Ho sbagliato tisana?

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La body cream di un noto marchio di profumi, dall'aroma sensuale quanto basta per farmi sentire una donna privilegiata, ha fatto subito effetto: sento l'epidermide liscia, setosa, profumata. Indosso un reggiseno di pizzo nero. Una quarta misura compressa nel nuovo intimo crea un effetto straordinario: lo compatta, lo alza, ne mette in evidenza la forma. Non so come, dal momento che grande sportiva non sono mai stata, ma conservo ancora un decolletè giovanile, braccia toniche e spalle ben dritte.

Con gesti lenti, come la protagonista di un film hard, infilo calze velate nere, autoreggenti. L'ultima volta che le ho indossate correva l'anno... lasciamo perdere. Meglio evitare riesumazioni mnemoniche pericolose.

 Forse il giro coscia si è un tantino ingrossato, ma la caviglia è ancora sottile. Ho ancora gambe  agili e gradevoli.

 Mi godo questo momento di dedizione assoluta. Provo un piacere dimenticato, sepolto sotto le oscure dinamiche  della vita: delusioni e dolori relegati ordinatamente nell'archivio storico della scatola cranica. Depressioni, separazioni, lutti, hanno lasciato il segno. Anni passati trascinandomi da uno psicologo all'altro per cercare di uscire da quelle tenebre, quella voragine che mi stava tirando sempre più giù. Fino agli abissi. Fino agli inferi infestati da mostri che mi stavano ingoiando con grande avidità. Belve invisibili, fameliche, che strappano le carni banchettando giocose come gattini ruffiani.

Un lungo tunnel dentro il quale mi sono ritrovata senza quasi accorgermene. Quando ho capito, quando le bestie voraci furono sazie della matassa cerebrale, con tutto l'infelice contenuto, era troppo tardi. Malesseri, capogiri, ricoveri. Pronto soccorso. Ospedali. Ambulatori. Un tour sanitario che non auguro a nessuno. Non c'era nulla che non andava nel mio fisico. Il male era nella mia anima, che si era fatta scura. Di un nero mortale.

Ora voglio rinascere. Rivivere. Dimenticare estati senza sole e inverni glaciali. 

Apro l'armadio, discreto contenitore di indumenti suddivisi con ordine in base alle stagioni e alle occasioni. Indosso un tubino nero rimasto appeso e ignorato abbastanza tempo da farmi temere di non entrarci più. Il punto critico è sempre quello. Trattengo il fiato sperando nella tenuta della cerniera. Ricordo ancora dove ho acquistato questo abito dalla semplice, elegante fattura: sono pur sempre una signora.

La giovane commessa di un noto negozio del centro, dallo sguardo professionale, mi consigliò una taglia di meno dal momento che (secondo lei) non fasciava come avrebbe dovuto.

Ecco, adesso mi fascia come una guaina. A volte non ascoltare le commesse porta bene.

Mi guardo nello specchio che copre una intera anta del capiente armadio. Stento a distinguere la donna riflessa. Che cosa sto facendo? Dove sto andando? Forse in erboristeria ho acquistato una tisana dagli strani effetti collaterali?

 Corro in cucina a controllare. Apro l'armadietto delle spezie: tisana allo zenzero, tisana drenante, tisana digestiva, tisana rilassante, tisana della buona notte. Un consistente assortimento di sacchettini trasparenti, con l'etichetta scritta a mano, sembrano inoffensivi e innocui. Nessuna "erba" misteriosa pare non avere compromesso la mia stabilità psichica.

Mi tranquillizzo, la mia è solo una performance del tutto passeggera dovuta agli ormoni e a quella "peste" che sopravvive nei sobborghi di una mente matura ma indifesa. Non avrò nessun tipo di conseguenze, al massimo verrò ricoverata in psichiatria. 

Penso a mio figlio, a mio nipote. A mia nuora.

Mio Dio, se mi vedessero conciata così, cosa penserebbero? Peggio, cosa direbbero? Già vedo la faccia contorta in una smorfia mostruosamente realistica di Aurora, sento la sua vocina stridula.

"Signora, ma come si è combinata! Sta per caso andando a un ballo in maschera? Ma che razza di madre hai, Antonio!"

Aurora, ma proprio tu parli che ti vesti come una ragazzina del liceo senza renderti conto che anche per te i fatidici anta stanno per arrivare. Ridicola. Patetica.

E senza un filo di classe.

Obiettivamente, osservando la donna riflessa nello specchio, non posso darle torto. Combinata così non mi riconosco nemmeno io.

Stai benissimo, era ora ti dessi una svegliata. Rieccola, la Bella addormentata è tornata.

Sei  soddisfatta? Guardami, guardami bene, sembro una... una... hai capito cosa intendo, vero? 

Passo incredula e spaesata al trucco. Da qualche parte dovrei avere una bustina con antichi arnesi usati nei tempi che furono. Ho conservato proprio tutto sperando, forse, in una rinascita corporale e spirituale. Non ricordo dove ho messo quei rimasugli di cosmetici acquistati nei grandi magazzini del centro. Sembra sia passato un secolo. Di sicuro l'ultima volta che ho usato mascara, matita nera, ombretto e rossetto è stato molto tempo fa.

Escludendo il frigorifero e la scarpiera rovisto nel mobiletto del bagno.  Aspirina, Tachipirina, anti infiammatori, anti dolorifici, supposte, cerotti e quant'altro hanno sostituito profumi e belletti. Proseguo la ricerca degli oggetti perduti nel cassetto della biancheria passando poi per la "zona borse" riposte per cessata attività. E proprio in una di queste ho ritrovato la mia trousse. Una semplice bustina nera con due scomparti. Apro le due cerniere, con emozione e curiosità. Un ritrovamento degno di una spedizione speleologica. La memoria scandaglia sensazioni remote riposte assieme ai cosmetici perfettamente conservati nei loro astucci griffati. Sembra ieri. La percezione del tempo segue direttive a me tuttora sconosciute ergo, non mi sono conservata bene come questi cosmetici, alleati preziosi della giovinezza femminile.

Stendo sulla pelle del viso un velo di fondotinta, aggiungo una pennellata di fard. Sottolineo con la matita nera gli occhi per metterne in evidenza il colore chiaro. Passo ripetutamente il mascara sulle ciglia. Matita marrone sulla curvatura delle sopracciglia. 

Mi concentro sulla bocca.

E' rimasta morbida e carnosa. Al delicato, neutrale, burro di cacao non ho mai rinunciato, probabilmente a questa semplice abitudine anti screpolature devo l'attuale situazione labiale. Passo il rossetto di un bel rosa scuro poi sopra uno strato di rosso acceso. L'effetto è quello che volevo: una bocca alla quale nessun uomo potrà resistere. 

Dopo il seno è la mia bocca ad accendere fantasie e promesse. 

Mi concedo qualche goccia di profumo dietro le orecchie.

Sono quasi pronta. Sono impazzita. Sono vecchia. Sono io?

Indosso le decolletè nere. Nella genuina confusione mentale mi chiedo se Cenerentola, quando è andata al ballo vestita da principessa, si sia sentita come mi sto sentendo io mentre chiudo la porta alle mie spalle.

Mi dirigo con la mia piccola city car, che non assomiglia per niente alla carrozza trainata dai simpatici topolini bianchi, verso un locale dove mi sono trovata a transitare tempo fa. 

Tantissimo tempo fa. 

Chissà se esiste ancora.

IO E L'ALTRADove le storie prendono vita. Scoprilo ora