Lettera al mio assassino

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Sophie

Lettera al mio assassino

È tarda sera, sono seduta sul sedile posteriore in giro per la città con il primo taxi trovato.

È un'altra sera che ti sto aspettando, oltre la sponda del ghetto e sento che sta finalmente facendo effetto il fumo.

Devo togliermi qualche sassolino dalla scarpa e raccontarti la mia storia.

Avevamo entrambi grandi occhi, i miei, così innocenti, si riflettevano nei tuoi e gli davano luce.

I miei modi di fare ridimensionavano il tuo carattere impulsivo e lo rendevano docile e fragile, cosa che non sopportavi visto il tuo orgoglio, ma io non mi sono arresa e, convinta di poterti salvare, ho trascurato il mio cuore forte e pieno di amore e con gli anni è diventato più fragile del vetro.

Così che alla fine sono stata io ad essere quella debole e a cercare conforto nelle tue grandi braccia e di te mi sono fidata, della nostra attrazione che ci portava a cercarci come due calamite.

E ti ricorderò sempre come quel ragazzo grande alla stazione che mi ha preso con sé anche se ero solo una bambina.

Quel cuore ora pulsa solo nella memoria e il rimbombo dell'eco della mia risata si perde tra le luci psichedeliche di qualche discoteca o tra le note di una chitarra scordata sul mare. 

O nel pianto puntuale di mia madre quando rimane sola a casa. 

E mi fa sorridere pensare che tu ti senti innocente. 

Avrei tanto voluto fosse un altro dito a premere quel grilletto, invece vedere i tuoi occhi... mi hanno fatto molto più male loro di quel colpo dritto al cuore. 

E se vuoi davvero tutta la mia verità, sappi che io con i nostri infiniti discorsi e le tue promesse ci ho fatto immensi castelli, ma con la prima brezza sono crollati come castelli di carte. 

E tu lo sapevi quanto era difficile vivere per me, non ero quella ragazza sempre al centro dell'attenzione, perché quando ero sola in una stanza con tanta gente reprimevo me stessa per l'ennesimo ingiustificato attacco di panico, e mi sembrava di morire. 

Allora tu che hai fatto? 

Mi hai messo al centro del tuo mondo, definendomi un'anima pura, l'unica persona degna, finché quella mano con cui mi sollevavi è diventata il pugno con cui mi hai schiacciato. 

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