CAPITOLO 19

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"Silenziosi, rapidi e coincisi. Un lavoro semplice e pulito." bisbigliò Dominic a tutti gli agenti prima che andassero a posizionarsi nei punti strategici che avevano prestabilito poche ore prima.

" E mi raccomando" aggiunse categorico, "Fate il meno rumore possibile!"

"Vi dirò io quando fare fuoco, e finché non sentirete il mio segnale, non azzardatevi a fare una mossa... Ci siamo capiti?" e li squadrò uno per uno.

Erano tre squadre di uomini ed una era sotto il suo comando; erano armati fino ai denti, le munizioni erano pronte per essere usate ed era sicuro che li avrebbero superati anche numericamente.

Il magazzino dove sarebbe avvenuto il luogo dello scambio era uno di quei luoghi abbandonati a se stessi da molto tempo: in rovina, malmesso e con un'aria sinistra che metteva i brividi. Erano le 11:50 p.m. e presto sarebbero arrivati nel luogo predetto. Dovevano sbrigarsi e posizionarsi prima che arrivassero.

"Ci siamo capiti?" ripeté un'altra volta, giusto per esserne sicuro.

"Sissignore" risposero gli uomini con un tono di voce non troppo alto.

Dominic fece un cenno del capo all'agente DeLuca e all'agente X che si divisero, ognuno andando nel posto che gli era stato assegnato.

Erano le 11:54 e tutti si trovavano nelle loro posizioni. Nessuno osava muovere un muscolo né provava a fiatare.

C'era un silenzio da far paura.

Alle 11:57 arrivarono due auto nere da cui scese un uomo piccolo, minuto con un eccentrico bastone d'oro, vestito di tutto punto con un completo bianco e un singolare foulard rosso ripiegato con estrema cura nel taschino.

"È il secondo acquirente" pensò a bassa voce Dominic, dall'auto uscirono cinque esseri mastodontici larghi come armadi a quattro ante armati con dei mitra.

Dominic deglutì cercando di mantenere la calma e strinse ancora di più l'arma che impugnava.

Alle 00:00 in punto un vistoso macchinone, che parcheggiò di fronte alle due auto, tirò su un polverone di sabbia che innervosì così tanto quel piccolo ometto che sbruffò infastidito.

Da quell'auto uscì Bradley "Fire" Jameson, vestito con un completo abbinato di un rosso così acceso degno quanto il suo nome. "Amico mio!! ...How ya' doin?" gli disse con un sorrisetto sornione allargando le braccia.

"Jameson, figlio di una buona donna, quanto tempo!" rispose quest'ultimo ricambiando il saluto.

"Cinque guardie sui lati e due che controllano i fianchi del piccoletto. Quattro invece che circondando Jameson e altrettante sei che coprono il lato ovest" constatò Dominic. Merda! Erano tantissimi!

"Bene, ci siamo. È arrivato il momento. Tenetevi pronti." si rivolse all'agente X proprio mentre il primo tra i due acquirenti stava mostrando un arsenale nuovo di zecca all'altro. Jameson ne prese uno in mano e fece finta di provarlo. Lanciò un fischio di approvazione che provocò un modesto inchino da parte del suo piccolo compare.

Avete presente la sensazione quando tutto quello che vi sta succedendo stia accadendo troppo facilmente? ... Dominic in quel momento la provò; non perché non gli dispiacesse prendere in maniera rapida e pulita Jameson ma perché aveva troppa paura che potesse sfuggirgli di nuovo o che qualcuno potesse farsi male.

Mai sensazione fu tanto vera pensò non appena vide uno dei scagnozzi sbucare da dietro l'angolo con appeso al collo uno dei suoi uomini.

Non poté fare altro che uscire allo scoperto e sparare per prendere il maggior numero di criminali.

Sembrava un fottuto gioco di "spara al bersaglio" solo con persone vere invece che lattine di birra o fantocci.

Uno a uno caddero quasi tutte le guardie che circondavano il piccolo criminale, compreso lui stesso che quando cadde a terra, ferito ad una gamba, urlò di dolore. Venne subito circondato dal gruppo dell'agente DeLuca.

Gli uomini di Jameson, anche se feriti tenevano ancora duro e riuscirono a colpire molti degli agenti che gli sparavano contro. "Cazzo! Qualcuno lo porti al riparo!!" gridò quando vide l'agente Andrews rotolare a terra colpito alla spalla.

Dato che nessuno raccolse la sua richiesta d'aiuto fu lui stesso ad uscire dal suo nascondiglio e a metterlo al riparo dentro una di quelle macchine, ormai vuote.

"Prendi... Jameson, ... prendilo!" disse l'agente prima di cadere sul sedile privo di coscienza. Aveva perso troppo sangue.

Dominic si strappò un pezzo della sua maglietta e glielo lasciò li, come tampone per la ferita poi con lo sguardo, cercò Jameson tra la sparatoria ancora in corso.

Lo individuò poco lontano dalla sua macchina, seguito da due scagnozzi zoppicanti, che reggeva un borsone pieno di armi. Stava scappando.

E Dominic non se lo fece ripetere due volte. Iniziò a correre nella sua direzione.

IL RUGGITO DELL'OCEANODove le storie prendono vita. Scoprilo ora