CAPITOLO 6

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"Siete pronti?" domandò ancora una volta Ray, da dentro la sua macchina.

OVVIAMENTE rubata il mese scorso a Piccadilly Circus. Decisamente, un colpo da maestro.

"Tutto chiaro, allora? One, two, three... Go!"

Dominic e Charlotte entrarono nell'edificio. L'interno era maestoso.

Rimasero immobili per un istante come a non voler rovinare quell'atmosfera silenziosa e surreale che emanava ogni centimetro del museo.

"Dominic... Il gioiello!" Charlotte gli diede un colpetto sul bicipite per richiamare la sua attenzione.

"Dominic? C'mon boy, wake up!" ripeté una seconda volta.

"Ehhmm... Presente! Il gioiello, giusto! Let's go!" disse ritornando alla realtà.

"Sala 8, arriviamo!"

Si dovettero fermare di nuovo.

La folla per vedere il famoso gioiello arrivava ben oltre la sala. "Whaaat...?" fu la reazione di Charlotte. Dominic gli fece eco con un lungo fischio.

Serviva un diversivo. Altrimenti non ne sarebbero usciti vivi.

E con l'anello nelle loro tasche.

"Lottie, ti va di giocare?" un ghigno si fece strada sul viso di Dominic.

A Charlotte fulminarono gli occhi per l'adrenalina. Si allontanò da lui con un sorrisetto furbo.

Era sempre pronta a giocare.

Ci fu un urlo improvviso.

"Jennyyy!!"

Un altro lo seguì subito dopo: "Jenny, honeyy... Where are youu??" stava gridando un finto padre disperato.

"Please, avete visto mia figlia?" domandò alla folla.

"Sir, lei ha per caso visto un piccolo angelo biondo con dei stupendi occhi marroni aggirarsi per questa sala?" chiese a un signore, poco lontano.

Negò con la testa, visibilmente impaurito.

Al sentir pronunciare quelle parole, le guance di Charlotte arrossirono terribilmente.

"Suvvia, non esagerare, mio caro" disse tra sé e sé facendo un gesto con la mano, scacciando la cosa come se fosse di poco conto.

"Daddy? Sei tu?" gli rispose con una flebile vocina da un punto imprecisato della sala.

Tutti si girarono cercando di individuare la fonte di quella voce.

Dominic, avvicinandosi ad una signora con un eccentrico cappello, finse di piangere sulla sua spalla. "Avete sentito?"

Si girarono di nuovo verso di lui.

Charlotte uscì dal suo nascondiglio e si posizionò a pochi metri dall'anello, ben nascosta da un'imponente statua di marmo.

"... È quii!!!" disse tra un finto singhiozzo e l'altro.

Si rivolse ad un bambino riccioluto con in mano un grosso lecca-lecca: "Ti prego... Solo tu puoi aiutarmi" lo supplicò implorante.

Pochi passi e avrebbe stretto quel gioiello tra le sue dita.

Non resistendo alla tentazione, Dominic diede una veloce leccata a quella gustosa caramella al sapore di ciliegia.

Il bambino scoppiò a piangere.

"Preso!!" sussurrò Charlotte. Era stata talmente veloce che l'allarme non era suonato.

"Ma come si permette, signore?! Maleducato che non è altro, ora chiamo la sicurezza!" protestò una signora, la mamma della povera vittima.

Spalancarono gli occhi entrambi. La polizia. Non ci voleva!

Dominic, da lontano, incrociò lo sguardo di Charlotte, che acconsentì alla rapida ritirata.

"Milady..." iniziò, facendole il baciamano, pronta a dargli un sonoro schiaffo sulla guancia, quando aggiunse: "... E tutti voi presenti in sala siete stati appena testimoni di un furto di un oggetto inestimabile. A voi, l'arduo compito di scoprire cosa."

Detto questo, fece un teatrale inchino al suo pubblico e si dileguò, con Charlotte che lo seguì a ruota.

E così la mano, invece che finire sulla faccia dell'affascinante ladro dagli occhi di ghiaccio, finì a coprire l'urlo che uscì dalla sua bocca.

Ray mise in moto la macchina quando si accorse del baccano che proveniva dall'interno del museo.

Stavano arrivando.

Inseguiti dalla polizia, come al solito.

Alzò gli occhi al cielo.

Quante volte gli avrà detto di passare "inosservati"? Non l'ascoltavano mai quei due!

Dominic e Charlotte entrarono trafelati in auto.

"Go, go, go!" urlò Dominic senza fiato.

"Allora? Lo avete preso o avete fatto solo baccano??" domandò impaziente Ray, ingranando la marcia.

"È stato facile come rubare le caramelle ad un bambino" rispose sorridendo.

Si rivolse a Charlotte, seduta sul sedile posteriore: "Siamo stati bravi, vero Jenny?"

"Certo che sì, papà!".

Risero entrambi fragorosamente. Bella trovata, erano dei maestri dell'improvvisazione.

Ray guardava prima uno,poi l'altro con uno sguardo dubbioso.

Gli avrebbero spiegato tutto una volta arrivati a casa.

IL RUGGITO DELL'OCEANODove le storie prendono vita. Scoprilo ora