Con il nastro rosso

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 – Professore, è lei... che sorpresa!

– Ciao Pat, ti disturbo?

Siamo passati al  confidenziale "Pat". Non starà un po' troppo correndo?

Senti cara, goditi in santa pace queste ultime ore del vecchio anno. Potrebbe essere l'ultima occasione. Potrebbe essere il tuo ultimo anno. 

Il ritorno della Bella Addormentata! Menagrama di una menagrama, tornatene pure al tuo mondo infantile, alla tua adolescenza incatenata. Ai tuoi sogni, alle speranze vane. Alla tua incapacità di invecchiare serenamente.

 Non devo scompormi, non devo più darle retta. Sono una donna matura, sono una nonna. Non mi farò corrompere dalla  giovane immagine di me stessa. 

– Ma scherzi, anzi mi fa piacere! Ti serve per caso qualche cosa? Sale, limone, zucchero, di solito  suonano alla porta per chiedermi cose del genere...

Mi sento ridere in modo quasi isterico. Calma, non agitarti.

Giuseppe è una sorpresa sotto tutti i punti di vista.

Senza tanti convenevoli entra in casa. Mi piace il suo modo risoluto. Chiudo la porta alle sue spalle. Riconosco l'aroma del suo profumo. Annuso l'aria spostata dalla corporatura assemblata con gusto estetico. 

La sua risata mi segue fino in cucina.

– No, no non mi serve niente. Sono salito per chiederti una cosa...

– Vedi? Qualche cosa da chiedermi ce l'hai.

Rispondo divertita.

Avverto da parte sua una punta di imbarazzo. Infatti ha abbassato lo sguardo. Si passa una mano tra i capelli piuttosto lunghi e striati d'argento. Si toglie gli occhiali da vista. Si stropiccia gli occhi. Non lo so cosa stia per chiedermi ma strategicamente cerco di deviare il discorso. Chissà poi perché. Mah! Noi donne siamo davvero un mistero.

– Sei arrivato giusto in tempo per assaggiare la mia crema al mascarpone. Sei goloso?

– Golosissimo e infatti guarda qui...

Si tocca la pancetta. 

– Ma stai benissimo! IO ho la pancetta, guarda qua...

 Appoggio una mano sul mio ventre per niente piatto. Deciso, da domani dieta. Ma al pandoro con il mascarpone non rinuncio.

Giuseppe quasi con tenera posa una mano sul mio ventre leggerissimamente tondeggiante. Ci guardiamo e sembra che per la prima volta ci "vediamo". Per un secondo i suoi occhi chiari si fissano nei miei della stessa nuance. 

– Adoro le donne con un filino di pancetta, le trovo molto attraenti.

Parla con un marcato accento pugliese. Nonostante i molti anni trascorsi in Veneto gli è rimasto quell'accento meridionale che lo rende, ai miei occhi, oltre che affascinante anche simpatico.  

Le piacevoli sensazioni derivate dal suo modo di parlare si mescolano a un leggero imbarazzo nutrito da un velato disagio di fronte alle sue ammissioni. Stiamo parlando delle nostre rispettive pance. Non lo trovo un argomento particolarmente interessante, anzi, penso sia deprimente ritrovarsi alla fine dell'anno a confessarci le nostre piccole imperfezioni estetiche.

 Ma il professore, maniglie dell'amore a parte, con le maniche della camicia azzurra arrotolate fino ai gomiti, mi sembra più attraente del solito. 

Mi sento le guance infuocate. Una sensazione imputabile, quasi di sicuro, non a un'ondata di eccitazione bensì a una delle innumerevoli vampate di calore dovute alla menopausa. Ho esaurito tutti gli ormoni di cui disponevo. Li ho sperperati, distribuiti a piene mani per amore, per passione o solo per una notte di follia. La festa è finita. Adesso mi viene un gran caldo imputabile alla termoregolazione bloccata. Un'altra versione, la più romantica e audace, si insinua subdola tra i pensieri. L'attrazione non conosce ostacoli, non teme la rivalità del tempo. Il susseguirsi della ricorrenza annuale, consumata sempre nello stesso giorno non inibisce il desiderio di essere ancora desiderabili.

 In piedi, nel corridoio di casa, Giuseppe mi prende una mano, dentro la sua la sento piccola ma perfettamente complementare; due tessere di un puzzle che combaciano. Altra vampata ma questa volta gli effetti della menopausa non c'entrano. Questa si chiama attrazione!

– Senti Patrizia, hai impegni per questa sera?

Mi organizzo un'espressione seria ma non troppo. Ho la vaga idea che il professore non abbia dimenticato il mio abbigliamento da femme fatale. Ma questa sera sono io. Sono Patrizia. Con la tuta, senza trucco e i capelli color argento. Questa sono io. L'Altra si è arresa.

– Fammi pensare, sei molto fortunato, ho appena disdetto il Cenone al Grand Hotel...

Gli stringo la mano e lo trascino in soggiorno.

Lo invito a sedersi sul divano.

– Ovviamente scherzo, il mio unico impegno per questa sera è una grande abbuffata di crema al mascarpone! Ma... perché me lo chiedi?

– Non sono un bravo cuoco però una pastasciutta la so fare, da quando Elisa mi ha lasciato ho dovuto imparare a cucinare, a fare la lavatrice, a rifare il letto... Una volta la settimana viene una signora a stirarmi le camice, stirare proprio non ci riesco ma, per le cose giornaliere devo arrangiarmi.

Si fa serio, gira il volto verso il muro, avverto quel dolore che probabilmente ancora lo tormenta.

– Ti capisco Giuseppe, non deve essere stato facile.

I suoi  occhi si sono fatti lucidi, sembrano più chiari. Mi fa tenerezza. Si schiarisce la voce.

– Eravamo sposati da più di trent'anni e... no, non è stato facile, ma ora devo reagire, la vita va avanti.

Si sposta e viene a sedersi vicino a me, talmente vicino che sento il suo respiro e il suo profumo, lo stesso che mi era capitato di avvertire in ascensore. Impulsivamente lo vorrei abbracciare ma non mi riesce facile lasciarmi andare a confidenze e mostrarmi in una veste più intima. Trattengo l'impulso che improvvisamente ha messo in pericolo la mia stabilità emotiva.

E lasciati andare una buona volta!

 Mi sorride e ritorna nei suoi occhi una luce tranquilla. Si allontana sedendosi sulla poltrona che sta di fronte al divano. Sembra più rilassato.

– Patrizia, ti va di passare con me la notte di San Silvestro?

 Credevo che una richiesta così, detta a bruciapelo, senza un minimo di preavviso mi facesse sprofondare nel panico invece rimango impassibile. Vorrei dirgli che detesto festeggiare Capodanno ma una cenetta a due non è il veglione di San Silvestro, è una cenetta a due e basta.

– E' una bellissima idea! Stavo giusto preparando la crema al mascarpone.

– Perfetto! Il dessert è assicurato.

– A che ora devo scendere?

– Quando vuoi, anche subito.

Irruento.

– Fammi dare una sistemata, non metterò l'abito da sera ma festeggiare San Silvestro in tuta mi sembra un affronto e poi devo finire di preparare la crema.

– Sei bellissima anche con la tuta, a dopo e... grazie, mi hai reso felice!

Non ho molto tempo per la trasformazione. Non voglio farlo attendere quindi pochissimo trucco, capelli raccolti in un morbido chignon, pantalone nero, maglioncino nero e il nastrino rosso al polso come un prezioso bracciale. Sono pronta. 

Mi sento una quindicenne al primo appuntamento.

Senza temerlo affronto lo specchio del corridoio. Gli ho fatto un gestaccio. La tentazione di buttarlo è forte ma non gli darò questa soddisfazione, non sarà certamente lui a determinare la mia vita. 

Due rampe di scale e mi trovo davanti al portoncino blindato del professore.

Giuseppe Morlacchi

Elisa Giuffrida.


IO E L'ALTRADove le storie prendono vita. Scoprilo ora