EVANGELINE
Appena finita la canzone, scesi dal palco e lo seguii fuori dal locale. Non so perché lo feci, ma nei suoi occhi vidi il peso di una tristezza che non poteva sopportare da solo.
Girò l'angolo e lo vidi entrare in una vuota stradina laterale; avvicinandomi sempre di più potei notare una bottiglia di whisky mezza vuota che teneva in mano.
"Ottimo, è ubriaco" pensai scuotendo la testa. Barcollante, si appoggiò con la schiena al muro e guardò in cielo.
Sembrò sorpreso quando si accorse della mia presenza: "Che ci fai qui?" domandò, lanciando immediatamente lontano la bottiglia che ancora reggeva tra le mani. Roteai gli occhi e feci finta di non averla già vista appena usciti dal locale.
"Sinceramente? Non lo so" gli confessai alzando le spalle, e lui sembrò ancora più confuso di prima. O probabilmente già lo era, ma forse non lo dava troppo a vedere, chi lo sa.
"Ma posso azzardare un'ipotesi: sei in un locale, tutto solo e con un odore che sa...Che cos è questo? Whisky?... Mhh, fammi pensare... Si, direi proprio che vuoi affogare qualche oscuro dispiacere nel dolce sapore dell' alcool. Inoltre sei ubriaco fino alla punta dei capelli e barcolli con un pesce fuori dall'acqua, non puoi girare per strada in queste condizioni"
Non rispose alla mia provocazione, quindi continuai: "Sai, si dice che gli occhi siano lo specchio dell'anima; dal palcoscenico ho notato io stessa il tormento che provi a nascondere,..." abbassò gli occhi al sentire queste ultime parole, " ...Quindi non mi muovo da qui finché non mi avrai raccontato quello che ti passa per quella testa dura che ti ritrovi e... nel cuore." aggiunsi addolcendo un po' la voce.
E fu così che vidi per la prima volta come anche la più solida delle montagne possa crollare al minimo soffio di vento.
Si lasciò scivolare a terra e pianse tutte quelle lacrime che forse, si stava trattenendo da troppo tempo.
Mi avvicinai a lui e gli misi una mano sul braccio per incoraggiarlo a parlare. Ogni tanto, anche il più nascosto dei demoni ha bisogno di uscire allo scoperto.
"È... m-morto... Non c'è più, il mio migliore amico... Non c'è più..." disse tra un singhiozzo e l'altro. "Non doveva morire Ray, dovevo esserci io al posto suo... Non merito di essere vivo quando lui, così buono, non è qui con sua sorella,... con me..."
Gli cinsi le spalle con un timido abbraccio. Lo lasciai sfogare ancora un po', poi ripresi a parlare: "Sai.., dovresti pensarla in questo modo: ora Ray è in un posto migliore, in mezzo agli angeli , e anche da lassù puoi starne certo che saprà romperti le scatole in un modo o nell'altro, in qualunque momento della giornata!...", accennò una piccola risata che fece ridere anche me, "...ma puoi star certo che saprà consigliarti in tutte le tue decisioni che prenderai e proteggerti nei momenti più difficili che ancora dovrai affrontare... È così che ho fatto quando la mia mamma è morta,... non è facile lo so, ma il suo ricordo è sempre qui con me, al mio fianco, giorno e notte... So che lui non è qui, ma sai dove si trova adesso?...Qui." e gli poggiai la mano sul cuore.
Si calmò e sembrò rilassarsi per un istante.
Mi alzai e gli tesi la mano per aiutarlo ad alzarsi: "Su forza, little boy, ti accompagno a casa, non ti lascio solo, stralunato come sei!" e gli indicai con un cenno del capo la strada poco distante.
Si guardarono per un tempo che parve infinito, dove lui sperò con tutto se stesso che lei non si fosse accorta che l'alcool lo reggeva benissimo...
Accettò il mio invito e mi lasciai guidare verso un portone che scoprii non molto lontano dal locale.
Arrivati di fronte alla porta, però calò un silenzio imbarazzante tra di noi.
"Ehm... forse... è meglio che vada..." dissi, improvvisamente nervosa e feci per andarmene.
"No, ti prego... resta" mi prese fulmineo il polso e mi strinse vicino a sé. Eravamo così vicini che potei sentire il battito del suo cuore accelerare all'impazzata e sperai che lui non sentisse il mio...
"Resta." ripeté quasi in un sussurro e appoggiò la sua fronte contro la mia.
Ora le nostre bocche erano una a pochi centimetri dall'altra.
Mi spinse contro la porta chiusa, con una mano mi cinse la schiena e mi aggrappai a lui con la gamba, mentre l'altra la fece lentamente scorrere su per la mia coscia... la sua presa era forte e il suo tocco leggero ma deciso mi provocarono una scarica di brividi su tutto il corpo. Il mio respiro si fece più corto.
"Allora, forse... resterò" dissi in un tono di voce appena percettibile.
Aderii il mio corpo al suo. E mi accorsi di desiderare quell'uomo come non mai.
Gli cinsi il collo con le braccia per farmi ancora più vicino e un attimo dopo, inconsapevoli di chi ha fatto la prima mossa, le nostre labbra erano intrecciate in un bacio pieno di passione e desiderio.
Potevo sentire le sue labbra che mi cercavano, dapprima timide e leggere, e poi più travolgenti, inebrianti. E io rispondevo ai suoi baci con un trasporto e un'attrazione che non avevo mai provato o sentito prima per qualcuno, tantomeno uno sconosciuto.
Volevo sentirmi amata e chissà,... imparare ad amare di nuovo.
Abile com'era riuscì ad aprire la porta che, quando entrammo ancora tutti avvinghiati, si chiuse dietro di noi, unica testimone di un momento d'amore magico e indimenticabile.
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IL RUGGITO DELL'OCEANO
ActionANNI '20. Gli Anni Ruggenti. Anni di vita, di problemi, di passioni, di amori- E' la storia di un ruggito che arrivò dritto al cuore di un ladro dagli occhi di ghiaccio, di come lui e i suoi inseparabili amici abbiano salvato il mondo da una minacci...