23 - 2017 (part I): but I love you more

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Pay attention, I hope that you listen
'Cause I let my guard down
Right now I'm completely defenseless

𓁹

Camille ed Harry avevano passato un intero mese insieme a New York ed era stato un sogno: tutto merito della bellezza delle cose semplici, della quotidianità, della costanza. Se qualcuno tempo prima le avesse descritto quelle sensazioni e le avesse detto che l'avrebbe vissute con Harry, Camille avrebbe riso, avrebbe pensato fosse uno scherzo di cattivo gusto e non avrebbe potuto crederci perché era totalmente surreale.

Invece era stato tutto vero e bellissimo.
Quando erano atterrati in città, Camille era tornata immediatamente al lavoro ed era stata sommersa di cose da fare e responsabilità ma, ogni sera, quando tornava a casa - spesso a notte fonda a causa dal tanto lavoro - e lo trovava in cucina o sul divano con la sua inseparabile chitarra tra le mani, sentiva uno strano calore al centro del petto che non avrebbe saputo descrivere a parole.

Harry era premuroso, si assicurava che lei mangiasse, provava a cucinare o - più spesso - ordinava cibo da asporto e gironzolava per casa nudo completamente a suo agio, come se si sentisse totalmente a casa sua. Insieme facevano un sacco di gran bel sesso, su qualsiasi superficie della casa e imparavano a conoscere aspetti sconosciuti l'uno dell'altro, in modo totalmente puro, genuino, quasi infantile. E, intanto, Harry si dedicava al nuovo album, scriveva nuova musica, ancora a mano, scarabocchiando su un taccuino che, sebbene fosse diverso da quello che il ragazzo aveva usato con lei quando erano solo due ragazzini, trasmetteva a Camille la stessa intensità.

In quelle circostanze, mentre lui era distratto, spesso Camille si incantava a guardarlo e iniziava a temere il peggio. Pensava: questa gioia disarmante quando finirà? Quando manderemo tutto in frantumi?

~

27 Gennaio 2017

Una sera, Camille era di ritorno dal lavoro, stanca morta dopo una giornata estenuante. L'unica cosa che avrebbe voluto fare era stendersi sul divano, aprire una buona bottiglia di vino e lasciar finire quella lunghissima giornata di lavoro quanto prima ma Harry aveva organizzato una cena con alcuni amici della casa discografica che erano in città per affari; ne parlava da giorni ed era così entusiasta di presentarla a tutti che lei non aveva altre alternative, se non accompagnarlo.

Per di più, i giorni di Harry a New York erano ormai agli sgoccioli e Camille sentiva la pressione del tempo che passava come se ci fosse un timer sopra le loro teste: ancora pochi giorni e tutta quella tranquillità, quella quotidianità serena che si erano faticosamente costruiti sarebbe svanita nel nulla. Harry sarebbe tornato ai suoi eventi in giro per il globo e sarebbero stati punto e a capo, come l'anno precedente.

Camille rientrò in casa dal lavoro intorno alle otto ed erano già praticamente in ritardo per la cena.

"Harry? Sei in casa?"

"Sono qui." Lo sentii urlare dal bagno, accompagnato da un incessante scroscio d'acqua. "Sono sotto la doccia, non è che per caso vuoi venire a farmi compagnia?"

Il suo solito tono impertinente la fece sorridere. Anche quello le sarebbe mancato disperatamente.

"Magari dopo." Rispose, ridacchiando. "Dobbiamo uscire a cena fra venti minuti."

"Perfetto allora: io ci metto 4 minuti a vestirmi, abbiamo i restanti 16 minuti da impegnare."

"Vai a preparati e basta." Ordinò lei con tono fintamente autoritario attraverso la porta del bagno e il ragazzo smise finalmente di blaterare cose inutili.

This is not a love story [H.S.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora