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(Cody/Gage Graves)

Uscii correndo dalla residenza, fermandomi solo quando fui certa che Catelyn non mi stesse inseguendo con una scarpa in mano, come era solita a fare quando ero piccola. Presi la busta tra le mani e la rigirai un po', provando a capire se qualcuno l'avesse potuta leggere a mia insaputa.

Balthazar uscì, portando le ciabattine con la soletta mezza sciolta che avevo in Messico. Bucky lo seguì a pochi passi di distanza, cercando di capire cosa fare e dove andare. Non mi interessava affatto se mio padre l'avesse messo di guardia, se io non potevo fargli nulla avrei fatto in modo di farlo andare via di sua volontà. Nessun stipendio gli avrebbe fatto sopportare la quotidianità con me.

«Be'» esclamò Balthazar, stiracchiandosi la schiena. «Si torna a casa. Tu immagino che ci seguirai.»

Bucky annuì. Acciuffò un grosso borsone nero che gli era stato lasciato sotto il porticato e se lo mise in spalla. Guardai in giardino, sperando di intravedere gli altri suoi compagni, o almeno il furgone, ma a quanto pareva sarebbe rimasto con noi per molto tempo.

«Dormirai sul tappeto, perché è quello il tuo posto» sentenziai, sperando di vederlo alterato.

L'uomo scrollò le spalle, ignorandomi. «Starò dove ti pare, basta tenerti d'occhio e farti stare in silenzio. Oppure preferisci un bavaglio?»

Corrugai la fronte, presi un profondo respiro e gli diedi le spalle, continuando a camminare. Allungai il passo, sperando che Balthazar gli avrebbe tirato un pugno o sotterrato da qualche parte, eppure li sentii entrambi parlare normalmente e continuarono fino a quando non arrivammo alla foresta e scorsi il cottage. Andai un attimo nell'orto a sistemare i sostegni.

Bucky si fermò, alzando un folto sopracciglio bruno. Non servì affatto leggere la sua mente per sapere che pensasse che abitassimo in una orrenda casetta, almeno rispetto alle altre dimore dei Graves. Avrebbe imparato presto a rifiutare ogni gentilezza di quella famiglia.

Aprii la porta ed entrai in casa. Prima di tutto aprii le finestre del soggiorno e della cucina per far girare l'aria, dopodiché cercai in frigo e presi due birre.

Bucky si guardò intorno con aria curiosa. Non sapevo se avesse una dimora fissa (i mercenari la avevano?) o se solo non gli piacesse, ma mi fece alterare. Avevamo arredato al meglio delle nostre possibilità, non era un granché, specie perché il divanetto era di un arancione troppo sgargiante, il tappeto azzurro e le tende a fiori.

«Puoi sistemare le tue cose in quel baule» disse Balthazar gentile, indicando la cassa che di solito utilizzava per i suoi vecchi manuali di magia. «Non abbiamo un altro letto, dovrai accontentarti del divano.»

«Mi basterà» tagliò corto. «Abitate davvero qui?»

Diedi la birra a Balthazar e lui si sedette al tavolinetto, mettendoci i piedi sopra, rilassandosi. «È casa nostra e tu sei un ospite. Se non ti piace te ne puoi anche andare!» ringhiai.

«Stavo per dire scomoda, non brutta» mi corresse.

Roteai gli occhi, chiusi la porta d'ingresso troppo energicamente e andai in cucina a racimolare qualcosa da mangiare. Senza andare a caccia e a pesca c'era poca scelta, ma avevo troppa fame per chiedere al mago di andare a prendere qualcosa in città, tanto meno aspettare il servizio a domicilio. Misi dell'acqua in pentola e la misi sul fuoco, accontentandomi di una misera pasta.

«Ho detto qualcosa di male?» domandò l'uomo confuso.

Balthazar alzò le spalle. «È gelosa delle sue cose, tutto qui.» Bucky si tolse il pesante giaccone, sistemandosi la pistola alla cintura. Prima che potesse sedersi al tavolo, il mago alzò la mano. «Niente armi in questa casa.»

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