Troppo donna

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Iniziai a convincermi che forse eri troppo donna per me, troppo libera, troppo bella.
Iniziai a sentirmi piccolo rispetto a te, impotente.

Iniziai ad avere sospetti sui tuoi comportamenti e paranoie, ti vidi diversa, il tuo atteggiamento nei miei confronti era cambiato.

Prima di agire, ad esempio, non chiedevi più consiglio a me, quando fino a poco prima per anche la più minima discussione prima di prendere posizione ti confrontavi con me.

Inoltre, avevi cominciato ad andare a correre, come se volessi vederti ancora più bella, ma era chiaro che se per me fossi stata già meravigliosa, saresti voluta diventare bella agli occhi di chi?

O forse era solo una scusa per prenderti del tempo e incontrare qualcuno?

Prove non ne avevo, ma il mio sesto senso non aveva quasi mai sbagliato.

Quindi decisi di iniziare a seguirti, mettevo un cappello a visiera nero, un cappotto e ti seguivo nel percorso che facevi mentre correvi.

Ti seguì quasi due settimane senza trovare quella prova schiacciante che significava che mi stavi tradendo, ma non mi diedi per vinto.

Se non era in quell'occasione sicuramente c'era altro.
Iniziai a riempirti di regali, di attenzioni, di messaggi, di chiamate.
Dovevo farti sentire importante, non farti mancare niente.

Quindi ti proposi una cena tra me e te.

10 giorni prima del giorno zero

Mi misi il completo più bello che avevo, giacca azzurra, camicia bianca.
Misi il profumo più buono che avevo, mi feci la barba, piastrai i capelli e li laccai all'indietro.
Indossai la collana con la croce d'oro che mi avevi regalato per il mio compleanno.

Ero pronto a riprenderti.
Ti aspettai sotto casa con la macchina di mio padre, una BMW cabrio, tu scesi le scale, eri meravigliosa.
Indossavi un vestito rosa, i tuoi capelli scuri con i boccoli appoggiati sulla spalla destra, orecchini di Swarovski, collane, ma tu brillavi anche da sola.
Eri raggiante, fresca, vedendoti scesi dalla macchina e ti presi la mano e ti aprii la portiera.

- Dove mi porti?
- In un bel ristorantino in centro che mi piace molto, credo tu non ci sia mai stata, ma mai dire mai...
Tu sorrisi, eri splendida.

Arrivammo e i camerieri ci fecero accomodare nel tavolo accanto alla vetrata con vista sui grattaceli di Milano.

- Ti piace?
- È tutto così meraviglioso.
- Cosa gradite signori?
- Portaci del brut, il migliore che avete, e un aperitivo misto di pesce, grazie.

Arrivò dopo cinque minuti con due calici e aprì la bottiglia di vino e lo versò prima a te, che ruotasti il bicchiere mentre vedevi le bollicine salire.
Lo assaggiasti.
- Delizioso.
- Bene signori.
Lo versò anche a me.
- Eccoci qua
Dissi guardandoti negli occhi.
- Eh già, è un po' che non uscivamo solo io e te.
- Già
- Ultimamente abbiamo avuto entrambi da fare, le nostre cose.
- Più che nostre cose, le tue cose.
Mentre tu feci una faccia sorpresa, io ti sorrisi.
Sembravi non capire.

Guardavo i tuoi occhi all'ingiù, il tuo sguardo languido sapeva essere estremamente dolce e anche malizioso.

Le tue labbra a cuore sembravano ancora più carnose con quel rossetto.
I tuoi capelli castano glacè erano morbidi e profumavano di mandorle e vaniglia, rovinato dal fumo di quella sigaretta che ci fumavamo appoggiati alla colonna fuori dal ristorante.

Finita la grigliata di pesce tirai fuori un cofanetto.
- Aprilo, buon ventunesimo compleanno amore mio.
- Wow
Lo apristi e lo guardasti con gli occhi a cuoricino.
C'era una collana in oro bianco 18k con rubino a cuore e diamanti.
- Ma amore, che meraviglia.
Mi alzai dal tavolo e ti venni in contro per legartela al collo.
- Sei bellissima.

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