Capitolo13: Tra fuoco e fiamme

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Erano quasi le otto e mezza di sera e Lia era pronta per andare alla cena organizzata da P'Sun e la troupe televisiva, c'era anche il direttore dell'università ovviamente. La serata prevedeva un abbigliamento elegante per riprendere lo stile della location, quindi la ragazza indossava un abito lungo. Bellissima come sempre, prese la sua pochette e se ne andò. Appena raggiunto il locale gli occhi le brillarono dallo stupore, quasi tutto era in vetro e cristallo, i colori rispecchiati variavano dal nero al grigio. Non era di certo abituata a quel genere di cose, ma abbandonò il disagio e si avvicinò al convivio.
«Buona sera signorina Loreto, è stata splendida stamani». Era il direttore a parlare che nel frattempo, in segno di galanteria, le porgeva il baciamano.
«Lei mi lusinga signor direttore, ho solo fatto il mio dovere»
«Niente affatto, mi ha messo in difficoltà signorina». Sun si era intrufolato nella conversazione e nel frattempo la accompagnava a sedersi al tavolo. Toccare la sua nuda schiena gli fece provare brividi caldi mentre gli occhi seguivano la curva fino al fondoschiena. "Cristo" pensò.
«Le tue mani sono calde Sun, così calde da farmi rabbrividire». La guardò sbalordito, non poteva immaginare che avrebbe udito mai parole del genere da parte sua, né tantomeno il suo nome pronunciato con genuinità e naturalezza. Avrebbe voluto sentire quel nome uscire dalla sua bocca per sempre.
Stava per replicare ma erano già giunti al tavolo. Si sedettero l'uno di fronte all'altro e questo non aiutava i loro sguardi ad evitarsi. Lia fremeva alla sua presenza, era inevitabile e soprattutto difficile resistergli, tanto che delle volte si sentiva mancare l'energia fisica. "Dannato Sun, così bello e travolgente, so di desiderarti ma devo resistere". Alcuni direbbero orgoglio, quasi in maniera scontata, qualcun altro direbbe paura. Ma forse la parola che più si addice al suo comportamento è insicurezza. Quando stava accanto a lui si sentiva scoperta, non meno capace, semplicemente nuda.
Il banchetto era ravvivato da chiacchiere e risate, tutto era perfetto, come la ragazza lo aveva immaginato. Quello scrittore continuava a fissarla e lei notò nei suoi occhi la criminalità: sapeva per certo che avrebbe voluto rinchiuderla in una stanza e gettare la chiave. Lo vedeva dal linguaggio del corpo, eppure questa idea la eccitava. Qualche ora dopo la cena terminò. Lia era estremamente soddisfatta del suo operato e i mille complimenti ricevuti quella sera ne erano la prova.
«Signorina vuole che la accompagni a casa?»
«Ci penso io signor direttore, non si disturbi, buonanotte»
«Va bene Sun la affido a te, buonanotte»
Lia prese a contestare.
«Che gentiluomo! Ti ringrazio ma posso farcela da sola»
«É tardi, non è consono andare in giro sola». Era un tono serio quello di P'Sun.
«Voglio solo passeggiare e godermi la frescura notturna. Lo facevo anche prima di venire qui. E poi se può farti stare tranquillo ho imparato bene il Muay Thai perciò non dovrebbero esserci problemi»
«Lia! Qui siamo in Thailandia non nel tuo amato paesino. Credimi quando ti dico che non è opportuno»
«Come fai a sapere che provengo da un paesino?»
«I-insomma lo so e basta»
«No, non lo sai e basta. Parla»
«Ho preso informazioni sul tuo conto»
Una lampadina si accese nella testa di lei. Era intrigante il fatto che quel maschio si fosse dopato di informazioni, tra l'altro sue. La situazione si faceva più interessante e per qualche perverso motivo era eccitata al solo pensiero di esserle entrata nel cervello.
«Allora, andiamo?».
Senza parlare Sun andò verso l'auto. Non capì l'improvviso cambiamento di Lia.
«Tutto bene?»
«Che domanda è questa?»
«Non hai più opposto resistenza dopo averti rivelato di essermi informato». Un mezzo sorriso apparve sulla sua faccia soddisfatta ed iniziò a provocarlo con lo sguardo. Aveva sbagliato a confessarlo, adesso lo sentiva quasi suo.
«Fermati lì»
Era un posto isolato.
«Cosa c'è?»
«Guardami negli occhi e dimmi che vorresti divorarmi. Dimmelo con sincerità». Le dita di Lia stavano sfiorando le labbra di Sun in attesa di morderle.
«Non lo fare o non saprò più trattenermi». Il suo respiro iniziò a farsi affannoso.
«Non farlo allora». Sbagliato Lia, ti avrebbe divorato pure l'anima, ma era troppo tardi. Sun le prese il collo con violenza e fece toccare le loro labbra. Le loro lingue lottavano secondo la legge del più forte, Lia prese a mordergli il labbro inferiore e a quel punto l'uomo impazzí completamente. Sì stavano consumando fino allo sfinimento.
«O Sun ahh» Lia ansimò il suo nome.
«Lia...»
La situazione si stava facendo calda, fin troppo e senza controllo. Le mani di lui stavano profanando ogni parte del suo corpo, ma nella sua mente stava solo lasciando segni che parlavano chiaro: "È mia". Era tutto perfetto fino a che Lia non si staccò violentemente da quel bacio esausta.
«Portami a casa adesso. Sono stanca»
Quella sera non capiva davvero il comportamento di quel demone, ma a malincuore la accontentò.
Erano arrivati a destinazione.
«Grazie per avermi accompagnata»
Non riuscì a rispondere. Era ancora sotto shock. Il cuore gli stava uscendo dal petto, sentiva le mani del suo amore sfiorarlo e stringerlo per il piacere che solo un bacio aveva scatenato. Dopo quella sera la fine di entrambi era vicina.

Una ragazza a PhuketDove le storie prendono vita. Scoprilo ora