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Mia cara, trova ciò che ami e lascia che ti uccida. Lascia che ti prosciughi. Lascia che si aggrappi alla tua schiena e che ti pesi trascinandoti nell'insignificanza. Lascia che ti uccida e che divori i tuoi resti. Molte cose ti potrebbero uccidere, alcune lentamente, altre velocemente, ma è molto meglio essere uccisi da un amore. Charles Bukowski

Jake mi aveva svegliata alle cinque del mattino. Alle cinque! Quando ci eravamo sentiti solo tre ore prima a telefono, parlando per mezzora e poi dandoci la buonanotte. Mi aveva detto di vestirmi comoda e di indossare un paio di scarpe a cui non tenessi molto, ma ero così assonnata che in pratica mi aveva vestita lui. infondo già mi aveva vista nuda, più volte, quindi quello non mi mise a disagio. Avevo sonnecchiato nel suo pick-up mentre lui guidava, verso chissà cosa, per quasi un'ora senza a minima intenzione o curiosità di scoprire dove mi stesse portando.

Di prima mattina, se svegliata molto presto, ero intrattabile eppure il suo modo di chiamarmi, teneri baci su tutto il viso e le labbra e sussurrando il mio nome, mi aveva trasmesso il buonumore che mi sarebbe servito per non mandarlo a quel paese.

Quando parcheggiò vicino al mare del luogo segreto alle sette, che successivamente scoprii essere Santa Monica, mi disse che avremmo dovuto camminare ancora un po' per arrivare a destinazione. Per lo più mi trascinò lui mentre io ero ancora in fase zombie. Solo verso le otto mi svegliai un po' di più e iniziai a fare domande. Continuamente. A cui lui non rispondeva, oppure diceva semplicemente che fosse tutto irrilevante. Mi dava i nervi, ma io continuai imperterrita.

-Dove andiamo?- chiesi per la milionesima volta, il sorriso sulle labbra vedendo la sua espressione esasperata. Lui stava camminando all'indietro tenendomi per entrambe le mani, come se mi stesse ancora trascinando come poco prima. Ero contenta del fatto che Jake avesse scelto per me vestiti più alla mano e scarpe che non usavo più perché parecchio consumate, visto che stavamo camminando sulla sabbia e si stavano sporcando tutte. Lui non si faceva molto quel tipo di problemi, ma io sì ed era stato premuroso da parte sua pensarlo.

-Ti porto a cavalcare- lasciandomi le mani si girò dandomi le spalle e si accovacciò di poco per invitarmi a salirgli sulla schiena. Non me lo feci ripetere due volte. Gli montai in groppa come se fosse davvero un cavallo e lui, mantenendomi per le caviglie, iniziò a correre e ridere come un pazzo. Fece addirittura il verso del cavallo facendomi ridere ancora di più. Dopo un po' però, scesi e ripresi a camminare da sola, per quanto potesse essere allenato non volevo comunque rischiare che si facesse male. Cambiai idea nell'istante in cui vidi una vespa a pochi metri da noi e mi aggrappai a lui urlando come una forsennata.

-Jake, Jake, Jake!- avvertivo il ronzio di quell'animale ovunque mentre il mio fidanzato mi stringeva al suo petto nascondendomi il viso su di lui e mantenendomi con una mano sulla vita e l'altra sulla testa per evitare che scappassi via urlando ancora, ben a conoscenza della mia sfecsofobia e apifobia. Paura irrazionale delle vespe e delle api o di qualunque cosa fosse abbastanza grande e con un pungiglione. Da piccola ero stata punta un paio di volte e da allora ogni volta che c'era una vespa o qualcosa di simile io mi dileguavo. Quando entravano in casa mi chiudevo in camera aspettando che i miei genitori la facessero uscire e, quando invece ero sola, mi chiudevo in camera aspettando che qualcuno venisse a salvarmi. Non potevo farci nulla, era più forte di me. avevo una paura incredibile di quelle cose.

-Shh. Tranquilla, ci sono io- Jake continuava ad accarezzarmi i capelli mentre io tremavo contro il suo petto e cercavo di trattenere le lacrime e i brividi in tutto il corpo. C'era persone che avevano la stessa reazione con i ragni o i serpenti oppure il buio... Io con quegli insetti che non avrei voluto vedere mai più per il resto della mia vita. Ecco un altro motivo per cui preferivo l'inverno. Tutte quelle cose volanti non c'erano con il freddo. Prendemmo a camminare dopo qualche minuto, quando mi fui tranquillizzata, e ne vidi altre due. Di nuovo urlai e mi nascosi contro il torace del mio ragazzo. Lo avrei preso a pugni per avermi portata lì se non si fosse deciso a dirmi il motivo.

Le Note Nell'universoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora