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La tristezza è causata dall'intelligenza. Più comprendi certe cose, e più vorresti non comprenderle. Charles Bukowski

Restammo seduti in auto per cinque minuti una volta arrivati al planetario, il luogo in cui avevo capito di amarlo, il luogo in cui tutto iniziò ad essere serio. Fu come se lo avessi perso un'altra volta, ma molto peggio. Lo avevo avuto con me, tra le mie braccia mentre ricordavo e poi lo avevo perso di nuovo. Si aggiungeva il tradimento della mia famiglia in più e io non ero sicura di potercela fare. Ogni cosa mi ricordava lui... L'esterno dell'edificio, quelle pareti contro cui mi spingeva per assalirmi la bocca, la sala sinestetica adibita anche a osservatorio... I ricordi di quel posto mi riaffiorarono alla mente senza che potessi oppormi.

-So quanto tu ami la musica. Tanto quanto io amo lo spazio e le stelle...- la voce di Jake alle mie spalle che mi sussurrava all'orecchio mi arrivò bassa, seducente, baritonale. Mi strinsi ancora di più tra le sue braccia abbandonandomi allo spettacolo che avevo avanti agli occhi.

-- quelle parole mi provocarono un brivido lungo tutta la spina dorsale e, in risposta, Jake mi abbracciò ancora più forte rischiando di spezzarmi, ma non mi sarebbe importato. Poteva fare di me ciò che voleva dopo quello.

-Sei sicura di non voler andare alla scuola di musica? Anche se saremo distanti la faremo funzionare. Io voglio solo che tu sia felice, così lo sono anch'io- aveva tentato di convincermi un milione di volte ad andare in un'accademia di belle arti, magari alla Julliard a New York, ma non ci era mai riuscito. Mi voltai tra le sue braccia portando le mie intorno al suo collo riducendo ancora di più lo spazio tra noi ad una briciola mente la nona sinfonia di Beethoven risuonava ovunque intorno a noi e le stelle erano i nostri soli testimoni.

-E io sono felice con te- lo baciai dolcemente prima di spiegarmi, una volta e per tutte, meglio di quanto non avessi già fatto.

-Per quanto ami la musica quello non è il mio destino...- era stato difficile accettarlo e comprenderlo, ma alla fine ci ero riuscita e andava bene così. Certi sogni non erano fatti per realizzarsi, ma altri sì. Come quello di Jake di diventare un'astronauta e poter andare nello spazio. Lui ce l'avrebbe fatta e io gli avrei tento la mano accompagnandolo per tutto il tempo piena d'orgoglio.

-Io sono destinata a te. Mi hai ripetuto questa domanda per tutto l'anno, il nostro ultimo anno di liceo, e io ti ho sempre risposto allo stesso modo. Me lo hai ripetuto quando è iniziato l'ultimo anno, quando abbiamo iniziato a scegliere i college insieme, quando abbiamo fatto domanda alle stesse università... Me lo hai ripetuto anche dopo essere stati entrambi ammessi alla Washington dove studieremo entrambi l'universo. Sai che mi piace e va bene così- mi alzai sulle punte per baciarlo, afferrandolo per il collo così da farlo avvicinare di più a me.

-Vivremo insieme, andremo alla stessa università e frequenteremo gli stessi corsi. Sarà assolutamente perfetto- mormorai prima di riprendere a baciarlo sperando che avesse capito quanto fossi seria al riguardo. Restammo accoccolati su un pouf a baciarci e a guardare le stelle e il colore delle note musicali che si incastravano alla perfezione come noi per un tempo che non mi sembrò ancora abbastanza. Non sarei mai voluta andare via di lì.

Tutte le promesse fatte e le aspettative per una vita futura. Era tutto sparito. Avevamo vissuto solo un anno assieme e ci conoscevamo soltanto da tre anni. Il tempo, secondo Einstein, era relativo e anch'io lo avevo sempre considerato tale, allora per quale motivo in quel momento mi sembrava che ce l'avesse con me? Perché concederci solo tre anni e non trenta? Perché mettere due persone sullo stesso cammino per poi separarle brutalmente? E per cosa poi? Jake perché mai era dovuto uscire quella sera? Cos'aveva di così importante da fare da non poter aspettare il giorno dopo?

-Mi manchi...- sussurrai quelle parole stringendomi le braccia al petto e osservando il colore del mio dolore prendere forma nell'aria. Riuscì a strapparmi un minuscolo sorriso. Jake era riuscito a capirmi meglio di chiunque altro, a conoscermi meglio di me stessa. Aveva fatto di tutto per rendermi felice incluso trovare quel posto. Questo è l'incontro delle nostre passioni. Di noi due. Me e te. Ripensai alle sue parole all'infinito. Noi due eravamo unici insieme, invincibili.

-Perché è dovuto morire?- mi girai verso i miei amici e, nonostante le lacrime che mi appannavano la vista, riuscii comunque a vedere la compassione nei loro occhi cosa che mi fece stringere ancora più forte le braccia intorno al petto.

-Mi ha lasciata sola. Se n'è andato portandosi via tutto ciò che ero, ciò che sono...- Stacy venne ad abbracciarmi. Mi tenne stretta a sé mentre le bagnavo tutto la camicetta che indossava, lei piangeva in silenzio con il mento poggiato sulla mia testa. Byron in disparte che ci guardava, li occhi lucidi. Era come dirgli addio ancora una volta. Per tutti noi. Per questo feci segno al migliore amico del mio ragazzo di farsi avanti e unirsi al nostro abbraccio.

-Manca tanto anche a me- sussurrò stringendo me e la mia migliore amica contro di lui. stava succedendo senz'altro qualcosa tra di loro, lo capii dal modo in cui Stacy si aggrappò a lui. lo stesso modo in cui io mi aggrappavo a Jake cercando il suo conforto, il suo tocco, il suo respiro su di me... Dio, spero tu lo abbia preso con te sotto la tua ala. Sarà mai più facile? Meno doloroso? Rivolsi quelle domande guardando alcune stelle comparire dopo che il sole fu tramontato. Potevo solo sperarlo.

-Mi aveva scritto, il giorno stesso in cui vi eravate incontrati- la voce spezzata di Byron catturò tutta la mia attenzione. Spostandomi di qualche passo lo guardai negli occhi in attesa di saperne di più, qualsiasi cosa che riguardasse Jake volevo farla mia.

-Mi aveva chiesto di prendermi cura di te semmai gli fosse capitato qualcosa. Era sempre stato così previdente e pragmatico. Aveva capito in da subito, da quando tu gli avevi chiesto un appuntamento prendendo il controllo della situazione, che tu saresti stata l'amore della sua vita e lo sei stata. Per tutto il tempo- e lui sarà per sempre l'amore della mia. Lui sarà per sempre la mia vita.

-Il giorno in cui ti portò qui, la sera appena tornato a casa scrisse una lettera. Me la spedì il giorno dopo chiedendomi di custodirla fin quando non fosse arrivato il momento giusto. Sarebbe stato questo Natale. Avrei dovuto consegnartela mentre lui ti organizzava una sorpresa, ma credo tu abbia bisogno di leggerla in questo momento- mentre mi passava la busta su cui riconobbi la stessa scrittura dell'uomo che amavo più di chiunque altro al mondo trattenni il respiro. Erano passati più di due anni da quando mi aveva portata in quel posto e Byron l'aveva conservata per tutto quel tempo. Non riuscivo a credere che Jake non me l'avesse data prima, magari di persona, magari appena scritta. Non vedevo l'ora di leggerla, ma voleva essere sola, al nostro molo, con solo le stelle come testimoni. Con lui a vegliare su di me dall'alto.

-La sera dell'incidente stava tornando a casa dopo essere andato da un pittore e avergli chiesto di dipingere un quadro come il disegnò che ti diede. Sarebbe stato pronto per Natale, in tempo per la sorpresa che stava organizzando già dal Natale scorso. Voleva che lo appendessi in casa vostra, nella vostra camera, così da vedere ogni giorno come vi incastravate alla perfezione. Parole sue...- sorridemmo entrambe. Era una cosa da Jake e poi, come un torrente in piena, mi colpì la consapevolezza che era stata colpa mia. L'incidente era stato a causa mia. Perché voleva fare un regalo a me. Lo avevo ucciso io... Mi accasciai a terra, la lettera tra le mani, e desiderai solo che fosse toccato a me. tra i due lui era senz'altro il migliore. 

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