Capitolo Quarto

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We don't have to stay inside this place


Guardò inclinando a lato la testa. Vista da fuori sembrava non sapere cosa fosse contenuto all'interno del bicchierino di carta poggiato sul vassoio di fronte a lei, ma in realtà lo sapeva eccome. In quella stanza lo sapevano tutti, ma non tutti capivano che quelle cose non facevano bene. Non sapevano come era stata male l'ultima volta.

Fissò ancora per un'ultima volta quelle pillole di un celeste sbiadito. Continuavano a stare tutti in silenzio quando l'infermiera decise di prendere la parola per portare a termine la situazione.

«Maryanne queste sono le medicine che da oggi in poi dovrai prendere. Una volta a colazione e una a cena» disse sforzando il tono più gentile che riusciva a tirare fuori. La donna si era sporta in avanti per essere sicura che la paziente la ascoltasse davvero. Maryanne continuò a restare ferma, guardò Jimmy e con lo sguardo supplichevole gli fece di no con il capo.

Jimmy non sapeva cosa fare, non poteva annullare una cura farmacologica per un capriccio o uno sguardo supplichevole di una paziente, la maggior parte di loro dentro la clinica non voleva prendere le medicine. Però lo sguardo di Maryanne gli fece male al cuore. I suoi occhi trasmettevano un senso di paura che davvero poche volte nella vita si può vedere. Era come terrorizzata dall'assumere quella semplice pillola. L'unica cosa che poteva fare era incoraggiarla mostrando lei un caldo sorriso e dicendole che sarebbe andato tutto bene.

Si avvicinò con calma alla ragazza e le poggiò leggero una mano sulla spalla. «Non ti devi preoccupare, queste ti faranno bene», non sapeva cosa altro aggiungere. La ragazza guardò per un istante alla sua sinistra per poi spostare in fretta lo sguardo e riportarlo al bicchiere di carta.

«Non puoi prenderle, l'ultima volta siamo stati male. Rifiutati, fingi, ma non ingerirle».

L'infermiera continuò ad osservare la situazione battendo leggermente il piede a terra, particolare che non sfuggì a Maryanne che sentì il leggero rumore. La donna non era dotata di grande pazienza e quel giorno aveva diversi compiti da svolgere, quindi non poteva perdere tutto il giorno in quella stanza. Guardò ancora la giovane seduta e poi attirò l'attenzione dell'assistente e gli indicò di parlare un attimo in privato.

«Senti non possiamo stare tutto il giorno qui. Convincila in qualche modo, io ho anche altri pazienti» sbuffò visibilmente scocciata. «Maryanne ha i suoi tempi per fare certe cose, non la puoi obbligare, non otterrai nulla. Tu se vuoi va, resto io qui finché non le prende» disse indicandole la porta. Lui era un ragazzo affidabile, lo sapevano tutti lì, per questo l'infermiera dopo averci riflettuto un po' gli lasciò completamente la situazione in mano. Andandosene non salutò neanche Maryanne.

Tornato alla paziente le chiese, «Perché non le vuoi prendere?». Attesa una risposta che con grande sorpresa non tardò ad arrivare. «Non mi fanno bene» farfugliò confessando la sua paura, non confidava nel fatto che lui l'avrebbe creduta e aiuta, ma un po' in fondo ci sperava. «Ti assicuro che queste ti faranno bene, e presto potrai tornare a casa» cercò di giocarsela così. «Sono convinto che la tua famiglia ti manca, giusto? Se prendi queste potrai uscire anche prima di qui», accompagnò la frase con un sorriso affabile.

«Ci disse lo stesso quella psicologa malata. "Queste ti aiuteranno", ma noi sappiamo come è andata a finire» continuò imperterrito Faust, cercando di portare acqua al suo mulino.

Lo investì con uno sguardo interrogativo e sospettoso, non gli credeva, ma non capiva perché gli mentiva. «Ti dò la mia parola, non ti mentirei mai» si portò una mano sul cuore come a fare un giuramento, e le regalò un altro sorriso, quel ragazzo sorrideva spesso, le stava simpatica come caratteristica.

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