CAPITOLO 12

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Lo sparo generò una reazione a catena che alimentò ancora di più il caos generale: panico, urla, gente che si nascondeva nei posti più improbabili per sfuggire ad una possibile minaccia.

Charlotte, con la pistola in mano, si diresse furibonda vicino al palcoscenico, dove poté constatare con orrore che Dominic teneva ancora la mano della cantante tra le sue. La rabbia nei suoi confronti invece di diminuire, crebbe ancora di più.

Puntò la pistola nel bel mezzo della fronte di quella cantante da quattro soldi che credeva di saper "intonare" due note e rubargli al tempo stesso il suo uomo.

"Lottie!! Che cavolo stai facendo?!" urlò Dominic dapprima confuso e spaventato.

Non aveva mai visto Charlotte in preda a un comportamento del genere verso di lui, ma soprattutto verso una sconosciuta che non aveva mai visto prima.

Evangeline, dal canto suo, non riusciva completamente a muoversi. Guardava fisso negli occhi quella ragazza apparentemente così furiosa con lei, cercando di capire che tipo di mossa avrebbe potuto metterla in salvo.

Entrambi non riuscivano a capire cosa avesse potuto scatenare un comportamento del genere in Charlotte; aveva uno sguardo raggelante e una mano paurosamente ferma nel tenere puntata la pista contro Evangeline.

Tutti e tre si stavano guardando come dei duellanti che si sfidano sul campo di battaglia e combattono per la loro vita... o la loro morte.

"Charlotte, per favore. Posa quella pistola. It's me, il tuo Dom. Ti prego, posala a terra." disse lentamente Dominic, indeciso se fare o no un passo verso di lei.

"Si, tesoro, cerca di fare un bel respiro profondo..." azzardò a dire Evangeline. In tutta risposta Charlotte premette ancora più forte la pistola sulla sua fronte.

Ray, nel frattempo, arrivò alle spalle della sorella che, presa com'era dalla foga della sua gelosia, non si accorse di lui.

Ray le mise le mani sulle spalle con fare protettivo, facendola sussultare.

"Lottie, sono io, Ray-Ray,... tuo fratello..." iniziò a sussurrarle dolcemente massaggiandole la schiena. "Respira..."

Lei, lentamente, iniziò ad allentare la presa e a allontanare piano piano la pistola dal suo bersaglio, facendo dei lunghi respiri profondi.

"Lottie, pensa alla mamma. Pensa a tutti quei bei pomeriggi che passavamo con lei al parco... Pensa a tutti gli scherzi stupidi che le facevamo... Ti ricordi quella bellissima risata che contagiava tutti quanti, eh te la ricordi?... Ecco, così...brava."... Nessuno fece caso alla lieve incrinazione della sua voce.

Una lacrima bagnò le morbide guance di Charlotte.

"Posa quella pistola, Lottie, fallo per me... Lei non avrebbe voluto tutto ciò..."

Fu la goccia che fece traboccare il vaso: Charlotte cadde in ginocchio sfinita, con le lacrime agli occhi.

"Sei stata bravissima sorellina" gli sorrise Ray e la strinse forte a sé.

Tutt'intorno a loro continuava a regnare il caos più totale. Tutti gli invitati i riversavano verso la porta principale rischiando di bloccare l'unica via di fuga.

Una seri di colpi d'arma da fuoco riecheggiò nella sala. Tutti si chinarono a terra, terrorizzati.

Dopo essersi ripresi, i tre amici iniziarono a guardarsi intorno cercando di capire chi avesse sparato; la risposta gli si parò davanti agli occhi, in cima alle scale e circondata da otto guardie armate fino ai denti.

Un uomo alto, massiccio, biondo come una rara giornata di sole nel cielo londinese e con una terrificante bruciatura sul lato destro della faccia impugnava un mitra carico e nuovo di zecca, pronto a sparare su chiunque gli si fosse parato davanti.

Bradley "Fire" Jameson aveva fatto la sua entrata in scena, signori. Ed era pronto per mettere la parola fine al suo spettacolo di marionette danzanti.

"Prendeteli!" gridò con una voce posseduta da una furia omicida, si poteva letteralmente vedere il suo fuoco bruciare nei suoi occhi.

"La missione è saltata, dobbiamo almeno salvare queste persone!" urlò Dominic a Ray cercando di sovrastare le urla.

"Dobbiamo proprio?" s'intromise sarcastica Charlotte, completamente ripresasi dalla crisi di poco prima. Ray la ignorò e disse: " Dividiamoci e cerchiamo una via di fuga!"

Ognuno si diresse in diversi punti della sala, cercando di schivare i colpi e di salvare il maggior numero di persone possibile dagli incessanti spari di Jameson e dei suoi scagnozzi.

Ray aveva appena messo in salvo una giovane coppia quando, improvvisamente, sentì un dolore lancinante al petto. Spaesato, si tastò il corpo in cerca di un qualsiasi tipo di ferita e spaventato, ritirò la mano imbrattata di sangue. Il suo sangue.

"Ehi.. perché la stanza...sta girando tutta quanta?" fece in tempo a chiedersi che cadde a terra boccheggiante dal dolore.

Da dove si trovava, Charlotte si accorse troppo tardi della caduta del fratello e lo raggiunse più in fretta che poté, cercando di metterlo in un posto il più riparato possibile dagli spari.

"È solo colpa mia..." disse Charlotte piangendo. Stava provando a fermare l'emorragia della ferita, ma la macchia di sangue non faceva altro che allargarsi sempre più sulla camicia del fratello.

"No, sorella... non dirlo neanche... per scherzo... Non è stata colpa tua... probabilmente era così che doveva andare..."

Fece una pausa per riprendere fiato, le forze lo stavano abbandonando sempre più velocemente " ... Sono troppo perfetto per stare in questo mondo... ti sei solo fatta prendere dalla foga del momento... e dall'amore."

Nonostante tutto, riusciva a farla ridere persino in una situazione del genere. Era questo che più amava di lui, riusciva a trovare il buono anche nella peggiore delle situazioni. Era una persona incredibile, suo fratello.

Tossì violentemente e la pozza di sangue che si stava allargando sotto di lui era un dettaglio che non la rassicurava per niente.

Ray si riprese dallo stato di semi-coscienza in cui era calato momentaneamente: "...Vivi per me sorellina,... in te vivrà per sempre la parte migliore di me... Ti voglio bene." Ray allungò una mano in direzione della sorella che ci poggiò la guancia sopra, lasciandosi accarezzare le lacrime che scendevano copiose.

Sopraggiunse Dominic: "Ehi, sono riuscito a portare fuori un po' di pers... Ma che è successo qui? Ray, parlami!!" e si chinò al fianco del suo amico.

Gli ci volle un po' per metterlo a fuoco, poi biascicando le parole disse: "Tu sei e sarai sempre il mio migliore amico. Non pensavo che, quando ti vidi la prima volta in quel negozio, potessi diventare una persona così importante per me, per noi..." tossì nuovamente e trasse un respiro, poi riprese: "...Sei diventato un mentore, un compagno di vita e d'avventure,... sei diventato mio fratello. E di questo, non ti ringrazierò mai abbastanza..."

Dominic lo guardò con gli occhi colmi di un affetto che non pensava avrebbe mai potuto provare per una persona, una persona conosciuta per caso, e diventata poi il fratello che non aveva mai potuto avere.

"...Prenditi cura di lei, Dom. Promettilo..." Lui, in risposta, gli strinse la mano in segno di muto assenso. "...Crescila, non lasciarla mai sola...Perché questa peste", ed indicò debolmente con un dito la sorella, "sembra una dura, ma ha solo bisogno di tanto amore. Di una guida."

Li guardò con gli occhi pieni di gratitudine: "Siete la mia famiglia... e lo sarete per... sempre."

E, pronunciate queste ultime parole, i suoi occhi si chiusero su un volto finalmente sereno e sorridente.

IL RUGGITO DELL'OCEANODove le storie prendono vita. Scoprilo ora