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A volte non hai il tempo di accorgertene, le cose capitano in pochi secondi. Tutto cambia. Sei vivo. Sei morto. E il mondo va avanti. Siamo sottili come carta. Viviamo sul filo delle percentuali, temporaneamente. E questo è il bello e il brutto, il fattore tempo. E non ci si può fare niente. Puoi startene in cima a una montagna a meditare per decenni e non cambierà una virgola. Puoi cambiare te stesso e fartene una ragione, ma forse anche questo è sbagliato. Magari pensiamo troppo. Sentire di più, pensare di meno. (Charles Bukowski)

Io e Byron eravamo ancora immobili nelle stesse posizioni venti minuti dopo passati a guardarci in silenzio, ancora nel parco. Le persone ci camminavano di fianco, ma noi eravamo fermi. Il tempo scorreva, ma non per me e lui. L'amico del mio defunto ragazzo che non ricordo neppure.

-Io e Jake eravamo migliori amici da una vita- fu la prima cosa che disse dopo un'eternità, guardando attentamente ciò che indossavo. Sembrava fosse sul punto di vomitare per quant'era pallido, ma non avevo le forze per preoccuparmene, perché dovevo preoccuparmi di me al momento. Si avvicinò ad una panchina vuota, la stessa dell'ultima volta che ci eravamo stati insieme, e mi fece cenno di raggiungerlo.

-Ti amava alla follia. Ti avrebbe sposato un giorno... In realtà aveva intenzione di chiedetelo il giorno... Il giorno... Quel giorno- stava tremando, mentre io ero come una statua, di pietra, fredda, anche se dentro stavo cadendo sempre più a pezzi. Mi avrebbe chiesto di sposarlo quel giorno?

-E tu amavi lui. Io sono un soldato quindi non abbiamo potuto frequentarci molto, ma quelle poche volte che siamo usciti insieme voi avevate occhi solo l'uno per l'altra. E poi Jake mi scriveva di continuo e parlava sempre di te e dei suoi piani con te. I vostri piani per il futuro...- era strano ascoltare qualcuno che conosceva più di me la mia vita eppure volevo solo che mi raccontasse ogni singola cosa.

-Ti dirò tutto. Se hai tempo e vuoi ascoltarmi, ti dirò tutto ciò che so su voi due- quella era la proposta che stavo aspettando da tutto il giorno, la proposta che avrei voluto mi facesse Stacy e che invece era scappata via. Volevo sapere, ma lo avrei sopportato? Presi un respiro profondo e poi annuii decisa. Dovevo sapere. O non sarei più riuscita ad andare avanti. A vivere...

-Comincia dall'inizio e non saltare nulla-

Jake quel giorno era più famelico del solito. Non appena staccammo dal nostro turno al locale mi portò a casa sua, i suoi erano sempre più spesso via per aiutare la loro figlia maggiore, sua sorella Violet, ad ambientarsi in Oklahoma quindi avevamo sempre più possibilità di fare altro oltre ciò che già facevamo, ma io comunque non volevo. E Jake non mi faceva minimamente pressione anche se stava diventando sempre più insaziabile. Mi buttò di peso sul suo materasso da una piazza e mezza, un delle migliori invenzioni di sempre, facendomi contorcere dalle risate per la sua impazienza. Come un fulmine si tolse la maglietta e piombò su di me con quello sguardo predatorio per poi affondare la sua lingua nella mia gola. Era un'immagine poco romantica detta così, ma era ciò che stava capitando in quel momento.

-Il tuo sapore mi fa perdere la testa- ansimò staccandosi per passare ad attaccare il collo. Avevo un semplice top che però gli diede facile accesso ala zona del corpo che più gli interessava in quel momento. Lo avvertivo attraverso i miei shorts, quanto fosse eccitato. Tanto quanto me. Mi lasciò una liscia di baci partendo dalla clavicola, passando per l'attaccatura dei seni che libero sia dal top che dal reggiseno e contemplò come se li stesse venerando facendomi ridere. Iniziai ad accarezzare i suo corpo scolpito reso ancora più affascinate dall'abbronzatura estiva mentre lui continuava a mapparmi tutto il corpo con le sue labbra. Arrivò all'ombelico che baciò e leccò mentre con le dita mi pizzicava e carezzava i capezzoli. Mi sfuggì un gemito quando si sfregò di più contro di e con quell'erezione, ancora intrappolata nei suoi jeans e boxer, e questa volta fu lui a ridacchiare e sorridermi prima di armeggiare con i resto dei miei indumenti per sbarazzarsene completamente.

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