Faust is really smart, but I don't think Margherita will love him anymore.
Le stava girando per la testa il pensiero che quella non era una cosa che andava bene, che aveva sbagliato. Un presentimento lo aveva avuto mentre aveva pensato di farlo, solo che era successo tutto così in fretta, che l'idea di non farlo era fuggita via in fretta non avendo trovato spazio nella sua testa. Eppure ora era tornata a pensarci, forse non avrebbe dovuto farlo, Jimmy non ne era sembrato molto felice.
Ne aveva avuta completa conferma quando il suo assistente, entrato in camera per portarla in refettorio, aveva dapprima visto lei. Sul suo volto si era dipinta una strana espressione da descrivere, simile a quando in lontananza vedi un uragano e sai di non poter fare nulla, neanche proteggerti, perché sei in aperta campagna. Poi il ragazzo vide quello che aveva lasciato lei in bagno, e la sua espressione diventò di pura paura.
Maryanne sapeva perché l'aveva fatto, sapeva perché aveva lasciato tutto in mezzo. Avrebbe potuto tranquillamente buttare i suoi capelli nel cestino, avrebbe potuto nascondere il paio di forbici che sapeva non doveva tenere con sé. Eppure aveva lasciato tutto lì così, come aveva rimasto dalla notte appena passata. Nessuno le aveva detto di farlo, voleva lasciare un segno, fare in modo che il suo gesto non si dissovvelse così in fretta.
Quando l'assistente le si era avvicinato per capire se si fosse ferita o meno, lei iniziò a provare un senso di fastidio che riuscì a camuffare bene. Maryanne non si sarebbe mai fatta del male, non di proposito, non avrebbe avuto senso farlo ed il fatto che Jimmy pensava il contrario la infastidiva. Quando capì che le uniche vittime di quella strage erano stati i capelli della paziente si tranquillizzò visibilmente, e poi andò via, lasciandola da sola.
Non le aveva detto nulla prima di uscire, dopo la sua ultima affermazione era rimasto zitto. Era rientrato in bagno, aveva preso il paio di forbici e senza dire una sillaba, ma solo rivolgendole uno sguardo fugace e di resa uscì dalla sua stanza. Da quel gesto Maryanne avrebbe dovuto capire che non sarebbe andata bene.
Non sapeva cosa sarebbe successo, e col senno di poi avrebbe sicuramente preferito non saperlo. Dopo un'ora circa, forse di più o anche meno, entrò nella sua stanza un'infermiera. L'aveva capito sin da subito che non si trattava di Jimmy, i passi erano completamente diversi. Quelli dell'infermiera erano stanchi, quelli di chi per anni ha portato tutto sulle sue spalle, non erano come quelli del suo assistente.
La odiava, non la conosceva, ma già non era in grado di sopportarla. La prima impressione non è tutto, ma lei non sarebbe andata oltre, non aveva bisogno di sapere di più su quella donna che era entrata come se nulla fosse. Detestava chi violava lo spazio altrui senza alcun rispetto. Non le interessava affatto conoscere il suo nome per sapere chi stava odiando, le bastava conoscere il suo viso. Non c'è bisogno di un nome per gli altri.
«Maryanne Bell» disse con tono scocciato leggendo il nome scritto proprio sopra il bicchierino di carta posto sul piccolo vassoio che teneva fra le mani. La donna aspettò un po' per una risposta o anche un cenno del capo da parte della paziente che invece rimase ferma sul suo letto. Sbuffò leggermente e la raggiunse vicino al letto.
«Queste sono le tue medicine» indicò il bicchierino. Restarono entrambe ferme, senza dire o fare nulla. «Devi prenderle» sottolineò la donna che non ne poteva già più. Non era dotata di chissà quale pazienza. Aveva pregato di non essere assegnata a pazienti testardi ed invece le toccava Maryanne. Per un interminabile settimana avrebbe avuto a che fare con una ragazzina con le rotelle fuori posto che l'avrebbe fatta penare per un paio di pillole. Era già stanca ed erano solo all'inizio.
La ragazza si sentiva tradita. Il suo assistente l'aveva lasciata chissà per quanto, o forse per sempre, e non le aveva detto nulla. Per cosa si stava sforzando di sembrare migliore se poi quelli con cui si impegnava nella messa in scena, portando su in viso una maschera opprimente, andavano via. Che senso aveva quella pantomima? Che senso aveva sentirsi soffocare dalla maschera se alla fine il pubblico con il quale fingeva andava via a metà dello spettacolo?
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When We Are Gone
Ficción GeneralNon era semplice mettersi nei suoi panni. Non era da tutti provare empatia nei suoi confronti. Agli occhi del mondo quello era l'unico posto giusto per lei. Per gli 𝘢𝘭𝘵𝘳𝘪 sarebbe dovuta restare lì a vita, o almeno fino a pronta guarigione. Per...