Capitolo Undicesimo

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You're beautiful to me


Il bianco del lavabo, che restava fermo immobile sotto la sua presa, era stato macchiato dalle mille ciocche di capelli cadute esanimi. Una sopra l'altra donavano un grazioso disordine ad un ambiente asettico che opprimeva togliendo il respiro. Sembravano i bastoncini di una versione di shangai decisamente più fantasiosa e complicata da giocare.

Il paio di forbici giaceva sopra i capelli, erano state l'arma di un delitto che non vedeva feriti, ma solo morti. Le sue mani troneggiavano ai bordi del lavabo e lo stringevano con tale forza da far sbiancare le nocche. Continuava a fissare la sua figura allo specchio, non si muoveva, come quasi temesse che lei stessa potesse scomparire. Faceva viaggiare il suo sguardo al suo mezzo busto.

Continuava ad analizzare la sua nuova figura. I capelli scompigliati le arrivavano alla mascella. Alcune ciocche erano leggermente più lunghe, ma non era quello l'importante, quello che contava ora era che fosse riuscita nel suo intento. Sentiva di avere un nuovo volto, non una maschera, ma un viso.

Sentiva che si sarebbe riuscita a proteggere dagli altri, sarebbe stata più libera e non avrebbe avuto paura, perché come una corazza era protetta. Non sarebbe durato per sempre, lo sapeva, ma abbastanza a lungo, almeno fino a raggiungere la libertà che le era stata promessa, quando finalmente sarebbe andata via.

Si concesse un ultimo sguardo prima di abbandonare la sua opera d'arte. Nel riflesso dello specchio quadrato ci vide Faust. Non sembrava lui. Era come se fosse stanco, ma non come dopo una giornata di lavoro, ma della vita. Come se non riuscisse a portare più i macigni della consapevolezza e conoscenza sulle spalle. Era come sbiadito, poco chiaro come i primi lungometraggi. Un'espressione asettica in volto. Ricambiava lo sguardo senza dire nulla.

Lo abbandonò lì, mollò la presa che le dava sicurezza e uscì. Lo lasciò impalato, con i suoi grigiastri capelli scompigliati e con il suo naso dritto e perfetto come si sentiva di essere lui stesso, nel bagno. Restò lì a dividere lo sguardo fra la sua immagine riflessa nello specchio e l'opera d'arte di cui la notte era stata complice.

La notte lo era sempre stata e sempre lo sarebbe stata, complice involontaria di molte malefatte.

Sì sedette sul letto, non voleva stendersi per poi dormire, forte della sua rinnovata forza dovuta alla corazza nuova di zecca. Si stava passando le dita fra i capelli, mentre fissava la porta, speranzosa che questa si aprisse come succedeva sempre. Le dita corsero tra le corte ciocche folte e scompigliate che le incorniciavano il volto rendendolo più piccolo.

Poggiò il capo sulle ginocchia piegate vicino al petto, ma non per chiudersi ed isolarsi dal resto, semplicemente perché abituata com'era trovava quella posizione più comoda di quanto non sarebbe in realtà stata. Osservò la porta in attesa, una di quella che non sembrava avere fine. Una di quelle che era capace di durare all'infinito, o fino alla fine dei tempi.

Imperterrita continuò a guardare la maniglia gelida sperando solo che questa si abbassasse per mostrarle il volto del suo amico. Il più caro ed unico amico in quel luogo. Aspettava con una pazienza disumana che non le apparteneva l'arrivo di Eric. Lui arrivava sempre, sapeva che sarebbe arrivato, era una certezza che non le potevano portare via.

Le avevano portato via così tanto in così poco tempo. Tempo, non riusciva neanche a ricordare quanto ne fosse passato. Le giornate scorrevano così monotone e uguali che non sapeva come scandire al meglio il tempo. Sarebbero potuti essere giorni come mesi, probabilmente, anzi sicuramente, si ritrovò a pensare, erano passati mesi, chissà quanti però.

Ci fu un piccolo ed esile cigolio che si fece avanti ed impertinente ruppe il silenzio esterno. Dentro le testa di Maryanne c'era il caos più totale. Si aggiravano e prendevano possesso dei suoi pensieri parole che non ricordava di aver mai detto o pensato. Iniziava a sentire che se avesse continuato di quel passo, lasciando che il caos prendesse il sopravvento, i pensieri avrebbero iniziato ad uscire dalla sua bocca, e non dovevano.

When We Are GoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora