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Dubita che le stelle siano fuoco, dubita che il sole si muova, dubita che la verità sia mentitrice, ma non dubitare mai del mio amore. William Shakespeare

Le cose iniziarono ad andare a rotoli dopo il primo dell'anno. insomma, sapevo che la fase tutta rose e fiori non sarebbe potuta durare in eterno, anche se ci speravo, ma la monotonia... La routine... Le persone avevano ragione quando dicevano che uccidevano la passione e le coppie stesse.

Jake aveva iniziato a lavorare di meno per concentrarsi di più sugli studi, stava svolgendo una ricerca in proprio sperando di fare una grande scoperta quindi passava tutto il suo tempo libero all'osservatorio mentre io avevo iniziato a lavorare di più, aumentando i turni e coprendone anche altri quando potevo per poter pagare tutte le spese dell'appartamento, il cibo e la vita al college e, a differenza del mio ragazzo, io quando avevo un momento libero cercavo sempre di passarlo con lui nella speranza che tutto potesse tornare come prima da un momento all'altro. Non avvenne.

Arrivò febbraio e con esso San Valentino che mi portò al limite. Io non volevo festeggiare, nonostante volessi passare una serata intera con Jake senza interruzioni, come una volta quando passavamo tutto il nostro tempo insieme, ma sapevo che sarebbe stata una delusione dato che aveva iniziato a saltare anche i nostri appuntamenti abitudinali del mercoledì dimenticandoseli. Piangevo ogni volta che mi dava buca perché lo sentivo sempre più lontano e lui non se ne accorgeva. Mi convinse a preparare una cena solo per noi due, al nostro appartamento, il 14 febbraio... Non si presentò e non mi avvisò neppure che non sarebbe venuto.

Lo aspettai sul divano sveglia per un po', poi mi appisolai e fu lui a risvegliarmi. Quasi alle cinque di mattina... non gli rivolgevo la parola, a stento lo guardavo e di sicuro non volevo avere quella conversazione in quel momento, ma lui non desisteva. Era in ginocchio davanti a me, ai piedi del divano, cercandosi di sistemarsi tra le mie gambe, le mani unite in segno di supplica e gli occhi pieni di scuse, ma non riuscii a fingere che tutto andasse bene. Non quella volta. Né mai più.

-Chi ha detto che avremmo festeggiato San Valentino? Chi ha insistito quando l'altra non voleva? Chi, Jake?- il mio tono gelido come lo sguardo lo fece arretrare di scatto come se lo avessi colpito in pieno petto. mi sforzavo di restare calma, ma non ci sarei riuscita ancora per molto. Erano mesi, mesi, che fingevo andasse tutto bene e non ne potevo più.

-Io ci ho provato, sul serio...- annuii come a rafforzare la mia tesi. Le braccia strette al petto per proteggermi, gli occhi velati di lacrime e la voce incrinata. Volevo sprofondare piuttosto che ferirlo, ma evidentemente io non rientravo più tra le sue priorità. Ero diventato solo un peso e volevo liberarlo perché ero certa che avrebbe fatto grandi cose senza alcun freno.

-Sai che è così. Ho lavorato di più per pagare tutte le spese e permetterti di concentrarti sui tuoi studi e le tue ricerche, i tuoi approfondimenti. Ma non c'è la faccio più. Mi sono completamente annullata per te in questi ultimi mesi e tu non ti degni nemmeno di avvertirmi che non ci sarai alla cena per cui tu hai insistito fare- volevo piangere. Tiravo continuamente su col naso cercando di ricacciare indietro le lacrime, ma la morsa che mi stringeva il petto era troppo potente per poterla combattere. E in quel momento, mentre stavo cadendo letteralmente a pezzi sul nostro divano cercando di fare la cosa giusta per l'uomo che più amavo in vita mia, l'uomo della mia vita, lasciandolo libero da me volevo solo che mi stringesse fra le sue braccia e mi confortasse. Volevo che mi dicesse qualsiasi cosa per consolarmi e farmi sapere che non ero un poso, invece se ne stava ad un metro da me con gli occhi vitrei, spenti, impauriti. Non eravamo mai stati così distante, neppure quando lui andò a L.A. con i suoi. Mai, non eravamo mai stati così vicini eppure così lontani e la cosa non faceva che avallare le mie ipotesi su di noi, su di lui.

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