L'Altra sta ancora dormendo

138 19 55
                                    


 Sono confusa. Ho dormito un  sonno chimico dalle conseguenze rilevanti. Riavvolgo le tappe della mia vita: Filippo è mio nipote, diciassette anni, figlio di Antonio che da trentasette anni è mio figlio, e di Aurora che ci ha messo quasi quarant'anni per essere quella che è. 

Ora mi è tutto chiaro. Non è il postino. Apro fiduciosa ma perplessa.

– Eccolo, il mio nipote preferito!

– Nonna! Sono il tuo UNICO nipote.

– Appunto, l'unico amore della nonna! Ma... Filippo, a quest'ora non dovresti essere a scuola?

Filippo appare di quella bruttezza di un adolescente impestato di brufoli. Peccato, ha un viso contraddistinto da un ovale perfetto, due occhi profondi di un verde scuro, capelli lunghi e ondulati, naso un pochino a "patata" ma questo non peggiora la situazione, anzi, rende il suo volto simpatico, ma quello che lo fa apparire unico e irresistibile sono quelle due fossette ai lati della bocca. Insomma, avete capito: sono innamorata di mio nipote!

– Nonna, ti devo parlare...

Il tono della voce non mi piace per niente. E' un ragazzo che sorride poco, ma questa volta ha l'espressione di un condannato a molti anni di scuola.

– Entra tesoro, andiamo in cucina a preparare il caffè, direi che questa mattina ne ho veramente bisogno!

Con addosso la vestaglia, le ciabatte rosa, senza un filo di trucco e nemmeno pettinata sembro la bisnonna della Patrizia che poche ore fa si strusciava in mezzo alla pista di una discoteca con  un tubino nero e calze autoreggenti.

 Questa con la vestaglia sono io. L'Altra sta ancora dormendo.

– Filippo, raccontami perché non sei andato scuola, hai già perso un anno, non vorrai correre il rischio di perdere anche questo, vero?

Mio nipote abbassa lo sguardo, lo vedo sempre più incupito, sembra sul punto di piangere. Sento che l'ansia cresce. Rinuncio al caffè. Meglio una camomilla. Doppia.

Il tono della sua voce non fa che confermare il momento d'intenso turbamento.

– Nonna, la scuola non c'entra, papà e mamma si stanno separando.

Lo dice tutto d'un fiato. Lo dice che sembra un bambino piccolo sul punto di crollare in un pianto liberatorio. Gli è venuta quella smorfia che conosco bene. Anche suo padre, da piccolo, faceva così. Cerco di fare l'indifferente. Cerco un'espressione estrosa, poco preoccupata, poco presente. In realtà, per un attimo il cuore mi si è fermato. Faccio un respiro profondo. Rintraccio a fatica qualche cosa di sensato da dire. Mi sento impreparata di fronte alla dichiarazione disperata di mio nipote. Dovrei avere una certa esperienza in questo campo, ma la separazione di un figlio scopro che è più dolorosa. Non so perché. Non me lo spiego. Per il momento. Sento solo che sarà un dolore più profondo e difficile da gestire.

L'acqua della camomilla è pronta. Prendo il filtro calmante, lo immergo nel liquido bollente. Devo assolutamente mantenere il controllo della situazione.

– Vedi Filippo, a una coppia capita, prima o poi, di attraversare un periodo di crisi, succede a tutti e, alla fin fine, questi momenti sono anche positivi perché poi, in molti casi, moglie e marito capiscono dove c'è il problema, lo risolvono, o almeno cercano, e torna tutto come prima. Anzi, meglio. Non ti devi preoccupare tesoro, vedrai che nel giro di pochi giorni tutto passerà e mamma e papà torneranno a essere felici. Dai, bevi anche tu la camomilla, ti farà bene.

Cerco di convincermi che il discorsetto appena elargito a mio nipote non è un rigurgito di falsa visione della vita reale di una coppia.

A Filippo, infatti, il predicozzo appena sostenuto sembra non avere sortito nessun effetto. I muscoli facciali non si sono per niente rilassati. Sembra di marmo. Pallido. Duro. Improvvisamente lo vedo uomo. Il mio nipotino! Anche lui è diventato grande. Caccio al mittente le lacrime. Mi siedo e sorrido, un sorriso artefatto. Sto sorridendo al nulla.

IO E L'ALTRADove le storie prendono vita. Scoprilo ora