Capitolo3: Sembrare

117 12 3
                                        

«Sembri perfetto ma non lo sei. Cerchi di nascondere le preoccupazioni e il dolore dietro quel grande sorriso. Me Ne accorgo quando ti giri dall'altro lato e il tuo volto diventa serio e stanco. Deve essere davvero esasperante sorridere sempre, ed essere gentile con tutti. D'altronde sei la Luna no? Un mito per molte matricole come me, ed un esempio per i tuoi coetanei. Vorrei proteggerti, stringerti forte e dirti che va tutto bene, che in realtà sei perfetto solo quando sei te stesso. Vorrei trasmetterti con il mio tocco un posto sicuro, ma percepiresti solo i miei brividi e la mia insicurezza. Detto ciò non pretendo mica una tua risposta, sarebbe da sciocchi pensare oltre i limiti. Perciò ti ringrazio per aver udito le parole di un giovane ragazzo ridicolo»
Tharn si avvicinò pericolosamente a Korn.
«Chi ha detto che sei ridicolo?»
E dopo essersi guardati negli occhi il grande se ne andò, quasi scosso e un po' infastidito. Il Nong non capì la sua azione, e spiazzato tornò al suo posto. Dopo essere rinsavito dall'incanto del momento iniziò a vergognarsi e sentire caldo.
«Mio Dio sei stato grandioso! Sono così fiera di te» e con un abbraccio incoraggiante Lia quasi lo soffocò.
«Bel lavoro!». Disse Jade con un sorrisetto soddisfatto.
Sembrare, rifletté Lia mentre Jade e Korn parlavano. Sembrare. Non credeva fosse sbagliato "Sembrare", delle volte era necessario. La psicologia afferma che siamo animali sociali e in quanto tali è doveroso creare un equilibrio per convivere nel migliore dei modi. Ecco perché sembrare va bene. A primo impatto notiamo sempre l'esterno e i modi di fare, cerchiamo tutti di apparire nella nostra forma migliore. È anche vero però, che dopo aver instaurato un rapporto abbastanza stabile da poter mostrare anche l'altro lato, molti ne rimangono turbati. Avviene una caduta delle illusioni e il famoso Velo di Maya scompare. C'è chi mente mentre sembra e c'è chi invece, dall'altra parte, crede a ciò che più gli conviene. È questo l'errore, aspettarsi che chi hai di fronte sia come lo si immagini ed essere ciò che si viene immaginati. Sembrare è un arte più complessa e raramente compresa. Chi è maestro non abbandona mai la vera natura del suo essere, bensì fa solo in modo di attrarre. Sembrare non è un falso, è una parte di noi che mai cambierà, la più bella certo, ma se sincera, la stessa che non muterà anche quando subentrerà il lato "oscuro".
«Terra chiama Lia!»
«Scusate...»
«Ti eri incantata di nuovo»
«Non è una novità» la prese in giro Korn.
«Adesso vado, ho da finire il progetto per domani, ci sentiamo stasera»
Prese le sue cose e se ne andò.
Era distratta, e per sbaglio urtò qualcuno.
«Ragazzina stai attenta!» Disse l'uomo di fronte a lei quasi ringhiando.
Lia lo fulminò con lo sguardo. Non doveva permettersi di parlarle in quel modo.
«Sa cos'è il rispetto?»
«Come ti permetti...»
«Lei si è permesso di rivolgersi a me in questo modo, senza alcun reale motivo. Quindi la mia domanda è più che lecita. E risponda in fretta, ho già perso troppo tempo a parlare con lei! Risponda solo sì o no»
La fissò in modo apatico, girò i tacchi e se ne andò. Altrettanto fece Lia. "E poi ti insegnano a portare rispetto ai più grandi... Sì certo". Era nervosa e furiosa. Avrebbe voluto tirargli un ceffone, ma qualcosa la trattenne.
Era immersa in quel progetto da quasi quattro ore, si sentiva impazzire.
Doveva scegliere l'opera di un filosofo famoso e scrivergli sopra una recensione, se fosse piaciuta sarebbe stata pubblicata sul giornale di Phuket nella parte dedicata alla cultura. Questo tipo di sfida la eccitava, ma doveva ammettere che richiedeva un certo sforzo mentale. Dopo quattro ore e mezza era soddisfatta del suo operato. Inviò la buonanotte ai ragazzi e andò a dormire.
Il giorno seguente fu un vero caos. La giornata iniziò malissimo. Temporale e traffico intenso non furono certo d'aiuto per l'umore nero di Lia. "Sono già in ritardo! Troppo!". Chiamò la fermata e scese a metà strada, non aveva nemmeno l'ombrello con sé ma doveva sbrigarsi. Iniziò a correre come una disperata e con un quarto d'ora di ritardo si presentò fradicia all'aula magna, dove ad aspettare c'era il curatore del progetto. Era uno scrittore famoso laureatosi qualche anno prima nella stessa università che stava frequentando. Il primo del corso di letteratura. La sua carriera ebbe inizio al secondo anno, era un maestro delle parole, almeno così dicevano. La sua scrittura era secca e diretta, capace di invogliare il lettore. Ma ciò su cui più si mormorava fu la sua bellezza. Perciò era anche impaziente di arrivare il prima possibile, per ammirare tale perfezione. E invece gli si parò davanti la figura dell'uomo scontroso che urtò il giorno prima.
«Ancora Tu...» Disse infastidito e segretamente sorpreso.
«Mi avevano informato che si fosse messo a disposizione un uomo colto e affascinante. Ma devono essersi sbagliati». Colpito. Sapeva essere davvero pericolosa.
Un sorriso mezzo accennato e di sfida si dipinse sullo sguardo di lui.
«Ti hanno informata bene invece. Abbiamo solo iniziato con il piede sbagliato. Ti porgo le mie scuse. Prego mostrami il tuo lavoro»
Non era finto, Lia lo percepiva. Si calmò.
«Ecco»
«Mi occuperò io di curare la scrittura e la forma»
Iniziò ad esaminare il tutto. Era concentrato. Il modo composto e fermo con cui agiva fu soggetto d'attenzione nei pensieri di lei. Lo stava osservando minuziosamente. Doveva ammettere che era veramente bello. Non percepì però una bellezza banale, riuscì a scovare molti particolari interessanti. Il suo viso era sublime e ciò la inquietava, molto espressivo e spaventosamente seducente. Le sue ciglia erano folte e lunghe, e altrettanto spesse erano le sopracciglia. Aveva il collo lungo e sodo, le venne spontaneo leccarsi leggermente il labbro inferiore.
«Ho corretto due cosette, ma la forma è perfetta. Devo complimentarmi con te, hai un modo limpido di esprimere le cose»
«Grazie...»
«È tutto, buona serata»
«Buona serata. Ah dimenticavo! Accetto le sue scuse anche se doveva porgermele ieri stesso. Ma non tutti accingono alla propria maturità in modo immediato». E se ne andò così consapevole di averlo istigato ancora, cosciente della probabilità che non avrebbe considerato il suo testo a causa della sua linguaccia. Purtroppo o per fortuna non era nel suo stile resistere alla tentazione.

Una ragazza a PhuketDove le storie prendono vita. Scoprilo ora