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L'amore non inizia e non finisce nel modo in cui pensiamo. L'amore è una battaglia, l'amore è una guerra, l'amore è crescere.
(James Baldwin)

La signora Sunset mi aveva chiesto di andare da lei per vedere se ci fosse qualcosa che avrei voluto tenere dalla camera di Jake. Tutto. Avrei voluto dirle. Lui. Ma non era possibile e dovevo accettarlo, anche se mi si sarebbe lacerato il cuore. Quindi, semplicemente, acconsentii. I miei genitori erano preoccupati per me, Stacy era preoccupata per me, tutti erano preoccupati per me, ma se io fossi andata avanti chi si sarebbe ricordato di Jake? Chi avrebbe continuato a pensare a lui? Io non potevo e non volevo lasciarlo andare.

Era passata più di una settimana dal funerale e io non avevo messo piede fuori la mia stanza se non per andare in bagno. Indossavo il pigiama tutto il tempo e non rispondevo a nessuno quando provavano a chiamarmi. Più volte Stacy era venuta di persona per quel motivo, per convincermi a uscire, ma non ci era ancora riuscita. Ancora. Mi avrebbe trascinata a forza fuori di casa quando sarebbe stata al limite, ma non mi importava. Ci avrei pensato quando sarebbe stato il momento.

Eppure non avevo potuto ignorare la signora Sunset che mi chiamava. Lei aveva perso il figlio. Il più piccolo. Quello più legato a loro. Che li chiamava ogni girono dal college solo per farsi sentire così da non farli preoccupare. Lui adorava studiare a Washington. Adorava studiare lo spazio... Andai verso la mia scrivania e presi, per la milionesima volta, in mano il suo disegno. Le note che racchiudevano l'universo. Era n po' come se fosse una metafora del nostro rapporto. Io racchiudevo lui, certo, ma senza di lui io ero vuota. Ed era esattamente come mi sentivo dal giorno dell'incidente. Avevo sempre creduto di avere un sesto senso per le cose e, quel girono, avevo avvertito un dolore fortissimo al petto. Come se qualcuno lo stesse pugnalando dall'interno. Quando mi informarono che Jake era all'ospedale sapevo che non ce l'avrebbe fatta, me lo sentivo, anche se speravo fermamente di sbagliarmi.

La camera di Jake era esattamente come la ricordavo. Tutto in perfetto ordine. Il letto rifatto, i vestiti messi in modo ordinato nell'armadio. Tra i due, lui era sempre stato quello più preciso e dato che anche io lo ero in modo allarmante era tutto da dire. Passai in rassegna ogni centimetro della camera prima di mettervi piede. C'era ancora il suo odore, ovunque. Presi un gran respiro, imprimendomelo nella memoria, sotto pelle, nell'anima. Anche con la vista offuscata dalle lacrime andai verso l'armadio e riconobbi subito la maglietta bianca che vidi per prima. Era la stessa maglia che Jake si era sporcato una volta con il ketchup, quando in realtà cercava di mettermelo sulle patatine contro la mia volontà.

Ero scoppiata a ridere così forte che tutti intorno a noi si ritrovarono a ridacchiare, Jake compreso. Accarezzai ogni capo, ogni tessuto, come se potessi romperlo anche solo guardandolo. Quando vidi la camicia che aveva indossato al nostro primo appuntamento non riuscii a trattenere più i singhiozzi. Subito dopo c'era la felpa che mi aveva messo il giorno in cui ci eravamo incontrati, la sera, perché avevo freddo, subito prima di portarmi al locale dove lavorava per prepararmi una cioccolata calda. Risi tra le lacrime perché lui era speciale. Non era conforme alle regole.

Andai verso la scrivania stringendomi la felpa al petto per sentire meglio il suo odore, averlo più vicino a me, piena dei suoi disegni sullo spazio e di bozze del disegno che mi aveva regalato... Aveva unito le note e l'universo in decine di modi diversi prima di trovare quello perfetto, che più ci rappresentava. Erano tutti splendidi. C'era uno specchio accanto dove si poteva vedere la propria figura intera e nell'angolo c'erano alcune delle nostre foto migliori.

Le sfiorai sorridendo al ricordo di ogni singolo momento passato con lui. I ricordi erano tutto ciò che mi restava al momento e mi ci stavo aggrappando disperatamente. Vidi anche i suoi occhiali da sole, quelli che mi piacevano da impazzire e che indossavo sempre io quando li metteva. Presi anche quelli con me prima di andare verso il letto accanto al quale c'era il comodino su cui erano posati il suo cellulare e una nostra foto incorniciata. Nella foto ero in braccio a Jake, con le gambe strette intorno alla sua vita, e lui mi stringeva a sé. Ci sorridevamo a vicenda sulle labbra. Eravamo al parco con Stacy e alcuni dei nostri amici. La mia migliore amica era riuscita a catturare l'esatto momento prima che ci baciassimo, con gli occhi pieni di amore e felicità. Era una delle nostre foto preferite.

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