Un amore così bello

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Con addosso l'odore salmastro, e negli occhi la linea grigio verde di congiunzione tra cielo e mare, ripercorro la superstrada Treviso Mare al contrario. Sarò a casa tra un'ora. Riaccendo lo smartphone volontariamente tenuto spento per staccarmi dal mondo materiale e riconciliarmi a quello spirituale ricercato in riva al mare. Nessuno ha sentito il bisogno di interagire con me; nemmeno una telefonata persa. Nemmeno due misere righe scritte da Aurora per chiedermi le cose più futili, inutili e inopportune ma, forse, quello era il suo modo ingenuo per tenermi legata a lei.

Avverto già la mancanza dei messaggi da parte di mia nuora? Sento gli occhi inumidirsi, lacrime salate come il mare affiorare, bagnare le ciglia. Certamente sentirò  la sua mancanza da non imputare ai suoi brevi scritti ma al fatto che ha sposato mio figlio, mi ha dato l'immensa gioia di un nipote e, a modo suo, mi ha voluto bene.

 Gli accadimenti di questa mattina non hanno scatenato l'inferno. La calma dopo la tempesta. Troppo presa dal liberare la mente e metabolizzare ciò che mio figlio mi ha comunicato solo poche ore fa, ho dimenticato di scattare qualche foto. Meglio così, questo breve distacco emotivo dalla realtà hanno prodotto una forma di autodifesa benefica.

Non vedo l'ora di arrivare a casa per immergermi nell'acqua calda della vasca da bagno. Accenderò come al solito le mie candele preferite, metterò una musica rilassante e  godrò mentalmente ogni attimo, ogni orma lasciata sull'arenile jesolano.  Alcune gocce di poggia bagnano il parabrezza. Aziono le spazzole del tergicristallo, inserisco un CD e mi concentro nella guida cercando di non pensare a nulla. 

– E tu cosa ci fai qui?

– Semplice, ti aspettavo.

– E da quanto mi stai aspettando, avevamo per caso un appuntamento sul pianerottolo? 

– No. Ti ho vista parcheggiare l'auto, ho fatto due rampe di scale ed eccomi qui...

– Ma non eri raffreddato?

– Appena ti ho vista mi è passato tutto, mi sono preso un'aspirina come mi hai consigliato, mi sono steso sul divano a leggere un libro e adesso guardami, sto benissimo!

Giuseppe ha un sorriso birichino stampato sul volto, con in mano la ciotola contenente quello che è rimasto della crema al mascarpone, strappa anche a me un sorriso che si tramuta immediatamente in una smorfia insofferente.

Non sono più abituata a trovarmi un uomo fuori dalla porta di casa. Già mi sento soffocare. Non sopporto di essere controllata, esaminata, intercettata. Sentirmi libera è un'esigenza ineludibile, passare dal sorriso a un moto di stizza è un attimo.

Non cambierò mai!

Dopo anni di solitudine monacale, dovrei saltellare per la contentezza. Trovare fuori l'uscio di casa un uomo affascinante, dallo sguardo intelligente, colto, educato e che sa anche preparare un ottimo arrosto è il sogno, plausibile, di ogni donna. Invece.

Invece io sto provando un sordo, viscido fastidio. Già mi manca la solitudine di una spiaggia deserta da poco lasciata. Ho voglia di fare un bagno caldo. Ho voglia di compiacermi in solitudine delle mie emozioni. Ho ancora voglia di camminare in riva al mare. Subdolo, strisciante come una serpe velenosa il mio umore è mutato.

– Patrizia, ti ho per caso disturbata? Hai cambiato repentinamente espressione, scusami, forse non dovevo farmi trovare sul pianerottolo con una terrina in mano. Mi sento un perfetto cretino!

– Ma no, non dire così! Scusami tu, ecco io...  non mi aspettavo di trovarti qui. Dai, entra che ci prepariamo un bel Tiramisù, anzi "Tirame-sù" detto alla trevigiana. Lo sapevi che è il dolce più famoso al mondo, la ricetta più cliccata su Google e che è nato proprio a Treviso?

IO E L'ALTRADove le storie prendono vita. Scoprilo ora