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Ama chi ti ama, non amare chi ti sfugge, ama quel cuore che per te si strugge. Non t'ama chi amor ti dice ma t'ama chi guarda e tace. William Shakespeare

Andai al cimitero per la prima volta dal funerale. Vedere la sua tomba, sapere che si trovava lì sotto era troppo per me, ma avevo bisogno di un ultimo saluto prima di ripartire per Washington. All'università nessuno mi avrebbe detto nulla se mi fossi presa un po' di tempo lontano dallo studio, ma la verità era che volevo andarmene di lì. Il tradimento dei miei genitori era stata la goccia decisiva.

La tomba di Jake era pulita e adornata di fiori freschi, segno che la signora Sunset era passata di lì quella mattina. Aveva scelto una foto davvero carina che ritraeva Jake sorridente che allungava la mano verso chi gli stava facendo la foto, me, e cercava di afferrarmi. Mi ricordavo quel giorno, avevo scattato un'infinità di foto e lui era venuto bene in tutte. Lo avevo preso in giro fino allo sfinimento perché io avevo bisogno di farne quindici prima che qualcuna mi piacesse.

-Mi dispiace non essere venuta prima a trovarti, ma sai com'è mi avevano cancellato la memoria. Ma ora eccomi qua...- piegata sulle ginocchia fiorai il suo ritratto incastrato nel marmo solo con la punta delle dita. Mi sarebbe mancato da morire non vedere quel sorriso ogni singolo giorno della mia vita appena sveglia.

-Ci sei sempre per me- la sua voce mi costrinse a chiudere gli occhi e a trarre un profondo respiro prima di rimettermi in piedi e guardarlo avanzare verso di me, ma non abbastanza da diminuire tutta la distanza che c'era tra noi.

-Tu non sei reale- la voce incrinata e le labbra strette a fessure cercando di non crollare. Era una bella giornata quella per essere la fine dell'estate. Il sole illuminava Jake da dietro rendendolo ancora di più una visione.

-No, non lo sono- lui a differenza mia era calmo. Con quel mezzo sorriso in faccia che mi faceva sempre capitolare su ogni cosa volesse.

-Ma sei comunque bellissimo- non riuscii a trattenermi oltre e avanzai di un passo verso la sua figura, la sua proiezione o ciò che era per sfiorarlo un ultima volta in viso, sulle guance, gli occhi, le labbra... Tutto. Volevo toccarlo tutto ancora e ancora per imprimere quanti più dettagli potessi nella mia memoria sperando di non dimenticarlo mai più.

-Tu lo sei- sembrava così sereno in quel momento, mentre tendeva una mano verso di me per portarmi una ciocca di capelli dietro le orecchie. Un gesto che aveva fatto nello stesso identico modo la prima volta che ci eravamo visti.

-Noi siamo destinati, ricordi?- sapevo che si riferiva al nostro primo incontro al molo, avvenuto solo grazie ad Amy, e sorridemmo entrambi. La sua mano ancora sul mio viso prima di intrecciarla alla mia.

-Sempre e per sempre- mormorai a fior di labbra senza più fiato in corpo. Ripensai al suo risveglio in ospedale, al fatto che sapeva che qualcosa non andava e anche io lo avevo capito. Se n'era andato col sorriso sulle labbra mentre io gli chiedevo di restare con me. E in un certo senso lo aveva fatto. Aveva trovato il modo di restare al mio fianco, solo che non sarebbe potuto mai più essere lo stesso, come prima.

-E se un giorno dovessi dimenticarti? Dovessi dimenticare il tuo volto, la tua voce o il tuo tocco? Come farò a vivere se non mi rimarrà niente di te, di ciò che eravamo?- quel pensiero mi tormentava giorno e notte. Se avessi continuato la mia vita, se lo avessi lasciato andare, cosa ne sarebbe stato di noi tra vent'anni? Avevo già perso i ricordi una volta ed era stato orribile. Non volevo ripetere l'esperienza.

-Mia dolce Sirio...- mi portò più vicino a lui, contro il suo petto, mentre mi accarezzava il dorso delle mani con le dita ancora intrecciate alle mie mentre lo guardavo come se potesse avere tutte le risposte del mondo.

-Non ti dimenticherai mai le sensazioni che hai provato con me, insieme a me. Tutti i tuoi sentimenti e tutto ciò che abbiamo passato e se dovessi farlo significherà solo che mi stai mettendo da parte per qualcun altro. Perché tu eri l'amore della mia vita, ma io evidentemente non ero il tuo. Ero io ad essere destinato a te e non viceversa. Mi hai regalato gli anni migliori della mia vita e sono morto più felice di molti altri. Nel modo migliore che potessi sperare, con te fra le braccia che cantavi le nostre canzoni... Non mi dimenticherai mai Harmonie perché io sarò sempre una parte di te e se dovessi aver bisogno di me tornerò. Lo farò sempre perché ti amo- appoggiò la fronte contro la mia e strinse ancora di più la presa delle nostre mani. Volevo che il tempo si fermasse, volevo stare con lui e nient'altro. Perché semplicemente non potevo?

-Devi lasciarmi andare Sirio e vivere la tua vita lì, anche per me. Vivi per tutti e due. Sono sicuro che non mi deluderai, farai grandi cose. Regalerai gioia a migliaia di persone e formerai una famiglia splendida adottando tanti piccoli bambini o adolescenti oppure cambierai idea e vorrai avere dei figli tuoi...- stavo già scuotendo la testa contro di lui prima ancora che finisse di pronunciare quelle parole. Non volevo starlo a sentire. Non volevo una famiglia senza di lui. Lui era tutta la mia famiglia.

-Va bene così. Shh, è tutto apposto. Io ero solo di passaggio nella tua vita e va bene così. Voglio solo che tu sia felice e che non ti precluda l'amore, uno ancora più forte del nostro magari, solo perché hai paura. Non me lo perdonerei mai- schiacciandomi contro al suo petto mi tenne stretta per minuti, ore, o solo pochi secondi, ma comunque non fu abbastanza. Quando sparì volatilizzandosi nell'aria non ero pronta a smettere di amarlo, di abbracciarlo, di sentirlo fin nelle ossa, ma col tempo sarebbe diventato più facile. Ci speravo. Lui voleva che io fossi felice, ma io lo ero solo se lo era lui. Gran bel paradosso, ma mi ripromisi di fare di tutto per renderlo fiero di me. Glielo dovevo.

Tornai a casa mia dopo aver passato alcune ore a osservare la lapide del mio fidanzato con l'intento di fare le valigie e andarmene via di lì. Sapevo di dover affrontare i miei genitori, ma quando me li ritrovai davanti, con la preoccupazione e la colpa negli occhi mentre mi guardavano trascinare i bagagli per tutta la casa era decisamente molto più di quanto quel giorno avessi potuto sopportare per questo non cercai di essere gentile. Avrei voluto dimenticare loro, ma sapevo che non era la soluzione al problema. Dovevo parlargli e poi andare via da quella casa in cui non avrei messo piede per molto, molto tempo.

-Me ne vado. Torno a Washington- erano le uniche parole che ero disposta a concedergli per prima. A meno che loro non avessero continuato la conversazione, io avevo chiuso.

-Da sola?- mi bastò lanciare un'occhiata truce a mia madre chiudendo allo stesso tempo la valigia con uno strattone per farla zittire. Mio padre cercò di rabbonirmi, ma guardai male anche lui. Non avevano diritto di pretendere il mio rispetto visto che loro non ne avevano avuto per me.

-Tesoro, ci dispiace tanto...- mia madre era quasi sul punto di piangere e io me ne restavo sulla soglia della porta in silenzio, senza sprecare neppure una parola per confortarla.

-Avreste dovuto pensarci prima- un clacson attirò la mia attenzione e, girandomi, vidi che era arrivato Byron. Mi avrebbe accompagnata lui all'appartamento perché voleva che ci arrivassi sana e salva e che avessi tutto ciò di cui potevo aver bisogno prima di tornare al fronte. Come Jake, quando dava la sua parola la manteneva e la prendeva sul serio.

Mi aveva già avvertita di aspettarmi delle lettere che avrebbe scritto tutti i giorni, ma che non sapeva entro quando mi sarebbero arrivate e io gli avevo promesso che avrei risposto. Mi avrebbe anche chiamata una volta a settimana e mandato dei soldi, nonostante avessi rifiutato l'offerta un milione di volte prima di arrendermi. Pensavo che volesse prendersi cura di me principalmente perché non era riuscito a salvare Jake oltre al fatto che eravamo diventati buoni amici. Certo, non buoni come lui e Stacy che, a quanto pareva, aveva una cotta per lui che ricambiava di buon grado. Chissà che da quella storia non ne sarebbe uscito qualcosa di buono alla fine.

-Se mi chiamerete non risponderò. Non voglio sentivi. Ma vi concedo un messaggio alla settimana al quale risponderò solo per farvi sapere che sto bene. Non aspettatevi altro da parte mia- senza degnarli di un'ulteriore sguardo entrai nel SUV di Byron e aspettai che ebbe finito di caricare i miei bagagli nel cofano dopodiché partimmo per Washington lasciandoci entrambi qualcosa alle spalle. qualcuno a cui pensavamo ancora tutti i giorni e amavamo alla follia. Il nostro legame sarebbe servito a mantenere intatta la memoria di Jake per sempre. 

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