Ti aspetto oltre quella porta

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Ti innamori della notte, non del nostro amore.

L'hai mai visto il sole sorgere con la chitarra appoggiata sulle gambe e una risata autentica?

Dai, lasciamola agli altri l'ipocrisia, ammettilo che è dalle nostre perversioni che non riesci a farne a meno, del nostro essere fuori dal nostro tempo, della nostra rarità, del nostro modo di raccontarci.
Perché noi amiamo sì, ma senza cuore.

Tu dicevi che forse eravamo l'errore di una rivoluzione generazionale.
Ti sei persa via a parlare, la sigaretta si è consumata mentre gridavi la tua libertà in faccia alla vita, in faccia alle cose che ti hanno fatta sentire inadeguata.

Te ne freghi e ne accendi un'altra.

Lo vedo come prendi a testate quelle mura che ti sei costruita attorno.
Hai tanti vizi, alcuni ti consumano, altri ti danno piaceri, il fumo rappresenta entrambi e come dici tu è l'unico modo per liberarti da pulsioni senza mai più voce che ti logorano il cervello.

Le prime vittime di un posto che non funziona sono i bambini.

Così ti avrei detto qualche anno fa, ma ora che sono padre posso dirti che anche noi genitori siamo vittime, solo che i bambini non conoscono un mondo diverso da quello.
I genitori si.

Però vedere un figlio crescere in cattività a causa tua, quella è una disgrazia.

I bambini sono sensibili, fragili e a volte più depressi degli adulti, ma sono solo bambini agli occhi dei grandi e i bambini sognano, non hanno memoria, o almeno così conviene pensare.
La verità è che io ricordo tutto.

Ci sono troppe cose che non tornano.

Alcune non le hai mai più neanche cercate.

Mi ricordo quando scomparvi per due giorni, non rispondevi al cellulare; quindi, disperato sfondai la porta di casa e ti trovai nella vasca, avevi perso i sensi.

Una lametta per terra sporca del tuo sangue.

"Ti aspetto oltre quella porta."

Diceva un bigliettino a terra scritto a caratteri cubitali.

Ho guardato attentamente le gocce cadere a una ad una in quel fiume, si mescolavano, erano tutte trasparenti, tutte uguali, che alimentavano solo il fiume in piena che a poco strabordava.

Così ho visto il getto dell'acqua calda gettarsi nella vasca, mescolarsi, alimentare.
Ma quell'acqua non era più trasparente, c'eri immersa tu mentre con una risata beffarda sbattevi in faccia al mondo l'ultima tua risata.

Chiamai l'ambulanza e per fortuna fecero in tempo, come tante altre volte ti ho salvato anche quella volte, ti ho fasciato i polsi, ascoltato i tuoi peccati e ti ho dato un bacio sulla fronte.

Infondo so che sei solo un'anima oppressa.

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