Che domenica!

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 Dichiaro chiuse le ostilità verso la malvagia Hyde.

Posso concentrarmi sulle fantasie che mai riuscirò a mettere in pratica. 

Sono quasi le dieci di sera. A quest'ora dovrei accomiatarmi dal mondo e ritirarmi mestamente nelle mie stanze. Sarà l'effetto dell'acqua calda sulla pelle ma sento la mente tentata a lasciarsi sedurre senza riserve all'Altra. Viaggiano in sintonia quando si tratta di tirarmi fuori dalle mie incertezze, e da quel pudore che da qualche anno ha inibito ogni forma di espansività affettiva, ma non solo, verso l'universo maschile.

Michele. Lo chiamo. Non lo chiamo.

Prendo il cellulare appoggiato sul morbido tappetino blu dello stesso colore delle piastrelle. Squilla a vuoto. Sto per chiudere la telefonata quando la sua bella voce mi fa sobbalzare nell'acqua. Il movimento brusco provoca un piccolo tsunami schiumoso.

- Patrizia! Che piacere sentirti, scusa se non ho risposto ai tuoi messaggi ma ho avuto una giornataccia. Dimmi tutto, dove sei e come stai?

- Ciao Michele, grazie, sto bene... ehm sono a casa, in questo momento sto facendo il bagno per rilassarmi e... 

- Ah, interessante...

Sussurra lui con voce suadente. Credo di averlo sorpreso. In realtà sono più sorpresa io. Perché ho telefonato a un uomo pressoché sconosciuto mentre ondeggio pigramente nell'acqua calda? E adesso cosa gli dico? Che sono avviluppata nella schiuma come una frittella infarinata pronta per essere fritta in padella?

- Come ti invidio, io sono secoli che non faccio un bagno, preferisco una doccia veloce. Immerso in una vasca piena di schiuma mi annoierei a morte. Voi donne invece adorate starvene a mollo, vero Patrizia? 

Sento il pentimento salirmi fino al cervelletto per poi inoltrarsi nella materia grigia che sembra sia ancora piuttosto compatta e tutto sommato reattiva, nonostante il calore provocato da molteplici fattori ambientali e ormonali. Sono stata una maestra elementare. Mi sono sposata. Ho divorziato. Ho un figlio. Un nipote. Una nuora. Mi occupo di un'associazione culturale. Mi piace leggere, scrivere, viaggiare, osservare. Molte esperienze.  Molta vita. Conosco bene le diaboliche sottigliezze maschili atte a raggiungere l'obiettivo. Sempre quello. E tutto questo non mi ha insegnato nulla? Non ho imparato niente dalla generosità degli eventi? Dalle mie esperienze umane?

- Patrizia, ho voglia di sapere quali sono le tue sensazioni in questo momento, scommetto che ti piace da morire stare nuda immersa nell'acqua calda. Vorrei essere lì per guardarti, lo sai? Ti prego, dimmi cosa stai provando. 

Continua lui con la voce sempre più roca.

Sto provando un misto di vergogna, incredulità e anche pentimento. Ecco cosa sto provando caro il mio bel marpione attempato.

- Scusami tanto Michele, ho fatto un errore telefonarti a quest'ora, sono stata invadente e inopportuna. Senti, forse è meglio se ci sentiamo un'altra volta eh?

- No, no, ma quale invadente e inopportuna, Patrizia, hai fatto benissimo! Avevo voglia di parlare con te, davvero, sono io che mi devo scusare per non averti risposto, sono stato davvero un imbecille!

 Riprendo la conversazione con un tono diverso: formale, distaccato.

- Michele, questa sera preferisco andare a letto presto, sai, ieri sera per me è stata una cosa eccezionale fare così tardi, io non sono quella che hai conosciuto in discoteca, sono molto diversa. Quella che hai visto non ero io... insomma sì ero io ma in realtà ho seguito i consigli di... di... diciamo  un'amica molto intima che mi ha spinta a travestirmi, a comportarmi in modo diverso dal solito.

Meglio che mi fermi qui o mi prenderà per matta.

- Patrizia, non preoccuparti, non ti voglio certamente forzare. Grazie per la telefonata. Buona notte cara.

Mi ha dato la buona notte come si fa con una zia, o la nonna. Certo che una buona impressione di sicuro non gli ho fatto. Chissà quali pensieri si era fatto su di me. E come dargli torto, ieri sera è stato lo spettatore privilegiato di una mia performance strabiliante. Unica e irripetibile.

- Ciao Michele, buona serata a te...

Ma Michele già non c'è più. Avrei dovuto dirgli: "Addio Michele, scusami se ti ho ingannato".

Serata finita. Mi sento delusa, avvilita. 

Ho rovinato tutto.

Ho perso l'arte della seduzione. Una cosa che mi era sempre riuscita benissimo. Quanti uomini ho sedotto? Quanti uomini ho avuto? Trarre conclusioni, addizionare amori e relazioni sarebbe alquanto penoso. E inutile. Tutti immolati sull'altare della libertà. Dovrei essere un'esperta invece mi sento una principiante con ancora molte cose da imparare. 

Un momento. Ma questo è bellissimo! Se ho ancora molto da imparare ci dovrà pure essere qualcuno che mi insegni.

Che mi dica come si fa. Questo qualcuno potrebbe essere Michele, sempreché non si sia offeso.

Cerco di dimenticare la chiacchierata con lui e la conseguente piccola delusione.

Apro il rubinetto dell'acqua calda per concedermi ancora qualche minuto di relax.

Richiudo gli occhi. Sento il suono di un messaggio in arrivo. Penso subito a mia nuora.

La reginetta degli sms.

Michele. Oddio adesso mi scrive che sono una vecchia ridicola patetica sciocca donna con ancora qualche sprazzo di femminilità che sa di rancido, di stantio. 

Non ho il coraggio di leggere. Leggo.

Buona notte Patrizia. Ho voglia di rivederti. Michele

Posso andare a dormire con l'animo leggero e l'espressione di una donna bambina.

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Aziono le palpebre concentrandomi sul giorno. E' importante sapere se mi sono svegliata in una giornata festiva o feriale. Confido nel cellulare per una una risposta chiara e diretta. 

"Ehi Google, che giorno è?"

Il dialogo mattutino con l'amico metallico, senza anima e senza cuore, conferma che ho aperto gli occhi nell'atmosfera ovattata di un'anonima domenica novembrina. Non dovrò scendere a procurarmi il cibo ergo, la commessa non sarà in pensiero nel non vedermi.

 Inizio la lunga vestizione per uscire. Programma: colazione in centro, passeggiata lungo le antiche mura che avvolgono come un abbraccio la città in cui sono nata e vissuta per mezzo secolo. Treviso nel mio cuore.  Immancabile un passaggio in libreria. Jeans, maglione, scarpe basse e piumino. Il travestimento dell'altra sera è da considerare tra le cose più spiritose messe in scena negli ultimi dieci anni. Una carnevalata fuori stagione.

Osservo dalla finestra il traffico moscio di una domenica vestita di grigio. Il suono fastidioso del campanello interrompe il balletto dei pensieri.

E adesso chi è.

Escludo il postino il quale, almeno la domenica, è esonerato dalla sua mansione di porta bollette, chiamarlo portalettere, nell'era delle e-mail sarebbe un eufemismo. Questa è la signora Elisa del secondo piano che dimentica sempre le chiavi del portoncino. Ma non può rompere le scatole alla gente di domenica mattina! Perché tutti si attaccano al mio citofono? La posizione di capofila degli avvisatori acustici chiamati volgarmente campanelli, gioca a mio sfavore ma non mi sembra tecnicamente possibile prendere in considerazione di spostarmi al piano primo per retrocedere nella graduatoria dei nomi condominiali.

- Mamma, sono io. Mi apri?


IO E L'ALTRADove le storie prendono vita. Scoprilo ora