per parlare, ma io lo interrompo di nuovo.

«Forse non sono abbastanza per una star internazionale. Forse non sono abbastanza bella, abbastanza magra.»

Rimuginare sul passato non mi fa bene, anzi, mi riapre ferite non così tanto rimarginate, ma è come se avessi bisogno di farlo.

«Queste sono stronzate»

Interviene Damiano, con tono autoritario, e io annuisco con vigore, ancora senza guardarlo in faccia.

«È vero, perché non è mai stata colpa mia. Mai. Forse non ero abbastanza per te, ma questo non mi rendeva una persona peggiore»

«Tu eri abbastanza e molto di più, Elì, non avrei mai potuto desiderare di meglio»

«E allora perché?»

Alzo la voce, che automaticamente si spezza, e mi giro verso di lui scontrandomi con i suoi occhi sofferenti.

«Allora perché l'hai fatto?»

Insisto, con voce rotta e occhi lucidi, necessitando di trovare delle risposte alle domande che mi hanno torturato per anni interi.

Damiano si passa le mani tra i capelli, affondandovi le dita e chiudendo gli occhi per qualche secondo.

«Perché non ero pronto. Non ho saputo gestire la fama e le sue conseguenze.»

Ho aspettato due anni per questo?

«Ho solo perso tempo»

Rifletto tra me e me, scuotendo la testa e distogliendo lo sguardo dalla sua figura.

«Ho perso il mio tempo nel modo più doloroso possibile»

Continuo, alzandomi da dov'ero seduta per allontanarmi un po' dal ragazzo, cominciando a sentire la pressione della vicinanza.

«Credimi, Elisa, non c'è giorno in cui io non me condanni per ciò che ho fatto.»

Sussurra, alzandosi a sua volta, e io faccio un altro passo indietro quando lui ne fa uno verso di me.

«Ho odiato me stesso per tanto tempo, pe' tutto il dolore che ti avevo causato. Non sai quanto m'è costato smette de risponderti, ma temevo che se l'avessi fatto avrei solo continuato a feritte.»

Ogni sua parola è un nuovo taglio sul mio corpo martoriato, eppure ho bisogno che continui.
Ho bisogno che mi finisca, che uccida anche l'ultima parte di me che è sopravvissuta.

«Sai cos'ho fatto ad un certo punto?»

Chiedo, retorica, con l'intenzione di fargli capire che per tutto il male che mi ha fatto nessuna spiegazione sarà mai abbastanza.

«Ad un certo punto ho anche pensato che andasse bene così: io sarei stata tua per sempre, anche quando tu non sei mai stato mio»

Dico, e un po' me ne vergogno.

«E sai perché? Perché avevo promesso che ti avrei aspettato. Però poi sono stata costretta ad andare avanti»

Continuo, con le lacrime agli occhi e la voce rotta.

«Ho dovuto farlo, perché era questo o passare la vita a supplicare per l'amore di un uomo che semplicemente non voleva amarmi.»

Lui mi guarda e i suoi occhi sono lucidi. Tiene la mascella serrata e le sopracciglia corrugate in un'espressione che sembra quasi sofferente.
E io mi odio, perché vederlo così mi fa male.

Fa qualche passo verso di me, e io non riesco a muovermi.
Il vento mi sta facendo rabbrividire e i miei capelli ricci svolazzano e mi coprono gli occhi di tanto in tanto.

Arriva ad una distanza ridotta dal mio corpo, e io vorrei solo scomparire.
Lascio che qualche lacrima scorra sul mio viso infrangendo l'ennesima promessa fatta a me stessa.

«Io ti ho sempre amata, Elisa. Sono stato un debole, uno stronzo, un cazzo di idiota. Però ti prego di non dubitare di tutto ciò che c'è stato»

Tu non puoi farmi richieste, Damiano, non ne hai il diritto.

Mi stringo nelle spalle e abbasso lo sguardo, pensando a quante parole mi aveva detto in passato, e a quanto poco peso debba averci evidentemente dato.

«Vorrei solo non averti mai incontrato»

Sussurro poi, guardandolo dritto negli occhi, e vedendoli riempirsi di quello stesso dolore che io ho dovuto sopportare ogni giorno da quando se ne è andato.

«Non puoi dire questo, Elì, ti prego. Siamo io e te»

«No. Tu mi hai fatto sentire viva come non mai, all'inizio, per poi lasciarmi in pezzi alla fine.»

«Pensi che per me sia stato semplice?»

Mi incalza, alzando a sua volta la voce con un tono così sofferente da farmi stringere il cuore.

«Beh dove sono i tuoi dieci chili in meno? Anche tu hai passato gli ultimi due anni chiusi in casa? Anche tu hai pensato ogni giorno che forse non valesse più la pena neanche di andare avanti?»

Alzo progressivamente il tono fino ad arrivare quasi ad urlare, mentre sono arrivata ad una manciata di centimetri da lui.

«Non tutti mostrano dolore allo stesso modo!»

Scuoto la testa, per poi fare un passo indietro non appena mi accorgo della vicinanza.

«Forse sì, hai sofferto, ma è stata tutta colpa tua»

Concludo, in un sussurro, e purtroppo questo è il peso con cui lui dovrà convivere.

«E adesso torna dentro»

Mi guarda per qualche istante, con un'espressione indecifrabile e le labbra strette in una linea sottile.
Mi guarda così intensamente che per un secondo tempo che possa vedermi dentro, e scoprire che non sono così sicura e determinata come cerco di mostrarmi.

Poi se ne va, lasciandomi sola col cuore a pezzi, tanto rancore e una manciata di ricordi in mano.

Lontano dal cuore 2|| Damiano DavidDove le storie prendono vita. Scoprilo ora