[ capitolo trentaduesimo ]

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Tonka Strinić's point of view

"Chiama non appena arrivi a Belgrado.", Korina tentò di imitare l'accento serbo di Filip e io le diedi un colpetto sul braccio. "Questo non era necessario, Tonka Strinić.", disse puntando il dito contro di me, poi mi abbracciò.

"Per colpa tua mi sento come se dovessi andare in guerra.", dissi a malapena mentre lei mi stritolava le braccia intorno al collo. Fu lei a darmi un colpetto in testa mentre mi lasciava andare dall'abbraccio.

"Morirò di noia in questi tre giorni.", serrò le labbra e io risi.

"Avanti, passeranno presto.", dissi e lei sbuffò e annuì. "Ora vado prima che qualcuno mi rubi il posto in corriera." "Intelligente.", disse brevemente. "Comunque, divertiti e salutami il signor Rebić!", urlò prima che io salissi in corriera.

"Lo farò!", le sorrisi e la salutai con la mano un'altra volta. Questo mi ricordava terribilmente ogni inizio estate quando torno a Spalato. A breve sarebbe arrivato anche quel giorno.

Passai una mano tra i capelli mentre con lo sguardo cercavo un posto libero. La corriera era già abbastanza piena, cosa che rendeva difficile la situazione. Adocchiai un posto vuoto verso la fine della corriera. Non appena mi spinsi tra i sedili, mi sedetti e mi tolsi la giacca. Questo viaggio sarebbe stato lungo e faticoso, perciò non c'era motivo di tenere la giacca. Qualche minuto prima della partenza salirono in corriera una ragazza ed un ragazzo che si assomigliavano tantissimo – dei gemelli. La ragazza cercò con lo sguardo dei posti liberi, proprio come feci io poco prima, mentre il ragazzo dietro lei cercava di recuperare il fiato. Alla fine tirò fuori la sua pompetta per l'asma. Mi guardai intorno e vidi che gli unici posti liberi erano vicino e davanti a me. Feci segno alla ragazza e lei mi rispose con un cenno e si fece spazio tra la gente per raggiungermi. Il ragazzo si sedette nel posto davanti a me e la ragazza vicino a me.

"Ugh.", sospirò lei togliendosi la giacca. "Miloš, se la prossima volta passerai tre anni per prepararti, non ce la faremo mai a prendere la corriera.", riprese il fratello e si accomodò sul sedile.

"L'importante è che siamo arrivati!", le rispose il ragazzo, del quale ora conoscevo il nome, Miloš. "Mi dispiace già per la ragazzo accanto a te." "Taci!", alzò la voce passando una mano tra i suoi capelli neri. Sospirò nuovamente e si girò verso di me. "Sono Milica, piacere.", si presentò dandomi la mano.

"Tonka.", risposi sorridendo.

"Cosa ti porta a Belgrado?", subito mi domandò lei. Tra i miei pensieri in quell'istante apparve l'immagine di Ante che nemmeno mi stava aspettando. Se avrò fortuna, lo incontrerò prima del suo allenamento.

"Vado a trovare il mio ragazzo.", dissi e quel sorriso da ebete non voleva sparire dal mio viso. E le farfalle nello stomaco non riuscivano a calmarsi. Ero troppo emozionata. "E voi?"

"Ah ma che bello! Noi andiamo al matrimonio di nostra cugina.", rispose velocemente e si tornò a sedere dato che l'autobus stava per partire. "Fratello.. ho bisogno di prendere un appuntamento dal parrucchiere.", mormorò piano prendendo il suo telefono. Io appoggiai la testa al finestrino e osservai il paesaggio.

Nell'autobus non c'era molta calma. Tutti erano allegri e pieni di energia. Soprattutto Milica e Miloš, i quali ogni tanto strillavano qualcosa e si lanciavano del cibo. Cercai di dormire per far passare più velocemente il viaggio, ma era veramente impossibile. Ero troppo emozionata.

"Siamo arrivati al confine!", esclamò l'autista. L'autobus si fermò ed era il momento di un breve controllo.

"Sinceramente mi auguro che non controllino la mia valigia.", disse Milica mentre scrocchiava le dita. Tutti I viaggiatori uscirono dall'autobus ed alcuni sfruttarono il momento come una 'pausa sigaretta'.

Splićanka #2 ~ Ante Rebić (ITA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora