8 - 2011 (part II): can you read my mind?

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Oh well, I don't mind if you don't mind
'Cause I don't shine if you don't shine
Before you go
Can you read my mind?

𓁹

10 settembre 2011

Era iniziato l'ultimo anno di scuola per Harry e, neanche il tempo di rendersene conto, lui era già indietro sul programma. Tra gli allenamenti e la sua segreta attività con la musica, la scuola era decisamente infondo alla lista delle sue priorità - anche se sua madre non la pensava esattamente così.

Aveva appena terminato una lezione di chimica che aveva ovviamente passato con la testa tra le nuvole, troppo intento a scrivere e perfezionare un nuovo brano alla quale stava lavorando, quando uscii dall'aula e la vide.

Camille era seduta a terra in uno dei corridoi della scuola, appena fuori la palestra; aveva le gambe incrociate nascoste appena dalla gonna troppo corta della divisa scolastica e la schiena schiacciata contro il muro. Nelle cuffie ascoltava musica a tutto volume, mentre guardava con attenzione il quaderno che teneva poggiato sulle gambe, totalmente incurante di qualsiasi cosa la circondasse.

Harry osservò la sua espressione concentrata, la fronte corrucciata, gli occhi attenti che saettavano da una parte all'altra del foglio; il tappo della penna premeva contro il suo labbro inferiore in modo un po' osceno e Harry, solo per un secondo, si ritrovò a fare alcuni pensieri riprovevoli su cosa gli sarebbe piaciuto premere contro quelle labbra da bambina al posto di quella penna blu che lei teneva stretta in una mano.

Poi scosse il capo, come per cancellare quei pensieri dalla sua testa e tornare in sé e deviò dal suo percorso originale per raggiungerla; arrivò lì e si fece scivolare lungo il muro accanto a lei, sedendosi al suo fianco.

Solo in quel momento, Camille si accorse della sua presenza e voltò la testa verso di lui, mostrandogli un bellissimo sorriso sorpreso. "Ciao Harry." Cinguettò allegra.

Lui le sfilò rapidamente una cuffia e la posizionò nel suo orecchio. "Ciao Lille." Mormorò in risposta, ad occhi chiusi, in realtà intento ad ascoltare con attenzione la canzone che suonava nelle sue cuffie - che riconobbe all'istante. "Bella questa, da quando ti piacciono i The Killers?"

"Da sempre."

Harry riapri gli occhi e li fissò su di lei, mostrandole un sorrisetto orgoglioso che voleva dire: questa è la mia ragazza. "Che fai?"

"Provo a risolvere un'equazione impossibile del professor Davis, vuoi darmi una mano?" Scherzò lei. Sapeva bene che Harry non era esattamente il tipo di persona a cui chiedere una mano con i compiti, soprattutto di matematica.

"Neanche morto. Intendo... che ci fai qui seduta a terra?"

"Oh. Aspetto Trevor."

Il sorriso sul volto di Harry si spense all'istante, lasciando spazio ad una espressione infastidita. "Ah, grandioso." Mormorò, roteando gli occhi al cielo. "Proprio non capisco cosa ci trovi in quello lì."

Camille e Trevor si conoscevano da un po', frequentavano lo stesso corso di nuoto della scuola e qualche volta si erano incrociati alle gare ma lui era più grande e sebbene fosse sembrato sempre un po' interessato a Camille, si era tenuto a distanza. Lei, d'altro canto, non aveva minimamente pensato di fare il primo passo. Invece quell'anno, dopo le vacanze estive e in concomitanza con l'inizio del nuovo anno scolastico, Trevor le aveva ufficialmente chiesto di uscire ed avevano ormai iniziato a frequentarsi da un paio di settimane.

Quando Camille aveva raccontato tutto ad Harry, lui si era immediatamente mostrato contrario.

La ragazza lanciò un'occhiata furtiva ad Harry per le sue parole e il suo tono antipatico; sapeva benissimo che non era normale - non era sano - che lei godesse e si beasse di tutto il fastidio che la presenza di Trevor nella sua vita procurava Harry. Eppure era così, non poteva negarlo: vederlo così infastidito la compiaceva.

This is not a love story [H.S.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora