Oh my dear Heaven is a Big Bang now, gotta get to sleep somehow
Stava camminando per delle strade asfaltate. Il terreno ai suoi piedi luccicava alle luci dei lampioni, di alcune insegne di bar o negozi di liquori aperti ventiquattr'ore su ventiquattro. L'asfalto era umido, come se avesse smesso di piovere da poco, era per questo che brillava come se ai suoi piedi fossero state versate confezioni su confezioni di glitter, di quelli che si attaccano alle mani e te li ritrovi ovunque addosso.Sapeva che si trattava della sua città, non la riconosceva affatto, era completamente diversa, ma sentiva che si trattava della sua città. Lei ci abitava da una vita eppure non la riusciva a riconoscere, però se il suo cervello le diceva che quella effettivamente era Kansas City perché non ci avrebbe dovuto credere? Il suo cervello non le aveva mai mentito.
Non era sola, sentiva solo i suo passi calpestare la strada ancora umida, produceva un rumore che le piaceva ma allo stesso tempo la infastidiva a morte. La infastidiva perché non aveva senso che fosse il solo a sentirsi. Saranno stati almeno in sei in tutto, allora perché si sentivano solo i suoi passi? Le camminavano accanto come se fossero la sua scorta, o come se fosse un gruppo di amici che stava andando alla morte, dato che si percepivano solo musi lunghi e il completo silenzio.
Nessuno aveva ancora detto nulla. Qualcuno stava fumando, liberando così nell'aria nuvolette di fumo che sbiadivano e sfumavano mano mano che queste salivano più in alto verso la luna. Altri tenevano a penzoloni fra le dita stanche di una mano bottiglie di birra, o qualunque altro alcolico fosse, Maryanne non ne aveva idea.
In quel momento si stava sforzando di capire dove stessero andando, era lei al capo del gruppo, ma non sapeva che strada stava percorrendo, stava andando a caso. Continuò a guardarsi intorno, c'erano sempre meno bar o negozi. L'unica fonte di luce erano i lampioni che iniziavano a sfarfallare. Sì fermò e tutti la imitarono. Quel luogo le parve familiare.
Piano lo riconobbe, lei ci aveva passato parecchie sere lì con quei ragazzi. Lo sapeva, lo sentiva dentro di sé. Ci aveva sprecato così tanto tempo prima di trovare chi davvero contava, l'unico che mancava in quel momento.
Maryanne non fece neanche in tempo a pensarlo, che una mano dalla stretta salda le si poggiò sulla spalla facendola girare di scatto. Un sorriso si illuminò nel buio, il suo amico, non più unico, ma il più fedele che avesse mai avuto. Senza di lui forse non sarebbe neanche riuscita a riconoscere loro, forse l'avrebbero tratta in inganno come facevano con chiunque, e l'avrebbero privata di sé stessa per diventare così, come gli altri.
Faust le si mise di fronte, le poggiò entrambe le mani sulle spalle, come fa un padre che devo incoraggiare il proprio figlio, però quello più che discorso di incoraggiamento sembrava uno di quelli difficili da affrontare, uno di quelli in cui devi spiegare come mai il criceto non si muove più.
Puntò a dovere i suoi occhi e li incastonò in quelli della ragazza che iniziava a temere sempre di più le parole che sarebbero uscite dalle sue labbra che si stavano preparando a pronunciare, parole non semplici. O meglio, erano semplici, ma il loro significato non lo era affatto.
«È giunto il nostro tempo» disse stringendo sempre più le piccole spalle che iniziavano a dolere, le stava artigliando per darsi più coraggio, ma non teneva in conto quello che stava provando Maryanne. «Abbiamo fatto il possibile, dobbiamo andare. Devi andare» allentò di colpo la presa, e un'ondata di piacere percorse le spalle doloranti della giovane. «Mi dispiace».
Le voltò le spalle, neanche un ultimo sorriso, nulla. Iniziò a percorre a passi lunghi la strada verso il nulla che si stagliava davanti a loro. Questa volta i suoi passi si sentivano forti e chiari, pestavano l'asfalto senza esitazione, ma non erano gli unici. Un concerto di suole si alzò a stonare le sue orecchie. Erano così forti e chiari da non lasciare spazio a dubbi. La stavano lasciando sola.
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When We Are Gone
General FictionNon era semplice mettersi nei suoi panni. Non era da tutti provare empatia nei suoi confronti. Agli occhi del mondo quello era l'unico posto giusto per lei. Per gli 𝘢𝘭𝘵𝘳𝘪 sarebbe dovuta restare lì a vita, o almeno fino a pronta guarigione. Per...