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Tutto ciò che abbiamo amato profondamente non potrà mai andare perduto. Tutto ciò che amiamo profondamente diventa parte di noi. 

(Helen Keller)

Sentivo delle voci attutite intorno a me come se fossi sott'acqua e qualcuno stesse parlando in superficie. Le palpebre pesanti mi costavano fatica ad aprire gli occhi. Ero sdraiata, indolenzita, infreddolita. Le voci iniziarono ad avere un senso, riuscii a distinguere quelle dei miei genitori, quella di Byron e un'altra a cui tutti si rivolgevano chiamandolo dottore.

-Era in piedi...- questa era la voce di Byron. Sembrava spaventato per qualcosa. Per me. Così come tutti gli altri. Ricordavo vagamente di aver litigato con i miei genitori prima, ma poi cos'era successo?

-Sembrava stesse parlando con qualcuno, ma era da sola. Le stavo andando in contro per riaccompagnarla a casa visto il temporale e tutto il resto, ma poi è svenuta prima che potessi arrivare da lei in tempo- ero andata al molo. Aveva piovuto, per questo ero infreddolita, perché mi ero bagnata completamente i vestiti e il freddo mi era entrato nelle ossa. Jake. Aprii gli occhi di scatto quando mi ricordai di tutto. Avevo visto Jake lì. Gli avevo parlato. Avevo sentito il suo tocco, i suoi baci... Sapevo che era stata la mia immaginazione, ma mi era sembrato così reale. Così vivo che per un secondo avevo dimenticato la verità, ma poi, evidentemente, dovevo essere svenuta e Byron mi aveva trovata e portata a casa.

-Signori Norton...- il dottore mi indicò col mento ai miei genitori per informarli del fatto che fossi sveglia. Mia mamma era la faccia della preoccupazione, mio padre dell'impotenza e Byron della compassione. Non volevo vedere nulla di tutto ciò quindi mi concentrai su l'unico che avesse mantenuto un'espressione stoica.

-Sto bene?- chiesi al dottore. Non che mi importasse poi molto. Ero ancora scossa dall'aver visto Jake. Era stato... Ricacciai indietro le lacrime e mi concentrai sulle persone riverse nella mia camera da letto.

-Solo un abbassamento di pressione niente di allarmante- diagnosticò il medico, ma l'occhiata che lanciò ai miei genitori era tutt'altro che rassicurane.

-Cosa c'è?- chiesi impaziente di poter tornare alla mia solitudine, rannicchiata a letto.

-Ho suggerito ai tuoi genitori di portarti da uno psicologo per poter parlare con qualcuno. Ecco il biglietto di un amico. Se decidete di andare da lui oggi stesso fate il mio nome e troverà uno spazio per Harmonie- una fitta al cuore mi trafisse come se fosse stato pugnalato o anche solo lacerato da una qualsiasi lama. Harmonie. Tutti si voltarono verso di me in attesa di una mia reazione, i miei genitori mi implorarono con lo sguardo di essere educata.

-Delia. Mi chiamo Delia- mamma fece un sospiro sconfitto, Byron mi rivolse un sorriso rassicurante e il dottore si scusò dopodiché si congedò. Neanche il tempo di accompagnarlo alla porta che mio padre tornò imponendomi di alzarmi perché saremmo andati dallo psicologo. Contro ogni aspettativa delle persone in quella stanza acconsentii senza problemi. Avevo un disperato bisogno di parlare con qualcuno che mi capisse, non mi giudicasse e che fosse interessato più al mio benessere che alla stabilità dei mei genitori. Un buon specialista metteva sempre al primo posto il paziente e poi la famiglia, speravo che l'uomo a cui mi sarei affidata non mi avrebbe delusa.

-Grazie per avermi riportata qui Byron- lo salutai accompagnandolo alla porta. Se fosse stato un altro momento lo avrei abbracciato per mostrargli la mia gratitudine, ma non ci riuscii. Non ero più stata tra le braccia di un uomo da quando... Neanche mio padre cercava più di abbracciarmi visto che mi scansavo sempre all'inizio.

Lo psicologo era cordiale e gentile, ma non troppo da sembrare inopportuno. Quando restammo soli nella stanza, i miei genitori rimasero ad aspettare fuori per il segreto professionale, cercò i fare tutto il possibile per mettermi a mio agio con domande e rifilandomi battute scadenti per smorzare la tensione.

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