XXXVI

97 11 0
                                    

Bucky e Rayk scomparvero per alcune ore, non ebbi idea di cosa avessero in mente di fare e non sprecai molto tempo a pensare ai loro grattacapi. Riuscii solo a disperarmi e a deprimermi per Queenie, domandandomi dove avesse appreso le tecniche proibite; Alex aveva letto i libri di nascosto, forse lei aveva fatto lo stesso o aveva sorpreso un altro mago di famiglia a parlarne.

Discussi con Balthazar a lungo, esponendogli vari piani su come entrare nella villa e riprenderci Queenie. Non me ne importava nulla di togliere ai Graves la colpevole o al Concilio una criminale, erano anni che non si vedeva un reato così efferato, se era quello il termine giusto. Queenie non era di certo uno mostro, aveva reagito alle provocazioni e meritava un giudizio imparziale e onesto.

Per l'ennesima volta il mago scosse la testa. «Saresti morta prima di uscire dalla casa. Ammettendo che le cameriere ti lascino in pace, tuo padre ti scoverebbe subito. Conosce le tue auree.»

«Conosce quella da Antimago, basta che emani magia» lo spronai.

«Oh, ottima mossa. Così, oltre a spezzare le mani a Queenie per aver ripulito di magia la figlia, spezzerà a te il collo. Non resterò fermo a guardare mentre tre ragazze, oggi, passeranno la peggiore notte della loro vita» ringhiò, scuotendo la testa.

Mi dispiaceva per Grace a dirla tutta. Anche io, se qualcuno mi avesse rubato i poteri, avrei fatto in modo di cercare la miglior vendetta. Non c'erano molte cose per punire un figlio bastardo, non avevamo una vera famiglia, un patrimonio o delle cose personali: la vita era l'unica cosa di valore che possedevamo.

Mi pulii il naso. «E io non posso lasciar morire mia cugina!»

«Ho promesso ad Angie che ti avrei protetta. Questo comprende te, non altre persone. Mi dispiace per Queenie, però tu vali di più» sentenziò aspro, senza guardarmi in faccia.

Mi infuriai e lo feci perché non capii il suo metro di paragone tra me e mia cugina. Eravamo entrambe bastarde, ero cresciuta con lui ed era ovvio che mi volesse più bene, però mi riteneva più preziosa perché fossi un Ibrido e non voleva che mi mettessi troppo in mostra con quel clima. Desideravo che lo ammettesse.

Diedi un pugno al tavolo, proprio vicino a lui e non si mosse. Avrei potuto dirgli tante cose, ma non lo feci. Mi diressi alla porta per uscire dalla casa, farmi un giro per schiarirmi le idee e allontanarmi da Balthazar.

Afferrai la maniglia, tuttavia questa mi scivolò dalle mani e la porta mi si schiantò addosso, facendomi cadere a terra. Bucky sfrecciò dentro, dopo avermi vista sul pavimento e collegato le cose mi porse una mano.

Mi massaggiai il mento. «Dov'è Rayk?» domandai.

«Con tuo padre, ma non c'entra» minimizzò. «Ha indetto una specie di riunione, ci saranno tutti i rappresentanti dei clan questa notte alla residenza. Discuteranno di qualcosa di serio.»

«E tu come fai a saperlo?» chiese diffidente.

«Ho avuto una soffiata da una fonte fidata. C'è qualcosa che non va e dico davvero. Ho cercato Queenie dappertutto, ma non la trovo. Rayk ha fatto il giro dell'intera proprietà e non c'è nemmeno una traccia magica all'esterno» spiegò.

«È ancora in casa» dissi, soffocando un gemito di dolore.

«Sì, probabile. Catelyn appena mi ha visto mi ha cacciato via, ma ho una pista: il mio aggancio ha detto che nelle cantine c'è una porta segreta, nascosta dietro i portabottiglie di vino. Dovremmo andare a vedere, c'è qualcosa di strano in quel posto.»

Annuii. Ero stata varie volte nelle cantine, i Graves avevano dei vigneti nella proprietà e, soprattutto zio Donovan, amava collezionare ottime annate. A volte le rubacchiavo. Non avevo mai notato alcun spazio nuovo o porta, non che ne avessi mai cercata una.

The falloutDove le storie prendono vita. Scoprilo ora