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Pov's Ciro
Varco l'ingresso del carcere e devo dire che già ho un po' di preoccupazione. Insomma non so come vivrò in questo posto pieno di cambiamenti, e non dico cattiveria dato che ci sono abituato e poi lo sono io.
Dovrò farmi rispettare.
Sarò io l'ennesimo boss di questo carcere.
Mi trovo qui

Passo davanti a tante celle con tutti i detenuti, che presto saranno i miei compagni

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Passo davanti a tante celle con tutti i detenuti, che presto saranno i miei compagni.
C'è chi mi riconosce e chi invece sembra che ha visto un fantasma.
"Guarda chi ci sta qua" improvvisamente sento dirmi da dietro una cella.
Mi giro e vedo Michele Elia, boss camorrista del clan Elia.
Mi avvicino alla sua cella e lo guardo dalla testa ai piedi.
"Michele Elia" lo guardo negli occhi.
"Ciro Ricci" mi dice lui a sua volta.
Butto un sorriso e mi giro avviandomi verso la mia cella.
Io e gli Elia non siamo mai andati d'accordo.
Qualche volta abbiamo scatenato qualche stesa nei quartieri per prenderci il posto da boss.
Qualche volta ci sono andate a finire sotto delle persone.
E qualche volte ci è scappata pure l'inseguimento dei carabinieri.
Insomma classica vita da camorra.
Ci sarà da divertirsi con questa persona.
Insomma io sono forte per lui, e lui è forte per me... Almeno credo.
Dopo un po' arrivo nella mia cella e devo dire che non è proprio invitante, però basterà a farmela piacere.

Dopo un po' arrivo nella mia cella e devo dire che non è proprio invitante, però basterà a farmela piacere

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"Vien tras" la guarda mi prende dal braccio e mi strattona nella cella.
"Me putit luà sti manett, ca m fann mal?" Chiedo innervosendomi.
La guarda senza rispondere, prende le chiavi e le gira nelle manette, togliendomele.
Tocco i polsi con il pollice e l'indice girandolo.
Cazzo che male.
"Tra poco c'è l'ora d'aria, ti veniamo a prendere" dice la guardia per poi chiudere la porta avanti a sé.
Non rispondo e mi avvicino alla finestra.
Penso a lei..
Ai suoi occhi verdi, i suoi capelli castani e il suo profumo.
Sono stato uno stronzo.
Completamente.
La vorrei adesso.
Prendo una foto dalla valigia, e estraggo una sua foto.
È bellissima.
La bacio e la posiziono nel quadro.
"Ricci, vieni dai" sento bussare con le chiavi sulla cella.
Mi avvicino alla porta della cella per poi uscire.
Arrivo giù in cortile, e vedo altri carcerati sia alcuni più grandi di me, che quelli della mia età.
Mi siedo sulla panchina e inizio a prepararmi una canna.
Mentre stavo per portarla alla bocca sento qualcuno che si siede accanto a me.
Non ho voglia di vedere nessuno oggi, già sono incazzato di mio.
Mi giro e trovo Michele.
Mi guarda dalla testa ai piedi e la stessa cosa faccio io.
"Nu bell modo e passà l'estat" dice d'un tratto.
"Pur tu eh? Aggià ricr a verità" dico per poi portare la canna alla bocca.
"Sient Ciro è over ca ij e te amm avut i conflitt e probabilment ca dint c n sarann pegg, ma ij sta libertà e t piglià Napl nun ta rong" dice ringhiando verso di me.
"A convinzion m fa murij crirm. S si vnut ca p m scassà o cazz, è meglij ca t n vaij, primm ca sta sigarett ta bruc nfront" lo guardo negli occhi alzando il naso come segno di "ringhio".
Lui si alza e mi dice.
"Vabbuò m n vac, c sntimm" dice per poi allontanarsi.
Chiudo gli occhi e appoggio la testa sulla rete.
Mentre sto per rilassarmi sento un'altra presenza.
Ma cosa cazzo vogliono oggi tutti da me?
È il mio primo giorno, voglio relax.
"C-ciao" mi dice un ragazzo che non ho mai visto prima.
Apro gli occhi e lo guardo negli occhi.
"E tu chi sij?" Domando.
"Mi chiamo Enzo p-piacere" allunga la mano, tremando.
Se ha paura di me, allora perché si è avvicinato
Io rimango fermo.
"E tu c buo a me mo?" Dico.
"D-dato che ho visto che stai fumando una canna, p-potrei chiederti se potresti farmi entrare qualcosa qua dentro?" Chiede tremando.
"Primma cos, nun stamm in da nu supermercat, seconda cos ca dint è divers a l'ipm e terza cos m staij rumpenn o cazz" dico ringhiando.
"Per favore, non fumo e sono in astinenza" dice lui implorandomi
"Eh ij c c tras?" Continuo a dire aspirando la canna.
"Pensaci per favore, ho bisogno di tirare, in cambio io potrò offrirti qualcosa" improvvisamente cambia mimica facciale.
Da quella impaurita, diventa sadica e cattiva.
Cambia anche la sua voce.
Diventa più profonda.
Si gira verso sinistra e guarda un signore.
"Cap e bomb, pozz frní stu teatrin?" Dice ad un signore quarantenne.
Lo ha chiamato "cap e bomb".
Mi piace.
Il signore annuisce, e il ragazzo si gira guardando di nuovo me.
"Quindi tu nun ir comm pensav?" Chiedo.
"Eh ij sorprend semp" dice Enzo.
Mi piace, potremmo diventare alleati.
Finisco la mia canna e la butto a terra.
"Allò? Di che si tratta?" Mi posiziono a gambe incrociate sulla panchina e allargo le spalle.
"La questione è questa. Sij tu m puort nu poc e drog coccos ca s tir, ij in cambio, t facc alleà cu me e assiem sterminamm a Michele Elia. C staij?" Dice Enzo
"Comm facc a sapé ca m pozz fidà? Comm facc a sapé ca nun m staij facenn fess?" Dico ringhiando.
"E po vir, tu me ricr sul si sij d'accordo" dice Enzo.
Allunga la mano in segno di alleanza.
Guardo lui e poi la sua mano per poi stringerla.
"Vabbuò" dico.
"Mo vien cu me, t facc cunoscr e cumpagnij mij. Chiu n simm e meglij è" si alza per poi alzarmi anche io.
Mette un braccio sulla mia spalla come segno di amicizia e lo stesso faccio io.
"Uagliú, vi presento Ciro Ricci, boss camorrista, nonché capo del clan Ricci" dice Enzo facendomi passare avanti.
"Allor iss s chiamm cap e bomb, ten quarant ann e fa part ro clan Di Lauro"dice Enzo facendomi presentare Antonio.
"Piacer ij so Ciro Ricci" dico facendo un sorriso maligno.
"Piacer Ciro, sij nu uaglion fort, può collaborà cu Enzo" dice Antonio.
"Sij m sacc fa rispettà, na cultellat in da panz e tutt si sistem" dico ridendo.
Vedo che ridono tutti.
Dopo che Enzo mi ha presentato tutti e sinceramente mi stanno a simpatia, ritorniamo ognuno nelle rispettive celle.
Sento sbattere sulla cella e vedo Enzo.
"Enzú e c c faij ca?" Dico.
"Cirú stamm in da cella assiem" dice lui tutto contento.
"Over? E vié tras oi" apro la cella e lo faccio entrare.
"E co liett comm facimm?" Dico.
"Mo a guardia n port nat" dice Enzo.
"Sient Cirú" dice Enzo posando i suoi vestiti sul letto e sedendosi sul mio.
"Ij so sicur ca si ij e te collaboramm e cercamm e c piglià pur a l'at carcerat, a chillu Michele o mttimm in da merd" dice Enzo sorridendo.
"Ua già sent addor ra vittoriij" dico sorridendo a mia volta.
"Brav" ride.
Improvvisamente si gira e vede una foto.
"Chi è chella uaglion?" Domanda
"A uagliona mij" dico per poi girarmi.
"E c ce succies?" Domanda
"Enzú fatt e cazz tuoij" dico ringhiando.
"Vabbuò scusm o sacc" dice.
"Non nun t preoccupà, e ca m manc" dico.
"T capisc, pur a uagliona mij sta for a ca, ma quand a saput ca sto carcerat nun vo sapé chiú nient i me" dice tristemente.
"A stessa cosa mij. Però o saij c pens? C'amma fa l'oss. Mo basta ammà pensà o poter nuost" dico cercando di alzare un po' le anime.
"Tien ragion Cirú" dice Enzo dandomi una pacca sulla spalla, facendomi ricambiare.
"Ah ecc o liett mij" dice Enzo vedendo entrare le guardie.
"Mttitamell ca" dice.
Una volta che le guardie hanno posizionato il letto, escono e vanno via.
"Uagliú a mangiare" viene un'altra guardia vicino a noi.
"Ua m c cazz manc nu poc e relax"dico alzandomi innervosito.
"Mammamij over" dice Enzo seguendomi.
Quando andiamo in mensa, io, Enzo, Antonio e altri tre ragazzi ci sediamo a un tavolo.
Di fronte a noi c'è Michele insieme ad altri ragazzi che ci guarda male.
"Ma c vo chist antò?" Chiede Enzo..
"Nun o sacc Enzú, a sulament rutt o cazz" dice Antonio ringhiando.
"Nun v preoccupat, ben presto capirà che si deve stare attento a nun fa o strunz" dico sottovoce.
"Mammamij Cirú sij troppo potent o frat" dice Enzo dandomi una pacca sulla spalla.
"Tu me ra na man" dico girandomi.
"A fa c cos?" Chiede Enzo.
"A rovinarlo" dico sorridendo sadico.
"Vuij stat cu me uagliú?" Chiedo agli altri sottovoce per non farmi sentire.
"Ovvio Cirú" dicono tutti.
"Ij invec dato che so nu poc vecchij e teng esperienz ca camorr, sarò il vostro capo a cui potrete chiedere tutt chell ca vulit. Mentre Enzo e Ciro saranno i vice capi, nonché boss di questo carcere" dice Antonio sorridendo a noi due.
Io e enzo ci guardiamo negli occhi e sorridiamo.
"C pigliamm tutta Napoli" Dice enzo
"Poc ma sicur" sorrido.

"C pigliamm tutta Napoli" Dice enzo "Poc ma sicur" sorrido

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(Comunque questo è Enzo)


Pov's Arianna.
Mamma è stata dimessa dall'ospedale, adesso stiamo a casa e sto preparando la cena.
Papà e Michela stanno preparando la tavola e mamma sta riposando sul divano.
"Ascoltate adesso mi alzo e prepar-" non finisce di parlare.
"Mamma non esiste, resta sul divano e riposati" dico dolcemente.
"Ma-"
"Niente scuse" dico.
Una volta che ho finito di preparare la cena, ci sediamo a tavola.
Improvvisamente sento bussare alla porta.
Chissà chi sarà a quest'ora.
"Vado io" dice Michela.
Dopo la vedo venire vicino a me.
"Ari è per te" dice Michela.
"Cosa a quest'ora?" Dico.
Mi alzo e mi avvicino alla porta.
Oddio è Elena.
"Oddio Elena che ci fai qua?" L'abbraccio.
"Piccré m si mancat assaij" dice stringendomi forte a sé.
"Comm staij amore e tua mamma?" Chiede.
"Sto bene, e anche mamma. Ma come mai questa visita?" sorrido.
La vedo sbiancare.
"Oddio Elena tutto bene?" Dico facendola sedere sulle scale del palazzo.
"Piccré non va affatto bene, almeno per i Ricci no" dice Elena
Sto iniziando a sentirmi male.
Cosa è successo?
Cosa vorrà questa volta Ciro?
Non lo voglio più vedere.
"Elena ti prego parla" inizio a tremare con la voce.
"Piccré Ciro è a Poggioreale, rimarrà là per un anno" dice Elena.
In quel momento non so se provare gioia, o tristezza o solamente freddezza.
"Cosa?" Dico tremante
"Si è così" dice lei abbassando la testa.
Ho sentito tante volte di parlare di quel carcere e insomma non è un posto di cui ci si può definire carcere.
Viene chiamato "campo di concentramento" però due volte quello.
È vero che di Ciro non me ne frega più nulla dopo quello che ha fatto, allora perché ci sto male al solo pensiero che lui deve stare là dentro e non posso vederlo?
"Piccré tutto bene?" Chiede Elena.
"No, non va bene" dico iniziando a farmi uscire le lacrime.
"Ciro ha fatto tanto male a me e alla mia famiglia, però non ha senso che devo stare male per lui quando alla fine dovrei essere felice. È controsenso" dico piangendo.
"O saij pkke?"dice Elena prendendo il mio viso fra le sue mani
"Pkke si innamorat" ride leggermente.
"No no non è vero io non-" mi interrompe.
"Piccré non dubitare mai e dico mai dei tuoi sentimenti, ami Ciro e va bene così. Ha fatto male a te e a tua mamma, ma in quel carcere imparerà le conseguenze. Credimi, ci è passato mio marito" dice lei triste.
"Mi spiace" dico abbracciandola.
Ricambia.
"Comunque è vero sono ancora innamorata di lui, ma come faccio a perdonarlo?" Dico triste.
"Il tempo risolverà tutt cos" dice accarezzandomi la guancia.
Senza risponderla l'abbraccio
"Ti voglio tanto bene Elena" dico
"Anche io piccré tantissimo" ricambia.
"Mo m n'aggia ij, stamm buon" dice alzandosi, andando via.
Entro in casa e mi dirigo in cucina.
"Amore quanto tempo, ma chi era?" Chiede mia mamma
"Ah? Eh no mamma una mia cara amica che è tornata dall'estero ed è venuta trovarmi" dico solamente.
"Perché non l'hai fatta entrare?" Domanda.
"Ha detto che doveva correre a casa" esito solamente a dire con un sorrisetto.
Non gli ho detto di Ciro, aspetterò il momento giusto per dirglielo.
Una volta che abbiamo finito di mangiare, vado in camera e indosso il pigiama.
Mi metto nel letto e appoggio la testa sul cuscino.
"Credo di essere ancora innamorata di te, ma non lo voglio dire, per tutto quello che mi hai fatto. Spero solo di riuscirti a perdonare." sussurro come se stessi parlando a Ciro.
Le lacrime fanno strada sulle mie guance, per poi chiudere gli occhi e addormentarmi

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