Until the end

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20/10/21

|HARRY'S POV|

Non lo cercai: non perché c'è l'avessi con lui, semplicemente, il pensiero che lui non mi volesse vedere era costante.

Il giorno precedente, dopo la lezione, lo vidi una sola volta ancora, poi niente, nessun messaggio: il nulla più assoluto.

Provai a non pensarci, a convincermi che poi lui sarebbe ritornato sui suoi passi, che sarebbe andato tutto bene: non ne ero per niente convinto.

La sua risata e il suo profumo di Acqua di Colonia erano le cose che mi mancavano maggiormente.

Quella mattina avremmo avuto nuovamente francese, non avevo intenzione di tirarmi indietro, ma l'ansia mi trapassava il corpo.

Delle prime due ore non ascoltai niente, la tensione, sia mia sia da parte del mio migliore amico, saliva ad ogni minuto mancante dalla lezione di Louis.

Ma, purtroppo o perfortuna, gli istanti correvano, passavano nelle nostre menti, ma non solo, passavano soprattutto nell'orologio.

Fino a quando la campanella, che annunciava l'inizio delle ultime due ore, suonò: il suo suono, quel giorno sembrò quasi perforarmi il timpano.

Lui entrò, il suo sguardo si scagliò su di noi, come una palla di fuoco, era ancora evidentemente incazzato.

"Harry, siamo completamente fottuti" mi disse Zayn cercando di coprire la sua frase con un colpo di tosse finale.

Mi accorsi di essermi incantato, quando, schioccò le dita dalla cattedra, effettivamente svegliandomi.

"Guarda da un'altra parte" mi disse con tono strafottente,quasi a voler far male, a volermi ferirmi, quasi come se non gli importasse niente.

Lo sentivo, stava arrivando, i polmoni erano come bloccati, l'ossigeno era come inesistente in quella stanza, le lacrime sarebbero scese da un momento all'altro.

"Zayn, porca troia, usciamo di qua" dissi cercando in qualche modo dell'aria, qualunque fonte vitale sarebbe andata più che bene.

"Non possiamo andarcene da un momento all'altro, è già incazzato con noi, non vorrei peggiorare la situazione" disse facendo slittare lo sguardo dalla cattedra ai nostri banchi.

Fu lì che mi accorsi di non avere via di scampo, ero bloccato, in mezzo ad un vicolo cieco: completamente fottuto.

Alzai la mano, sarebbe stata l'unica soluzione: tentai, ci provai, non avevo altra scelta.

Louis, sbuffando, venne verso di noi: sembrava che nessuno si accorgesse del mio stato fisico attuale.

"Cosa vuoi?" mi disse appoggiando entrambe i palmi davanti a me, come ad intimorirmi.

"non mi sento bene" dissi cominciando a tossire, non avrei resistito altri dieci minuti.

Lasciavo sempre il mio spruzzino per l'asma in camera, non mi serviva generalmente mai, se non in casi eccezionali: peccato che questo fosse uno di questi.

Il suo volto cambiò completamente espressione, cercò di non farsi prendere dal panico, e forse ci riuscì anche.

"Vieni con me" disse guardandosi prima leggermente attorno, valutando la situazione in classe.

Lo seguii fuori dalla classe ma non cambiò granchè, non riuscivo a respirare, e il fatto continuò.

Percepii e riuscii a leggere una scintilla come di illuminazione nei suoi occhi: probabilmente aveva capito cosa stesse succedendo.

Mi prese per un braccio e mi portò, il più velocemente nella mia camera.

L'inalatore si trovava precisamente al di sopra della scrivania, infatti, riuscì ad individuarlo all' istante.

Lo girò per il verso esatto e lo diresse all'interno delle mie labbra, dopodichè, lo premette due volte consecutive.

Sentii l'aria defluire l'aria nei miei polmoni regolarmente e le tempie smisero di pulsare a causa della troppa pressione accumulata.

"Va un po' meglio?" mi disse passando una mano tra i capelli, quasi a sentirsi in colpa.

Annuii gratificato da quello che aveva fatto per me, in questi casi il panico mi impedisce di fare qualsiasi cosa.

"Solo un attimo" disse alzando un dito come a confermare quello che aveva detto.

Premette diversi pulsanti e si portò il telefono all'orecchio destro, lo guardai perplesso, non capivo cosa avesse da chiamare.

"si, mi servirebbero queste due ore di supplenza, si un mio alunno si è sentito poco bene, si, si, adesso sta meglio." dopodichè chiuse la chiamata.

"stenditi" mi disse passando una sua mano sulla mia schiena, come a tranquillizzarmi.

Subito dopo si creò un silenzio imbarazzante, nel quale, nessuno dei due sapeva cosa dire, o semplicemente, come iniziare una conversazione.

"vuoi un bicchiere d'acqua?" mi chiese sedendosi di fianco a me nel mio letto.

Annuii per la seconda volta in circa quaranta secondi.

"Guarda che puoi parlare, mica mangio" mi disse facendo scorrere l'acqua.

"Ieri sembrava di sì" risposi cominciando a a bere il contenuto che mi era stato posto nei secondi precedenti.

Lui sorrise, ma era notevolmente un sorriso solo superficiale.

"Credo di aver esagerato ieri, forse" disse passandoci una mano sul palmo opposto.

Alzai le sopracciglia all'ultima parola pronunciata da lui, come altamente sorpreso dall' aggiunta di essa.

"In questi giorni sono particolarmente nervoso, oggi devono arrivare i risultati di promozione professionale" disse sospirando sconfitto.

Ne avevo già sentito parlare, erano una specie di promozione nei quali i professori sarebbero stati 'promossi', per quanti anni dettati dal concorso.

"penso che andrà tutto bene" dissi sdraiandomi nuovamente dato l'improvviso giramento di testa.

Una notifica proveniente dal telefono di Louis interrompette la nostra conversazione.

"sono i risultati" disse afferrando il dispositivo con mani tremanti.

Lo sbloccò e fissò lo schermo lucente per diversi attimi.

"quindi?" chiesi con la certezza nella voce, insomma, ero certo lo avrebbero accettato.

"sono negativi" disse poggiando il telefono sulla scrivania.

"fammi leggere" dissi allungando una mano ad acchiappare nuovamente il cellulare.

Cominciai a leggere ad alta voce.
"Prof. Tomlinson Louis,
le possiamo ufficialmente comunicare che i risultati riguardanti gli ultimi test consegnati sono..."

I miei occhi, non a comando, si strizzarono, come a non voler rivelare la verità che era conetnuta.

"sono positivi. Le porgiamo i nostri più sinceri complimenti. Congratulazioni!"

Il mondo che precedentemente mi era crollato addosso si ricompose pezzo per pezzo.

Louis cominciò a ridere e io mi feci contagiare, dopotutto, la sua risata era contagiosa.

Ridemmo per poi baciarci, era questo che amavo di noi.

Non eravamo fatti per gli addii, eravamo fatti per gli arrivederci.

Ma forse nemmeno quelli, eravamo fatti per stare insieme, sempre, fino alla fine dei nostri giorni.

I'm complicatedDove le storie prendono vita. Scoprilo ora