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Pov's Arianna
È mattina, sono le 9 e mi sto preparando che devo andare a scuola.
Già la scuola.
Sono mancata quasi per 1 mese e mia mamma ha dovuto dire che sono stata in ospedale per malattia.
Già è così.
Per vestirmi mi sono messa un jeans nero, e una felpa bianca.
Dato che durante la giornata può sempre fare un po' caldo, ho messo una maglietta a mezze maniche nello zaino.
Ho legato i miei capelli in una coda alta, e ai piedi ho messo le mie solite snickers.
Prendo il mio zaino e lo metto alle spalle, mettendoci il telefono all'interno.
"Mamma io vado a scuola" dico a mia mamma dandogli un bacio sulla guancia.
Annuisce e sorride.
"Ciao Micky" saluto mia sorella per poi uscire dalla porta
Esco di casa e mi incammino verso scuola.
Trovo Lara la mia migliore amica che appena mi vede, mi abbraccia, io ricambio per poi entrare in classe.
Durante la lezione, ho il telefono sotto il banco, sto vedendo le foto che mi sono fatta quando stavo con Ciro.
"Signorina Caputo, mi sta ascoltando?" Urla la prof arrabbiata.
Alzo la testa di scatto e la guardo a mia volta.
"Ehm...Si prof" accenno un piccolo sorriso.
"Beh allora adesso per testare la sua attenzione, o mi dice quello che ho detto, oppure condivide con me e con la classe quello che sta vedendo sul telefono" dice severa.
"Su avanti" mi incita
"Beh ecco, ha semplicemente detto che il pi greco è una costante matematica che indica il rapporto tra la circonferenza del cerchio e del suo diametro" dico tutto d'un fiato.
"Bravissima!" Mi dice stupita.
Io la guardo e sorrido.
"Allora ragazzi stavo dicendo" continua la spiegazione.
Sbuffo sotto voce.
"Prof mi scusi l'interruzione, posso andare in bagno?" Chiedo.
"Certo signorina Caputo" dice la prof.
Mi alzo e vado in bagno.
Entro e mi butto contro il muro fino a strisciare con la schiena fino a terra.
Ho un bisogno urgente di vederlo.
Ho bisogno di sentirlo.
Ho bisogno di baciarlo.
Mi manca.
Ha cercato di uccidere mia mamma e questo lo so, però l'amore quando prende il sopravvento, niente e nessuno può fermarlo.
Molto presto glielo dirò a mia mamma che quella sera era Elena e non una mia amica. Gli farò capire tutto.
Voglio sentirmi fra le sue braccia
Voglio che mi esclami che sono sua e di nessun altro.
Però non posso perdonarlo per quello che mi ha fatto.
No non posso..
Sta combattendo tra la testa e il cuore.
Non so chi stare a sentire.
Mi asciugo le lacrime e mi alzo, tornando in classe.
"Signorina quanto tempo" dice la prof.
"Mi scusi prof, non mi sento tanto bene" dico con tristezza.
"Se vuole possiamo contattare i suoi genitori" dice preoccupata.
"Non si preoccupi, mi passerà" dico accennando un piccolo sorriso.
Non è vero non passerà nulla.
Sto malissimo cavolo.
Se ci fosse lui, risolverebbe tutti i miei problemi.
Poso il telefono nello zaino e ascolto la lezione della prof, rimanendo sempre con quel pensiero.







Pov's Ciro
Sono in mensa con Enzo e Antonio, stiamo facendo colazione perché tra poco vogliono darci da fare un'attività.
Io non ho voglia di fare un cazzo, ho preso una brutta depressione a causa della mancanza di Arianna.
Si la mia Arianna.
Mi manca come la droga.
È tipo come se stessi in astinenza di qualcosa che io non posso toccare perché è troppo preziosa.
"We Cirú tutt appost?" Domanda Enzo.
"Sto mal" dico solo, guardando il vuoto.
"M manc enzú, comm l'aria" dico triste.
"Jamm Cirú fatt forz, staser c stann e colloqui a può pur vré" dice Enzo.
"Over?" Domando stupito con un cipiglio sul volto.
"Eh sì" dice sorridendo.
"Si ma aggià fa vní primm a nata person, vist ca nun sacc comm aggià contattà a ess. E po nun ven so sicur" dico rattristendomi di nuovo.
"E pkke?" Chiede Enzo.
"Sta ngazzat cu me. Agg mis e man nguoll a mamma soij, sul p c fa capì ca vulev cu me p semp. Ma agg sulament fatt na strunzat, p poc nu rischiav e murí. Sto mal pkke agg fatt tutt chest capisc?" dico quasi piangendo.
"Vien Ca" d'un tratto Enzo mi abbraccia.
Stranamente ricambio.
Non ho mai preso così tanta confidenza.
"Tu cu me può semp parlà, fa comm si ij e te a ogg fossm frat" dice Enzo consolandomi.
Mi stacco dall'abbraccio e accenno un sorriso.
Ci alziamo dalla tavola e ci dirigiamo fuori dalla mensa per poi andare in cortile.
"Ma a me nun m n fott nient" dice Enzo alla guardia mentre tiene una mano sulla mia spalla.
"È importante, serve come rieducazione alla vita fuori" dice la guardia.
Improvvisamente sento una pernacchia da qualcuno come per dire "sti cazzi" ecco.
Rido.
"Cap e bomb" dico io d'un tratto.
"Ric Cirú" dice.
"A che ora c stann e colloqui?" Chiedo.
"Dalle 6 fino alle 8" dice
"Vabbuò" dico per poi andare vicino a Enzo.
"Staser aggià avé stu colloqui" dico accendendomi una canna.
"Wee ragazzi" improvvisamente si avvicina a noi Michele.
"C sfaccimm vuo?" Ringhio.
"Calmt Cirú, mammamij comm staij agitat" dice sedendosi con un piccolo sorriso.
"A presenza toij m fa agità" mi avvicino a lui.
"Michele vattenn ja" dice Enzo arrabbiato.
"Uagliú jamm, stiamo insieme come dei veri e propri amici. Siamo amici no?" Chiede guardando entrambi.
"Manc po cazz" dice Enzo.
"Sit na sorpres" dice ridendo mentre aspira la canna.
"M rispiac ca sit accussij convint eh, v vuless fa capì ca nun è comm cririt" dice guardando con un sorrisetto.
Sto mantenendo la calma, anche troppo.
Non c'è la faccio più.
Devo picchiarlo.
"Miché sij nun t n vaij, t'accir annanz a tutt quant" ringhio a bassa voce.
"Ten ragione Ciro, guard ca overament o fa" dice Enzo facendomi ridere sotto i baffi.
"Miché" sento urlare da dietro.
È Antonio.
"Cap e bò, cert ca si dimagrit eh?" Dice sorridendo.
"EH NO MO BAST" dice Antonio correndo verso Michele.
Io e enzo ci alziamo insieme ad altre guardie e detenuti e che stanno venendo per separarli.
Quando le guardie riescono a separarli, li portano via.
"Cirú chist a rutt o cazz" dice un ragazzo detto "tre dita".
"O tre dé pur ij, ammà tné o tiemp necessarij p cià fa pavà a chist omm e merd" ringhio spezzando la sigaretta in due.
Prima che possiamo continuare a parlare sento la voce di una donna quarantenne.
Molto sexy devo dire.
"Bene ragazzi io mi presento, sono Angelica, la nuova professoressa di questa attività che svolgeremo nel carcere" dice.
Sento fischi e commenti molto pesanti nei suoi confronti.
"Ua e c t facess" dice Enzo.
Tutti quanti si mettono a ridere compreso io.
Vedo Angelica che fa una faccia impaurita, a tanto che trema.
"RAGAZZI BASTA" urla la guardia.
"A-a-allora l'attività in q-q-questione é un corso di.. scusatemi unattimo" dice per poi andare via.
La guardo mentre va via.
"Ua chest p nu comment se offes" dice Enzo.
"E c vuo fà" dico
"RAGAZZI ADESSO BASTA, ANDATE IN CELLA" Urla la guardia.
Entro in cella con Enzo e vado in bagno, prendo il telefono che ho nascosto senza farmi vedere e chiamo mio fratello Pietro.
"Pronto?"
"Pietro song ciro"
"Cirú ric"
"C sta Elena?"
"Si sta cà"
"Passamell"
"Ciao Ciro"
"Ciao Elena come stai?"
"E comm aggià sta Ciro, semp o stess tu?"
"Na schifezz. Sient t'aggia ricr na cos important"
"Ric"
"Stasera devi venire a trovarmi in carcere, dalle 6 alle 8 t'aggia ricr certi cos"
"Ciro ij nun o sa-"
"Elena p favor"
"E vabbuò e 6 stong là"
"Grazij, cià salutm a papà"
attacco e vado in camera.
"E fatt?" Dice Enzo.
"Eh" dico
Mi avvicino alla finestra e attraverso il cielo vedo la sua immagine.
"Nun vec l'or e t vré" dico a bassa voce.






Pov's Elena
Sono le 17:30 e sono fuori al carcere.
Tra poco devo vedere a Ciro, perché dovrà dirmi delle cose.
Spero solo non siano gravi.
"Allora signori per i colloqui da questa parte" la guardia ci accompagna verso la sala.
Mi fa accomodare sulla sedia con un tavolo.
Aspetto 10 minuti e dopo un po' vedo Ciro.
"Elena" dice sorridendo.
"Ciro" dico abbracciandolo.
"M si mancat assaij" dice
"Pur tu figlij mij" dico abbracciandolo come un figlio.
"Allor t'aggia ricr na cos" dice Ciro tornando serio.
"Ricm tutt cos" dico accarezzandogli la mano.
"Devi farmi venire Arianna qua" dice speranzoso di un sì.
"Ciro ij nun o sacc si ess ric si" dico triste.
"Nun m n fott,primm o poij s'adda convincr però bast che almen c pruov. P favor" dice stringendo la mia mano.
"Ciro lei ti ama ancora, mel'ha detto, solo che non ti può perdonare, ce fatt tropp mal" dico triste.
"O sapev c cazz" dice con rabbia dando un calcio alla sedia scaraventandola a terra.
"Ciro, calmt p favor" dico guardandolo negli occhi.
"Elena ti scongiuro, fa tutt chell che e a fa, ij a voglij, m manc, agg bisogno e sntí e labbr soij nguoll e mij, o profum suoij, a pelle soij. Teng bisogn ra droga mij" dice quasi all'istinto di piangere.
"Ciro guardm" dico.
"Farò tutto il possibile p v fa essr felic, vabbuò?" Dico sorridendo.
Lui senza rispondere si alza e mi abbraccia.
"Elena t voglij ben" dice con la testa sulla mia spalla.
"Pur ij" dico.
"Signora mi spiace interrompere, ma i colloqui sono finiti" interviene la guardia.
"Cià figlij mij" dico strizzandogli la guancia per poi baciarmi il dito.
"Cià elena" dice per poi lasciarmi la mano
Lo vedo allontanarsi sempre di più.
Mi asciugo le lacrime e esco fuori dal carcere.
Adesso sarà un bel problema su come dirlo ad Arianna
Domani la vedrò e glielo dirò.









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