You are my safe place

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17/10/21

|HARRY'S POV|

La mattina seguente, era un sabato, i nostri corpi erano bollenti, come fusi, uno all'altro, i cuori quasi si toccavano, due battiti, sincronizzati.

Solo dopo aver aperto pigramente gli occhi, alzai lo sguardo verso di lui: era già sveglio, ascoltava musica, una sua mano era persa tra i miei ricci, non si era accorto del mio risveglio.

Richiusi gli occhi nella speranza di ritornare nel mondo dei sogni, ma questo non successe, che fosse questa coincidenza a farmi osservare le cose sotto un'altra prospettiva?

Sentii le sue cuffie produrre rumore a contatto con il comodino di legno, dopodichè percepii il suo corpo spostarsi: pensai che se ne sarebbe andato.

Ma mi sbagliavo, dopo aver cambiato di conseguenza la mia posizione, si sedette contro la testiera del letto e mi prese tra le sue braccia, la sua delicatezza era un qualcosa di non percepibile.

Mi fece appoggiare la testa sulla sua spalla, dopodichè ci posò una sua mano, sapendo quanto potesse effettivamente rilassarmi quel gesto.

Tirò sopra di noi il piumone del letto, il quale, era adatto al freddo pungente dell'autunno, dopodichè cominciò a parlare.

A primo impatto pensai stesse parlando da solo, ci misi qualche attimo a realizzare che stesse parlando con me, nell'incoscienza del fatto che io fossi sveglio.

"Prima di te non credevo all'amore. Mi hai cambiato la vita. Sei ancora troppo piccolo per capire che abbiamo tutto, ma prometto che ci sarò io, sempre al tuo fianco. Ti amerò ogni singolo giorno della mia vita, è l'unico modo che ho di respirare" Mi disse cominciando a far scorrere una mano sulla mia schiena.

Non riuscii a non sorridere, sentii il suo corpo irrigidirsi di colpo alla visione dell'espressione sul mio viso: questo mi confermò che lui non si fosse accorto di nulla precedentemente.

"Ehi, brutto stronzetto, eri sveglio" mi disse piegando la testa per baciarmi sulle labbra, ancora leggermente secche a causa della poca idratazione notturna.

"Ti amo e lo farò per sempre" Gli dissi strofinando il mio naso sul suo collo, cercando maggiore affetto, il quale non tardò ad arrivare.

Le sue braccia mi tenevano saldo a lui, neanche se avessi voluto sarei riuscito ad alzarmi, ma era meglio così, avevo bisogno di sentirmi al sicuro, di provare sicurezza: e questo era tutto quello che le braccia di Lou emanavano.

Passarono circa venti minuti prima che sentii il suo corpo muoversi, conoscevo quel tipo di mossa: aveva avuto un idea.

"Ti andrebbe di vedere un posto?" Mi chiese sul momento

"Lou è sabato, sì, ma ci servono due permessi, dubito che il preside ce li conceda" Gli dissi riappoggiando dolcemente la mia testa sul suo petto.

"Ti devo ricordare che stai con il professore più figo dell'istituto?" Affermò sogghignando alla sua stessa affermazione.

"Cosa inventerai come scusa, insomma, se ti chiedesse per quale motivo mi vuoi con te?" Gli chiesi esaminando i suoi occhi, volendo capire se avesse già un idea, la scintilla nei suoi suggerì il tutto: si, sapeva già cosa dire.

"Gli dirò che hai bisogno di staccare un po' la spina ma io non mi fido a lasciarti da solo, capirà, fidati" Finii di pronunciare questa frase è si catapultò fuori dalla stanza.

Cominciai a vestirmi indipendentemente dalla risposta che mi avrebbe dato, ma allo stesso tempo, la curiosità saliva nel mio petto, non essendo a conoscenza di dove mi avrebbe, forse, portato.

Ero talmente perso nei miei pensieri che l'unica cosa che mi risvegliò dai miei pensieri fu la chiusura improvvisa della porta, presentando Louis.

"Due permessi di uscita fino alle 19, per cena ci vuole qua" Mi disse cominciando a indossare i propri abiti freneticamente.

"Quindi dove andiamo?" Gli chiesi una volta che ci avviammo, passando per il giardino  alla sua macchina, la quale, era ormai ferma da parecchio tempo.

"È una sorpresa" mi disse baciandomi prima di mettere in moto la sua macchina, che alla partenza, emise un borbottio particolarmente rumoroso.

Quando accesi la radio eravamo a metà viaggio, partii una canzone, o meglio, quella che io ritenevo la canzone: Grace.

In particolare una parte la sentivo personale, ma non mia quanto nostra, soprattutto sul momento pensai quanto le musica possa parlare anche solo attraverso l'uso di semplici melodie.

Impiegammo i successivi dieci minuti a ridere, tra di noi, per noi, eravamo insieme, andava tutto bene, avevamo l'amore, stavo vivendo tutto senza pensare, come Zayn mi aveva consigliato.

Scesi dalla macchina e davanti mi trovai una distesa, davvero grande, di acqua, la quale era particolarmente limpida, dove, si potevano scorgere i piccoli pesci che nuotavano liberi.

Riuscii giusto a percepire la piacevole brezza, quando, Louis si tuffò in acqua, per poi salire in superficie, invitandomi ad unirmi a lui.

"Piccolo, l'acqua è bellissima, vieni qua" disse avvicinandosi nuotando, velocemente, sul piccolo ponticello, sul lago, nel quale ero seduto io.

Mi spogliai e rimasi in boxer come lui, pucciai un piede nell'acqua ma lo ritrassi all'istante, era davvero fredda, per di più,  non ero mai stato amante dell'acqua.

Sul mio viso si preparò una smorfia di fastidio a quel contatto, e proprio in quel momento, Lou allungò le braccia verso di me.

La mia prima reazione fu quella di indietreggiare, era davvero di temperatura ghiacciata, ma Louis galleggiava come se nulla fosse, come se non sentisse la pelle gelare.

Dopodichè mi prese da sotto le ascelle e con lentezza, ma soprattutto delicatezza, mi calò in acqua, anche se non andai in immersione completa, infatti, portai le braccia al suo collo e allacciai le gambe ai suoi fianchi.

Le sue mani mi sorreggevano come la mattina, subito dopo, alzai leggermente la testa: il sole era di un colore arancione acceso, e non si trovava ancora nella parte più alta, ma l cosa su cui mi incantai fu la natura, dalla quale sorse la mia domanda.

"Lou, è bellissimo. Perché mi hai portato qua?" Gli chiesi riappoggiando la testa, da poco tempo bagnata, sulla sua spalla destra.

"È il posto in cui venivo quando qualcosa non andava. Parlo al passato perchè adesso sei tu quello da cui vado quando ho bisogno di conforto. Sei il mio posto sicuro" Mi disse camminando verso la riva.

Non risposi effettivamente a parole, anche lui sapeva che i gesti trasmettevano di più per me e ormai anche lui lo aveva capito.

Gli lasciai un bacio sul collo, al quale lui emise una piccola risata, che riechegiò all'istante nelle mie orecchie come per registrare nuovamente, così da non dimenticarmene mai.

Uscimmo dall'acqua e ci avvolsimo in più asciugamani date le temperature, dopodichè, osservando il sole salire sempre di più, fino a quando non dovemmo tornare.

Ero il suo posto sicuro come lui era il mio.

Ci completavamo.

Ci riempivamo i vuoti.

Colmavamo le mancanze. 

I'm complicatedDove le storie prendono vita. Scoprilo ora