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Conosco una sola misura del tempo: con te o senza di te. Jorge Luis Borges

Jake

Era estate finalmente. Per quanto adorassi l'inverno, le stelle non erano mai così limpide come una sera di agosto. Era ancora pomeriggio e avrei dovuto aspettare parecchie ore prima di vederne qualcuna, ma non m'importava. L'universo, la luna, le stelle... Era sempre stato quello a definirmi. Sin da piccolo mi identificavano come quello a cui piaceva l'astrologia e a me andava più che bene perché la mia passione era ciò che ero, ciò che mi definita. Fino a quando non la vidi...

La ragazza più bella che avessi mai visto, una visione quasi, intenta a portare a passaggio il suo cagnolino al guinzaglio. Sorrideva a chiunque e salutava con un gesto della mano. Non l'avevo mai vista prima, ma sapevo che doveva essere iscritta al mio liceo, era l'unico in città, ma non per questo tutti conoscevano chiunque. C'erano sempre i più e i meno popolari e, nonostante fossi il quarterback della squadra di football rientravo tra i secondi. Le ragazze che ci provavano con me lo facevano solo perché mi trovavano attraente e non per i mio ruolo nella scuola, ma non per questo erano poche.

Ma lei...

Lei era diversa. Sprigionava luce ad ogni passo. Ad occhi sorriso. Volevo andarle incontro e parlarle, ma il fato, o meglio le stelle, decisero per me e fecero correre il suo cane dritto ai miei piedi. Se non era destino quello non sapevo cosa fosse. Mi venne subito in mente Astra, la dea greca delle stelle, la prima stella, figlia di Astreo, di solito io mi consideravo lui dato la mia passione per l'ignoto sopra di noi, ma Astra non riusciva a definire nemmeno lontanamente ciò che mi ritrovai davanti quando la ragazza sconosciuta si accovacciò accanto a me, che avevo preso il cane. Mentre lei parlava con la palla di pelo nera più dolce che avessi mai visto, non registrai neanche una sola parola troppo perso a guardarla. Era perfetta...

Sirio.

La stella più luminosa della nostra costellazione.

L'avrei chiamata Sirio d'ora in avanti, certo che ci saremmo incontrati ancora e ancora fino a che non fossimo finiti insieme perché io e lei, noi, era destino. Era scritto nelle stelle che ci avevano fatto appena incontrare. Erano un po' come il fato, anche se non potevamo vederle sempre sapevamo che era lì, sopra di noi, che ci sovrastavano con la loro potenza.

-Grazie. Non so che le sia preso- Sirio lanciò uno sguardo al cane, spaventato che si nascondeva dietro di lei e la guardava con occhioni tristi. In quell'esatto istante vidi tuta la rabbia e la preoccupazione lasciare spazio all'affetto che provava. Era palese che ci tenesse davvero al suo cane e quello mi diceva molte cose sulla persona che avevo difronte.

-Figurati. Amo gli animali- sfoderai uno di quei sorrisi che facevano impazzire tutte le ragazze, ma stavolta era più sincero. Mi sorrise di rimando e iniziò a camminare indietro per andare a casa.

-Io sono Jake. Sunset- mi presentai, la mia voce titubante che parlava alle sue spalle la fece voltare nuovamente.

-Delia, Harmonie Norton e lei è Amy- feci un passo verso di lei quando non si avvicinò, ma neppure indietreggiò oltre.

-Quante persone ti chiamano Harmonie?- non sapevo bene perché, ma quel nome mi sembrava azzeccato per lei. ero sicuro che amasse la musica e quel nome la rispecchiasse molto più di Delia. E poi, di solito, le persone con due nomi si facevano chiamare sempre con uno solo e mi piaceva l'idea di usare quello che nessuno, oltre me, avrebbe pronunciato.

-Non molte- non riusciva a smettere di sorridere facendo sorridere me ancora di più. Era bellissima, ancora di più quando sorrideva. Volevo sentirla ridere e vederla felice ogni giorno a partire da quello. C'erano molte probabilità per cui mi fossi già innamorato di lei, a prima vista, e la cosa non mi disturbava nemmeno un po'.

-Perché mi sento come un ragazzino al primo anno di liceo che scopre il sesso e le ragazze per la prima volta al difuori della sua camera da letto?- la mia intenzione era essere sincero e spezzare l'imbarazzo che si era creato tra noi e, di certo, non farla scoppiare a ridere senza sosta, ma mi beai di quel suono memorizzandolo all'istante nella mia testa. Avrei voluto registrarlo pe poterlo sentire di continuo.

-Forse vai in bianco da troppo- scrollò le spalle, ancora un po' imbarazzata. Non sapevo però se fosse per ciò che avevo detto io o che aveva detto lei. mi morsi il labbro inferiore per evitare di ridere a mia volta, non volevo che scappasse via. Non era usuale che parlassi con le ragazze in quel modo né che loro rispondessero a tono. In realtà nessuno parlava di sesso con e ragazze, era difficile anche parlarne tra loro. Lo sapevo bene grazie a mia sorella, Violet. Era stata lei a dirmi che, parlarne con le ragazze, le avrebbe fate sentire adulte e sicure di sé nonostante per me fosse imbarazzante. Aveva ragione.

-Credo dipenda più dal fatto che sono in compagnia di una bella ragazza che mi fa sentire in quel modo- avanzai di un altro mezzo passo verso di lei e non potei più resistere. Le spostai una ciocca di capelli dietro l'orecchio sorridendole per avermelo lasciato fare. Bellissima e perfetta. Anche se le parole conosciute dall'uomo non erano in grado di descriverla a pieno.

-Harmonie... Tu credi? In qualsiasi cosa- avevo lasciato la mano accanto al suo orecchio, allargandola così che il palmo potesse coprirle la guancia. Era morbida e setosa e io ero di marmo lì sotto, sperai solo che non se ne accorgesse.

-E tu?- ribatté con un'altra domanda, probabilmente per guadagnare tempo. Forse non dovevo farle quella domanda, a malapena la conoscevo.

-Io. Tu. Amy... Era destino- era così scettica alle mie parole che mi affrettai a spiegarmi meglio, la mano ancora sul suo viso immobile per paura che potesse allontanarsi da un momento all'altro.

-Sono state le stelle a farci incontrare proprio oggi. Proprio qui. Loro ti hanno portata da me e hanno portato me da te- siamo destinati Sirio. Fino all'eternità.

-Tecnicamente hanno portato il mio cane da te. Io sono solo un effetto collaterale. Forse voi due eravate destinati- il sole stava tramontando e sperai che restasse un altro po' così da poter vedere insieme le stelle. Era spiritosa e sagace e bella. La volevo. Volevo baciarla e averla tutta per me.

-Dammi il tuo numero- le chiesi mentre lei, scuotendo la testa, si allontanò di un passo. Io avanzai di due fino a che non fummo ancora più vicini di prima. Arretrò ancora ridendo e allungando il braccio per impedirmi di avvicinarmi ancora. Mi stava facendo impazzire e la cosa mi eccitava da matti e mi piaceva.

-Devo andare. Dopo uscirò con una mia amica, ma se credi davvero che questo sia destino...- stava arretrando ad ogni parola che diceva. Era come giocare al gatto e al topo e avrei scommesso qualunque cosa che le piacesse essere rincorsa. Ma solo da me.

-Dopo allora ci rincontreremo e quando accadrà ci scambieremo i numeri. Altrimenti sarà stato bello, ma sarà stato solo un momento- stava urlando per riuscire a farsi sentire, ma ero troppo divertito da quella sua reazione per farci caso. L'avrei trovata. Ci poteva contare che mi sarei fatto tutta la città a piedi pur di rivederla e passare del tempo con lei.

-Ci vediamo dopo allora- urlai di rimando prima che si voltasse e andando via. Io restai lì impalato contando i secondi che ci dividevano perché ci saremmo rivisti. Avrei trovato la mia Sirio e non l'avrei più lasciata andare. Lo promisi a me stesso e alle stelle che iniziai a intravedere nel cielo. Quel molo era appena diventato il mio posto preferito in assoluto. 

Le Note Nell'universoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora