Capitolo Ventiduesimo

9 0 0
                                    

Don't try to wake me in the morning
'Cause I will be gone

Il sole era sorto da parecchie ore ormai sulla clinica. Era un sole caldo, decisamente più forte rispetto al primo giorno in cui aveva messo piede nel ospedale. In quei giorni faceva caldo, più del solito. Aveva deciso per questo di indossare una t-shirt con la stampa di un ente che promuoveva la donazione di sangue, e sotto i soliti pantaloni bianchi del pigiama della clinica.

Quella mattina si era svegliata di buon umore, aveva dormito bene come non dormiva da settimane. Non aveva avuto incubi, né aveva fatto sogni, ma si era risvegliata estremamente riposata e con il sorriso in volto. Aveva fatto un sonno tranquillo, cullato da un dolce e rassicurante pensiero: quella sarebbe stata l'ultima giornata all'interno dell'ospedale psichiatrico.

La sensazione poteva essere lontanamente paragonata a quella di uno scolaretto durante l'ultimo giorno di scuola, prima delle vacanze estive. Ovvero affrontava l'intera giornata in maniera propositiva, però c'era differenza. Lo scolaretto in seguito sarebbe ritornato a scuola, lei nella clinica non ci avrebbe messo più piede.

Era strano guardare tutti e fare tutto per l'ultima volta, vedere appassire la sua routine che l'aveva accompagnata per mesi, in cambio di una libertà eterna. L'avevano deciso la sera prima che questo era il giorno adatto. Avrebbe detto addio al luogo in cui era stata costretta a vivere per mesi. Non le sarebbe mancato, quella era una delle poche certezze che l'avrebbero accompagnata lì fuori.

Non le sarebbero mancati gli interrogatori spacciati per sedute private con lo psichiatra. Non le sarebbe mancato lo psichiatra, il dottor Abel Knight che di lei e di quello che le passava per il cervello non aveva capito nulla, come testimoniava la sua cartella.

Non le sarebbe mancato Jimmy, si era sempre comportato bene con lei, e per quanto non si meritava i continui silenzi e quel aggressione involontaria, non le sarebbe mancato. Era necessario che si lasciasse tutto alle spalle, anche chi era stato gentile con lei.

I pazienti non le sarebbero sicuramente mancati. Non era il suo passatempo preferito quello di andare in giro con i matti. Alcuni di loro non erano neanche male, come quell'uomo di cui non aveva mai conosciuto il nome che leggeva sempre, ma altri erano davvero inquietanti o insopportabili, un po' come Roy. Ad ogni seduta di gruppo lui ci teneva a mostrarsi superiore.

Le sedute, sicuramente quelle sedute non le sarebbero mancate affatto. Ne doveva sopportare solo una, solo l'ultima e poi avrebbe potuto dirsi libera. Mancavano pochi minuti all'arrivo di Jimmy. Pochi minuti all'ultima seduta di gruppo della sua vita. Aveva deciso che si sarebbe tolta qualche sfizio quel giorno. Dato che era l'ultimo, tanto valeva togliersi un paio di sassolini dalle scarpe.

Negli istanti che la separavano dall'arrivo del suo assistente pensò a cos'altro potesse o meno mancarle. Arrivò alla conclusione che le cose di cui poteva potenzialmente sentire la mancanza erano due: la sua famiglia e Eric. Però si disse che Eric non faceva testo, d'altronde lui sarebbe fuggito subito con lei, quindi non avrebbe avuto il tempo materiale per farselo mancare.

Invece non era lo stesso con la sua famiglia. Lei si era ripromessa che nonostante tutto la avrebbe portata con sé prima o poi. Che la libertà sarebbe stata troppo bella per lasciarli indietro, però prima di allora, sarebbero stati separati. Più distanti di quanto già non fossero. Per questo ne avrebbe sentito la mancanza, anche se poi l'avrebbe incontrata di nuovo.

Alla porta di camera sua bussò Jimmy, con i soliti movimenti abituali, si sporse leggermente per poi entrare del tutto e salutare Maryanne. I loro rapporti erano decisamente cambiati dalla prima volta. All'inizio quasi temeva di entrare e salutarla. Aveva paura di fare la cosa sbagliata, invece ora si comportava in modo molto più sciolto. Il tempo cambia le cose, indubbiamente.

When We Are GoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora