Riflessioni della metà di mezzo

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Mi chiamo Laura Alice Sara Francesca.

Poco importa quale sia il mio nome. Potrei essere ognuna di queste donne.

Quello che importa è la mia età. In tempi remoti, dopo i fatidici "anta", veniva dichiarata la terza età. Ho qualche anno in più. Quel "qualche" assume un valore aggiunto.

Da un po' di tempo non ho un uomo. Non ho un amore. Non sono alla ricerca di nuove emozioni. 

Potrebbe essere una normale conseguenza di un'età che passa se non fosse per... "l'Altra".

Mentre io con gli anni mi sono rassegnata al posto vuoto nel mio letto, a quel territorio inutilizzato da tempo immemorabile, "l'Altra", senza un minimo di ritegno mi assilla con le sue continue, insensate richieste. Mi annoia.

Non abbiamo raggiunto in simbiosi quella linea immaginaria oltre la quale s'intravede l'indistinto sfocare crepuscolare. Non siamo invecchiate assieme.

Io, senza drammi e con naturale accettazione, ho cambiato pettinatura, ho smesso di tinteggiare i capelli lasciandoli al colore della luna, dell'argento, della neve. Un biancore arrivato per merito, per ricordarmi che la giovinezza è passata e sono qui a rievocarla senza rimpianti. Senza provare sensi di colpa per scelte dettate dalla consapevolezza.

Non ricerco più l'euforia di elevarmi indossando calzature svettanti. Le gonne, così femminili, soprattutto quando mostrano ginocchia ben tornite, sono state sostituite da comodi pantaloni. Insomma, io, donna diversamente giovane, mi sono adeguata a questo terzo tempo, che è, a tutti gli effetti, il mio tempo.

"L'Altra", tormento delle mie giornate serene e senili, si sente ancora la ragazza che andava in giro furoreggiando e ammaliando con addosso, oltre agli sguardi smaniosi degli uomini e invidiosi delle donne, hot-pans dichiaratamente indecenti, tali da mettere a rischio l'ordine pubblico.

Un self talk acceso, snervante, stordisce la mia vita. Le mie giornate.

Ehi, ma ti vedi? Sei ridicola con la minigonna! E togli quella treccina dalla fronte, non hai più quindici anni!  Io.

Sei sempre la solita drammatica!  

Replica quella che non vuole invecchiare, quella che mi opprime, petulante e noiosa perché non mi concedo più a nessuno; nemmeno al vicino di casa, single e, a guardare bene, assai affascinante.

Sei proprio vecchia! Non ti riconosco più. Eri tu a correre dietro agli uomini. E adesso? In fondo non hai novant'anni! L'Altra.

Non ti sopporto più. Sempre io.

Ricompongo ordinatamente le mie stagioni: quante ne ho vissute? Quante albe, quanti tramonti sono scivolati via, davanti ai miei occhi colore del cielo? Un conteggio rimasto sospeso in questa stagione che introduce il periodo autunnale della vita.

Non è facile trovare un uomo. Un uomo che mi vada bene. In fondo, con la mia vita monocromo, monotematica, monogama, monotona, insomma "mono", sto (abbastanza) bene.

A volte mi capita di cercare in qualche anfratto mnemonico, ricordi di una vita che sembra ancora voler chiedere strada. Con l'età ci si affina, non ci si accontenta più, non siamo più disposte a farci vedere sempre perfette; il bello di essere single per scelta (per scelta? Mah!) è che non devi preoccuparti della tinta da fare ai capelli per mimetizzare quella dannata crescita, quella riga separatrice di colorazioni, dalle diverse sfumature che per anni ha minato la tua autostima e succhiato, come una sanguisuga, le esigue entrate.

E vogliamo parlare del pigiama? Ah! Che libertà indossarlo senza sensi di colpa. Vecchio, consunto, caldo, largo. Ma soprattutto COMODO! Tanto, chi ci vede?

Non essere osservate, criticate, esaminate è una bellissima sensazione di indipendenza.

E della lingerie? Che mi dite? Oh, era bello sì mostrarsi con un corpo perfetto e levigato indossando l'ultimo, strepitoso completino di pizzo rosso impreziosito da un nastro in raso rigorosamente red passion. Ammetto che un pizzico di rimpianto, di velata nostalgia, la percezione di un budellino che si contorce, una fitta al fegato, bè sì, ci stanno tutte queste  inevitabili conseguenze di una spietata rievocazione storica.

E diamine, non posso mentirmi da sola! Insomma, io starei bene anche così se non fosse per questa compagna di vita che si sente ancora "La bella addormentata nel bosco" in attesa dell'ennesimo principe azzurro.

Da sola con te non mi diverto più.

Eccola che ricomincia.

L'ascolto.

Va bene, questa sera esco.

Mi ritrovo così, mio malgrado, catapultata in una serata che sarebbe dovuta essere una tranquilla serata come tante, come tutte quelle che, da quando ho preso atto della mia attuale situazione, della metamorfosi conclusa, si sono rincorse una dopo l'altra senza affanno.

L'interpretazione, tutto sommato, mi aggrada. Dovrò solo indietreggiare di qualche lustro. Rivangare antiche pratiche seduttive.

Indosso la maschera "dell'Altra", di quella che non accetta l'avvilimento della camomilla prima di andare a dormire. O del pigiama informe. O della biancheria di cotone bianco.

Mi appresto, in una sorta di rito dimenticato sotto strati di anni, accumulati come una collezionista di cose d'altri tempi, a risvegliare l'antagonista della bella addormentata la quale, da tempo immemore, non si risveglia nemmeno sotto l'effetto dell'uomo più attraente del condominio.

Mi concedo il lusso di un bagno caldo. Questo servirà a rilassarmi, a rendere la pelle morbida, pronta ad assorbire la crema che mi spalmerò generosamente su tutto il corpo. Metto qualche candela profumata sul bordo della vasca, per terra, sul ripiano accanto al lavandino. Ammiro soddisfatta la scenografia allestita nella location intima e inespugnabile della stanza da bagno.

Accendo le candele con sacralità, come si usa fare con quelle in chiesa, ma queste profumano di vaniglia, cannella, arancia. Un misto di fragranze che mi entrano nelle narici con virilità. Una penetrazione di odori. La chiamano aromaterapia. Se aggiungo la cromoterapia, dovuta alla tenue luce delle fiammelle, sono in una sorta di Eden.

Immersa fino al collo nell'acqua calda, con la schiuma che sembra voglia entrare in ogni piega, in ogni orifizio, pregusto la mia serata.

Un brivido mi scuote. Il cuore pompa più velocemente, il sangue ha ritrovato la voglia di farmi scoppiare la testa. Chiudo gli occhi. Fantasticare è il miglior tonico naturale del mondo.

Lascio di malavoglia l'acqua che si è fatta tiepida, mi avvolgo in un immacolato asciugamano, strofino bene la pelle.

Verso sul palmo una generosa dose di crema, inizio il lieve massaggio dalle caviglie. Mi aspetta una lunga serata, mi devo preparare con dedizione.

Sono fuori allenamento. Fatico a riprendere abitudini e gesti che un tempo mi erano familiari. 

Da molto tempo non coccolo il mio corpo. Troppo presa dalle traversie della vita, l'ho trascurato ma sembra che danni evidenti, al momento, non ce ne siano. O almeno io non li vedo.

Domani fissare appuntamento per visita oculistica. 

Urgente.



IO E L'ALTRADove le storie prendono vita. Scoprilo ora