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Lasciami le stelle almeno so con chi parlare

A chi rivolgermi sta notte perché tu non puoi restare.

Camminavo. Tutti i giorni. Per ore. Avevo bisogno di aria. Di schiarirmi le idee. Di non restare chiusa in casa dove potevo pensare e vedere lui ovunque. Era diventato la mia ombra. Dovunque andassi lui mi seguiva, era con me e, per quanto non riuscissi a capirlo, mi sentivo protetta, al sicuro. Quando invece non lo sentivo, non lo vedevo, anche se solo nella mia testa, mi sentivo vuota, triste, depressa. Molto più spesso avevo iniziato a contemplare il disegno che avevo trovato in camera mia, le note musicali intrecciate all'universo, e a tenere stretta la collana con le note e il pianeta come ciondoli. Mi dava un senso di tranquillità, per questo non la toglievo mai. Non sapevo dove stessi andando, ormai non avevo più una vera e propria meta nella mia vita, quando un ragazzo che avevo appena superato mi chiamò. Harmonie. Per qualche motivo, il nome che più preferivo, mi era diventato insostenibile da sentire. Io ormai ero Delia, una ragazza che non conoscevo ancora del tutto e che temevo perché non sapevo se sarei mai tornata a quella di prima.

-Delia!- mi richiamò il ragazzo ancora un volta raggiungendomi dato che non mi ero fermata. Accanto a lui c'era una ragazza che mi sorrideva con compassione quasi. Erano mano nella mano, quindi dovevano essere una coppia, eppure la ragazza non era preoccupata dal fatto che il suo ragazzo avesse appena fermato una perfetta sconosciuta per strada nonostante sapesse il mio nome.

-Sono Henry e lei è Molly. Non ti ricordi di noi?- vedendo la mia faccia confusa cercò di spiegarsi meglio, ma io non lo conoscevo proprio. Non avevo mai visto quelle persone in vita mia eppure loro erano convinti del contrario.

-Sono... Ero, un amico di Jake. Il suo più caro amico. Siamo usciti parecchie volte a coppie. Non ti ricordi?-

Ero...

Jake...

Jake...

Perché si era corretto e aveva usato il passato?

Jake...

Ero così stordita da non rendermi conto che il ragazzo mi stava mostrando delle foto sul suo cellulare. Mi soffermai su una in particolare. Lui che abbracciava da dietro la sua ragazza, entrambi sorridenti, e affianco c'ero io, più felice di quanto lo fossi mai stata che venivo abbracciata da dietro da un ragazzo. Ero leggermente rivolta verso di lui, eravamo così vicini, quasi come se stessimo per baciarci. Probabilmente era stato così. Ma non ricordavo assolutamente quella foto. E poi lo vidi. Misi a fuoco il viso del ragazzo che, chiaramente, amavo alla follia.

Jake.

Era identico a come lo avevo immaginato solo che... Non lo avevo immaginato affatto. Era tutto reale quindi? Con gli occhi pieni di lacrime e un groppo in gola provai a protestare quando Henry tolse quella foto dalla mia vista, ma non riuscii a pronunciare neppure una sillaba.

-Mi dispiace... Non volevo farti piangere- era così in imbarazzo e dispiaciuto, si vedeva. Anche lui soffriva. Guardò la ragazza, Molly, in cerca di aiuto e lei subito si protese ad accarezzargli il braccio per confortarlo.

-Non ti ricordi di noi? O di lui?- forse esisteva davvero il sesto senso femminile perché non avevo idea di come fosse riuscita a capirlo solo dalla mia reazione. Mi limitai a scuotere la testa perché non riuscivo a parlare, a respirare. Non riuscivo a muovermi o a fare nulla.

-Il suo è stato un brutto incidente. Tu eri con lui?- mi chiese Molly con estremo tatto, ma non le risposi. Perché non sapevo cosa risponderle.

-Hai un'amnesia?- di nuovo non risposi né mi mossi. Volevo andarmene via di lì. Riflettere. Ricordare. Allora i miei erano sempre stati ricordi e non sogni come credevo? Avevo iniziato a scrivere quella storia basandomi sulla nostra di storia? Sulla nostra vita? Chi poteva avere le risposte che volevo? Chi?

-Devo andare- era solo un mormorio, ma loro sentirono e non fecero domande. Molly mi promise che mi avrebbe mandato un messaggio o sarebbe passata da me e Henry si offrì disponibile per parlarmi di me e Jake. Li ringraziai e poi corsi via. Era tutto così... Troppo.

Solo che non potevo scappare anche dai miei pensieri o ricordi o quello che erano. Ovunque mi girassi mi vedevo felice, sorridente, innamorata, con Jake. Lui seduto su un muretto mentre io, tra le sue gambe, mi stringevo a lui e lo baciavo.

Voltai a testa dall'altro lato nella speranza di smettere di vederlo ovunque. Di vedere noi, ma non servì a nulla. Ci vidi ridere e scherzare per strada, io correvo e lui mi afferrava per i fianchi facendomi volteggiare in aria.

Chiusi gli occhi senza riuscire a scacciare le lacrime o quelle immagini dalla mia testa. Il vento mi scompigliava i capelli, ma non mi importava. Vidi me e Jake sussurrarci parole dolci e quanto ci amassimo. Ci vidi abbracciati e ancora imbronciati, ma sempre insieme. Mano nella mano, in silenzio, io sulle sue spalle. Sembrava come una di quelle scene che si vedono nei film. Tutte quelli immagini di me e del mio presunto fidanzato morto si susseguivano e potevo vederle tutte insieme perché non scomparivano, ma se ne aggiungevano sempre altre.

Mi ritrovai di nuovo al pontile. Ci finivo sempre senza rendermene conto. Sentivo di appartenere a quel posto e, proprio alla fine, seduti, c'eravamo io e Jake, di sera, sotto le stelle. Ci guardavamo con così tanto amore negli occhi che mi fece male il petto e dovetti massaggiarmelo sperando che si alleviasse il dolore. Strinsi la collana fino a far sbiancare le nocche, ma servì solo ad immergermi ancora di più in quel ricordo? Non sapevo cosa fosse.

-Se potessi scegliere qualsiasi parte del mondo, non dell'universo, dove vorresti vivere?- io e Jake eravamo seduti sul bordo del pontile rivolti verso il lago e il cielo stellato. Adoravo quel posto perché il cielo era limpido e si poteva osservare molto meglio che in città con gli edifici e i lampioni che intralciavano la visuale.

-Esattamente qui. Esattamente con te- sorridendo mi spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, mi avvicinai a lui per rifugiarmi tra le sue braccia. Solo con lui mi sentivo totalmente al sicuro e me stessa al cento per cento.

-Ti amo Sirio- ogni volta che lo diceva. Ogni volta che mi chiamava a quel modo. Ogni volta che mi sfiorava, abbracciava o baciava... Ogni volta che era con me sentivo sempre le stesse emozioni. Mentre i sentimenti crescevano sempre più tant'è che mi terrorizzavano. Perché ci appartenevano sul serio e, se fosse successo qualcosa, nessuno dei due sarebbe riuscito ad andare avanti. Ne ero certa.

-Sei la cosa più bella che mi sia mai capitata. Sei piena di luce e mi illumini continuamente. Grazie a te son l'uomo che voglio essere e so che, con te, potrò sempre migliorare- non sapevo che dire. Tra i due, lui era sempre quello più espansivo a parole, mentre io preferivo i gesti oppure scrivere ciò che provavo.

-Ti amo così tanto che fa male. Ti guardo e penso a quanto sono fortunato. Ti bacio e penso che non vorrei mai più separarmi da te. Ti abbraccio e vorrei tenerti per sempre stretta così da poterti proteggere dalla vita stessa perché, se dovessi perderti, ne morirei- la voce gli si incrinò e prese un respiro profondo per poter continuare a parlare.

-Io vivo per te Harmonie, il mio cuore è tuo. Tu sei la mia vita. Tu sei tutto per me-

-Ti amo- era la sola cosa che potessi o riuscissi a dire. Mi avvicinai a lui fino a baciarlo sotto le stelle. Le stesse stelle che ci avevano fatti incontrare, su quel pontile e poi di nuovo la sera. Quelle due parole erano così utilizzate da chiunque e di continuo, ma erano le sole che potessero esprimere, seppur in una parte infinitesimale ciò che provassi per lui. ciò che lui significasse per me. Lui era le mie note nell'universo. Era l'unione della mia passione e della sua così come lo ero io. Lo amavo e non sapevo come dimostrarglielo più di quanto già non facessi anche se non era minimamente sufficiente. 

Le Note Nell'universoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora