16 - 2015 (part IV): I am brave enough

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It's better to feel pain, than nothing at all
The opposite of love's indifference
So pay attention now
I'm standing on your porch screaming out
And I won't leave until you come downstairs

𓁹

16 Marzo 2015

Quel pomeriggio Camille stava seguendo un seminario facoltativo sulle interazioni tra cinema e letteratura russa che - effettivamente - era di una noia mortale. Si sosteneva la testa con una mano cercando di non addormentarsi e guardava costantemente il cellulare, sperando che la restante ora e mezza passasse in fretta.

Non aveva superato quello che era successo la sera prima, poco fuori la sala conferenze dei Boston Celtic. In verità, non aveva superato niente di quella serata e non riusciva a pensare ad altro. Era distratta, nervosa, impaziente, non riusciva a stare ferma al posto e nessuna lezione al mondo le era mai sembrata così noiosa come quella.

E fu proprio mentre controllava l'ora per la millesima volta che il telefono le vibrò sul banco.

Quando Camille lesse il nome del mittente della telefonata in arrivo, per poco non ebbe un infarto: Harry la stava chiamando.

La ragazza sbarrò gli occhi mentre le si mozzava il respiro. Fissò il telefono inerme, senza sapere che fare e con il cuore palpitante nel petto. Presa dal panico, staccò la telefonata.

Seguirono alcuni secondi di pace, in cui lo schermo del telefono di Camille restò silenzioso e spento e tutto sembrò tornare alla normalità. La banalità della lezione che stava seguendo prese improvvisamente ad essere entusiasmante.

Poi il telefono ricominciò a vibrare.

Quel pomeriggio - mentre lei era al seminario di letteratura russa della quale non aveva ascoltato una singola parola - arrivarono ben 12 chiamate di Harry e restarono tutte senza risposta. E dopo un po' arrivarono i messaggi.

Ore 18:10
Da: Harry
Mi stai ignorando?

Ore 18:23
Da: Harry
Perché non rispondi alle mie chiamate?

Ore 19:15
Da: Harry
Ci sei?

Ore 20:23
Da: Harry
Camille cazzo

I messaggi e le chiamate andarono avanti tutto il pomeriggio fino a quando verso sera sembrò essersi rassegnato: per un po' le chiamate smisero di arrivare e così anche i messaggi.

Forse si è stancato, forse avrà trovato qualche altra distrazione per la sua serata - pensò Camille con fastidio, osservando i messaggi alla quale non aveva risposto mentre era stesa sul letto della sua stanza del campus - o forse sta cantando qualche stupida canzone che ha scritto con me ad uno dei suoi stupidi concerti.

Posò il telefono sul comodino con un gesto rapido e un po' nervoso, tornando a fissare il soffitto.

Poi, quando era quasi sul punto di addormentarsi, il telefono vibrò ancora. Era mezzanotte passata ed Harry aveva ricominciato. Camille respirò pesantemente e -  presa da un improvviso scatto di nervosismo - premette il tasto verde sullo schermo e rispose.

"Smettila."

"Finalmente."

"Devi smetterla - sul serio."

"Di fare cosa?"

"Di chiamarmi, Harry, di scrivermi. Devi smetterla. E' notte fonda, io sto-"

This is not a love story [H.S.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora