III

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(Emily Incant)

Quando Grace ebbe sette anni i maghi Graves le diedero il suo primo Giudizio: era una maga di potenziale quattro. Era un buon risultato. Non perfetto come quelli dei fratelli, ma buono. Su quattro figli, lei era l'unica maga figlia di Anselm Graves. Papà non lo diede mai a vedere, eppure ebbi sempre la sensazione che non volesse affatto che diventasse una maga, bensì un Antimago. Catelyn al contrario era molto fiera della figlia e organizzò una festa per lei.

Furono invitati maghi e Antimaghi da ogni dove, la casa si riempì di palloncini e festoni appesi ovunque. Anche le statue di marmo più spaventose furono decorate con cappellini di plastica e collane di fiori. Il salotto era invaso di regali.

Io e Queenie stavamo aiutando nonna Beth a tagliare la frutta, mentre le altre stavano preparando la torta e altri deliziosi stuzzichini. Grace correva su e giù per la casa ed era fin troppo euforica. Era solo metà mattinata e i primi ospiti sarebbero arrivati per mezzogiorno. Per il momento mi toccò aspettare.

«È tutto pronto, qui?» chiese ansimante Catelyn, entrando in cucina e osservando l'andamento dei lavori.

Una delle cameriere annuì e diede a Grace un tortino di marmellata dato che si stava lamentando della fame. «Tutto a posto, signora. Sarà pronto a breve. Il giardino estivo è già pronto, così come il salotto per ospitare i primi arrivati.»

«Grace, tesoro, non sporcarti!» la riprese dolcemente, togliendole dalla bocca il dolce alle pesche.

La bambina aveva un bellissimo vestito tutto tulle e fronzoli color confetto, sembrava una bambola con quelle scarpette nere lucide, peccato che le mancassero due denti davanti.

«Voi due, sapete cosa fare appena finire qui?» ci domandò Catelyn.

«Torneremo nelle nostre stanze senza emettere alcun fiato fino a questa sera» rispose piano Queenie.

«Esattamente.»

Se ne andò, ma Grace trotterellò vicino a noi. Prese alcune cose e le rimise giù, solo per dare fastidio. «Chissà cosa succederà quando avrai otto anni, Emily! Mamma dice che ti butterà fuori di casa se sarai un essere umano. Anche la quattrocchi Queenie è risultata un Antimago e tu non sai fare nulla» mi prese in giro.

Grace mi stava stuzzicando. Dovevo solo ignorarla.

«Ha ancora due anni» mi difese Queenie.

«E allora? Non hai sentito che la magia si sviluppa fin da piccoli? Ho solo detto che sarebbe davvero brutto se tu fossi un essere umano.»

Queenie scosse la testa, si pulì la mano e me la mise sopra la spalla. «Emily avrà un buon Giudizio, forse sarà anche meglio di te. L'ha detto anche la maestra Diana, per la magia ci vuole disciplina e tu non ce l'hai.»

Nonna Beth aprì gli occhi. Si era appisolata e si tirò su il moccio dal naso con una manata che fece ribrezzo a tutte noi vicine. «Non è mai troppo tardi per la magia. A volte basta un episodio traumatico a far aprire le porte. Tuo padre, Grace, non aveva alcun potere fino agli otto anni. Un giorno cadde nel fiume e rischiò di affogare, quell'episodio fu la scintilla a far uscire il suo vero potere e fece crollare gli argini.»

«Non è vero!» si lagnò Grace, scontenta che avessimo tirato in mezzo il suo eroe.

«È verissimo, invece! Ero io la sua insegnante e i campi circostanti si allagarono tutti!»

«Io questa storia non l'ho mai sentita» commentò.

«Sai cosa ho sentito dire da Alex, invece?» le domandai, tenendo il coltello sospeso con l'indice, in verticale. «Mi ha detto che i maghi servono solo come dispensa di mana, che non hanno alcuna libertà e che li useranno solo nelle battaglie. Per questo ci sono tanti maghi qui, per dare poteri a chi naturalmente non li ha.»

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