Ai'Korn quel giorno non fece altro che pensare, non era riuscito nemmeno a seguire le lezioni. Per quanto forte potesse sembrare, in realtà, anche il minimo particolare aveva il potere di abbatterlo. Non riusciva più a sorridere nonostante avesse accanto il suo amato Tharn. Forse fu proprio lui il motivo del suo malumore. Continuava a vederlo, a frequentarlo, ma fingeva di stare bene per non farlo insospettire. Non credeva fosse giusto bombardarlo con le sue paranoie e il suo malessere. Perciò se ne stava sul suo letto, immerso nell'oscurità di quel dormitorio universitario a soffrire. Non voleva accanto nessuno, nemmeno Lia e Jade potevano aiutarlo a risollevarsi. E mentre le lacrime scendevano a dirotto, sentì battere la porta violentemente. Allora si alzò e andò ad aprire. Era Tharn. Per fortuna sì era ripulito dalle lacrime prima di aprire, ma ciò non bastò a far tranquillizzare il suo uomo, o almeno credeva fosse suo.
«Perché non hai risposto alle mie chiamate tutto il giorno? Ti ho cercato all'università e non c'eri, quindi sono piombato qui. Non mi fare preoccupare così capi-... Cosa sono quegli occhi rossi? Korn hai pianto?»
«Non è niente, semplicemente una giornata no. Vorrei stare solo»
«Come vuoi»
«Mmh». Gli chiuse la porta in faccia. Non sopportava di vederlo così preoccupato e poi indifferente davanti agli altri. "Questa situazione mi fa proprio schifo" pensò il ragazzo. E tutti i torti non aveva. Immaginate di essere al suo posto, cosa fareste? Forse rispondereste con "Metterei subito le cose in chiaro", "Non mi starebbe bene", "Ha ragione Korn" o anche "Lo lascerei". Ma avete mai pensato al masochismo? Ecco Korn lo era un po', masochista. Si arrabbiava, soffriva ma non riusciva a rompere quello che per lui era equilibrio, per paura, si privava della sua felicità. Odiava ammetterlo ma pendeva dalle sue labbra e dipendeva dal suo volere. Anche l'umore ne era condizionato. Ma presto o tardi sarebbe esploso, trascinando con sé la fine di tutto. Drasticamente la fine. Così, stanco, tentò di riposare pronunciando parole di misericordia:«Ti prego amore mio, non uccidermi».
"O Tharn, Tharn, ti eri ripromesso di amarlo indipendentemente da tutto ma, alla fine, il terrore ti sta annientando. Cosa credi significhi amare qualcuno? Non di certo un gioco. Ci vuole impegno, amore, dedizione e costanza, ma soprattutto coraggio. E a te, piccolo uomo, quello manca purtroppo".
Il giorno seguente era tornato quasi tutto alla normalità, l'università, le attività, i rapporti.
«Come ti senti oggi Nong?»
«Bene direi»
«Cosa succede Korn?». Era Lia stavolta.
«Sono stanco, è da mesi che vado dietro Tharn... Eppure non si accorge dello sforzo che faccio per mantenere l'equilibrio. Vorrei solo che il nostro rapporto non finisse divorato da un buco nero»
«Cosa intendi per buco nero?»
«Mi sta inghiottendo, sto sparendo lentamente nel silenzio Lia, non voglio questo, non sono questo».
«Allora parlagli schiettamente. Se sostiene di amarti, ti ascolterà. Non puoi continuare così»
«Posso ancora un po'».
Lia lo guardò con tenerezza e con una carezza sulla testa provò a tranquillizzarlo.
Successivamente iniziarono a parlare di fatti divertenti ridendo come matti, Korn si sentiva bene in quel momento finché, quasi come un'apparizione, vide Tharn. Gli passò davanti non degnandolo di uno sguardo, il Nong era distrutto. Dentro di lui qualcosa si dimenava per uscire fuori: la rabbia. Voleva scagliargliela contro con forza, gridare la sua disapprovazione. Ma se ne stette lì, fermo, devastato.
"Basta Tharn, ti scongiuro, ti supplico abbi pietà di me".
Avrebbe voluto toccarlo e non poteva, baciarlo e non poteva, guardarlo e non poteva, imporre la sua presenza agli altri e non poteva. Segretamente aveva tutto e aveva niente. Tharn non era suo, si vergognava, gli aveva mentito.
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Una ragazza a Phuket
RomantiekDa sempre il viaggio è stato metafora di un percorso che ha portato l'uomo alla rivelazione di una verità stravolgente. Lia capirà il senso della vita?