XXXVII

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Ci fiondammo al cottage senza mai guardarci indietro. Il cielo sopra di noi era una cappa di fulmini azzurri e nubi tempestose, cariche di pioggia. Il vento aumentava e con esso portava le promesse e gli inni dei clan.

Spaventammo a morte Balthazar quando ci precipitammo dentro. Quasi non notai nei primi momenti Alex, Callum e Tommy nel soggiorno, umidi di sudore e spaventati tanto quanto noi.

«Dobbiamo andarcene adesso!» strepitò Bucky, guardandosi intorno.

Tommy allargò gli occhi, tremando e Callum lo strinse più forte. «Che succede? Che sta succedendo?» chiese balbettando.

«E tu che ci fai qui?» replicai e il mio tono fu fin troppo accusatore verso Alex.

Non mi fidavo di lui, non del figlio maggiore di mio padre, colui che avrebbe dovuto essere al suo fianco in quella battaglia. Lui si umettò le labbra a disagio, arrossendo.

«È con noi!» strepitò Bucky, tagliando corto.

«È lui il tuo amico? Oh, cavolo, no!» esclamai, trovando assurda l'idea. Bucky afferrò il suo borsone di armi, ci frugò dentro e si mise un paio di pistole sulla cintola. «Stanno venendo qui a prendermi, e la tua migliore idea è fidarti di... lui?»

Alex si indignò. «Ho portato io Callum e Tommy qui. Non sono il migliore, ma non sono così stronzo, Emily. Mio padre ha perso la testa, non voglio essere partecipe di questo massacro» disse.

Non eravamo mai stati uniti, eppure fui in grado di riconoscere la sincerità in quelle parole. I miei cugini non si sarebbero fidati di lui se non in una grave situazione e pur di scappare ero pronta a collaborare.

Callum mi venne più vicino. «Hai trovato Queenie?»

Guardai Alex, rivolgendogli un'occhiata lunga e piena di rancore, poi mi guardai i piedi e il mio silenzio fu la risposta che necessitava. Non mi disse niente, non mi chiese i dettagli, serrò le labbra e si pulì gli occhi.

«Balthazar, dobbiamo andarcene adesso. Emily non è al sicuro» ribadì Bucky con più fretta.

Il mago restò fermo, non capendo.

«Che sta succedendo a casa?» chiese Tommy con più fermezza. «Chi sta arrivando?»

«Calmati e dimmi cosa avete visto!» esclamò Balthazar, alzando le mani.

«Mio padre sta dichiarando guerra al Concilio, raderà al suolo tutti i maghi e dopo marcerà contro gli umani! Ha fatto degli esperimenti su dei ragazzi, maghi e Antimaghi, compresa Queenie, e ora vuole me!» gridai in panico.

Tommy e Callum guardarono Balthazar, impazienti di ricevere un ordine e capire cosa fare. Persino Alexander sembrò perso, per la prima volta in vita sua aveva scelto a sue spese, aveva rinunciato a tutta la sua famiglia, persino a Beatrice, per seguire il suo cuore e ciò che per lui era giusto.

Balthazar afferrò la giacca di pelle di Bucky e gliela lanciò. «Portala via.»

«No, io senza di te non me ne vado!» misi in chiaro.

Tommy si mise in mezzo. «Penseremo noi a lui e al resto. Tu non puoi stare qui. Ti cercherà!»

Il mago mi abbracciò per un secondo, poi mi tirò alla porta e mi spinse fuori con il mercenario. Afferrò le chiavi da una delle tasche e accese la moto, facendo rombare il motore. Mi diede la sua giacca e saltai dietro. Tolse il cavalletto e partimmo immediatamente, senza prendere nulla.

Mi strinsi a lui, lanciando un ultimo sguardo al minuscolo cottage in cui avevo vissuto tutta la vita. Il mio cuore si stava spezzando di nuovo, rinunciando alle persone a cui tenevo di più al mondo, ma sapevo che l'unico modo per proteggerli era fuggire e non farmi trovare. Senza di me mio padre non poteva fare niente.

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