12. Le note dell'Inno

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Emma

Siamo rinchiuse nello spogliatoi in attesa che ci chiamino per la cerimonia di premiazione.

Ho indossato la divisa ufficiale del Team USA, divisa che avremmo dovuto indossare solo ed esclusivamente durante l'eventuale premiazione.
Mentre mi preparo, affiorano ricordi della sottoscritta con indossa la divisa mentre, come una scema, sognava ad occhi aperti come sarebbe stato salire sul podio.
Ricordo di aver posizionato lo sgabellino davanti allo specchio della camera da letto, e mentre fingevo di vincere l'oro, mi atteggiavo da Fist Lady, mentre facevo un sacco di smorfie e salutavo come la regina d'Inghilterra.
Chi avrebbe mai pensato che avrei messo quei vestiti al di fuori del mio appartamento.

Rientrata negli spogliatoi avrei voluto prendere il cellulare e chiamare tutti i numeri memorizzati nella rubrica. Prima  avrei chiamato mio padre, che già immaginavo in lacrime davanti alla TV, mentre offriva da bere a tutti gli amici del bar.
Poi avrei chiamato Eve, che mi avrebbe rotto i timpani strillando e riempendomi di insulti, per averle proibito di venire. E poi avrei chiamato Jack, oppure gli avrei scritto per sapere se era ancora qui.

Ma non potevo fare nulla di tutto questo, prima della gara, stupidamente, avevo lasciato il cellulare in camera. 《così non avrò nessuna distrazione》, avevo pensato, "Bella Mossa Emma!" la mia coscienza mi insultava per ogni momento passato lì dentro, senza potermi mettere in contatto col mondo esterno.

Non ho idea di quanto tempo sia passato, ma finalmente vengono a chiamarci.
Ci spiegano velocemente come avverrà la premiazione, cosa fare, come comportarci.
Poi ci mettono in fila e quando parte la sigla delle cerimonie, ci fanno segno si muoverci.

L'ingresso nello stadio è un momento incredibile, è un flash unico, applausi, gente che grida, il mio cervello va in blocco.
Come un automa, assisto alla premiazioni delle mie avversarie e poi alla mia.
Vengo riportata alla realtà, quando mi sento un peso al collo. Guardo e vedo una splendida medaglia color oro!
È bellissima, davanti è inciso il simbolo dei 5 cerchi, e dea della vittoria poco sotto che indossa una corona d'alloro. Sul retro, c'è il simbolo dei giochi Olimpici di Sydney, un rombo stilizzato, poco sotto l'incisione
"Giochi Olipimpici Sydney - 1° Classificato 3000 siepi Femminili", sento salire le lacrime ma cerco di rispingerle.

Poi parte l'inno.

Le note dell'inno americano risuonano in tutto lo stadio e nella mi testa.
È una sensanzione indescrivibile, sillabo le parole dell'inno con le lacrime che scendono a fiumi sul mio volto.
Quelle note suonano per me, suonano per ricordami che ho portato la mia patria sul tetto del mondo, suonano per ricordami che tutti i sacrifici sono serviti a qualcosa, suonano per ricordami di non mollare mai.
Quelle note suonano per me, solo e soltanto per me e fanculo il resto!

A fine premiazioni mi toccano le svariate foto di rito e le innumerevoli interviste con tutte le emittenti televisive di tutto il mondo.

In meno di 4 mesi, ero passata da essere la persona meno popolare della storia, ad essere la campionessa Olimpica, con svariati fun in tutto il mondo, la cosa mi metteva ansia

Finalmente varcai la soglia della mia camera, per piombare a peso morto sul letto, ero letteralmente distrutta.

Dopo un lunghissimo sospiro, prendo il cellulare, avevo una marea di messaggi e chiamate perse, ma non avevo le forze mentali a sufficienti per chiamare mio padre e mia sorella, quindi decisi che avrei fatto una video chiamata domani mattina appena alzata, mi sarei inventata qualche scusa.

Tra tutti i messaggi che avevo da leggere, neanche uno era da parte di Jack.

Senza pensarci due volte, apro la chat e digito:
"Dove sei?"

il messaggio viene visualizzato subito, e la risposta non tarda ad arrivare

"A casa, mi sto preparando il pranzo"

guardo l'ora del telefono, sono le 3 di mattina, il che significa che in Florida è l'una di pomeriggio.

Ma non ci casco, ci vogliono oltre 15h di volo da Tampa a Sydney, ed anche se possiede un aereo privato, non ha il teletrasporto.

"Stai mentendo, so benissimo che non sei a casa. Ti ho riconosciuto...sai?" digito sulla tastiera.

"Mi spiace deluderti, forse hai visto mio fratello gemello cattivo, quello che mia madre ha sempre cercato di nascondere"🤣🤣🤣

un lieve sorriso si fa largo sulla mia faccia. Sta mentendo spudoratamente.

"Non prendermi per il culo Smith, potrei vendicarmi, sono pur sempre un soldato😉😉 Ricordi?",

immagino la sua faccia mentre legge e sorride.

"chiedo umilmente perdono soldato Brown!!
Anche se adesso non so come chiamarti...
Campionessa Olimpica Soldato Emma Aghata Brown è decisamente troppo lungo!🤣🤣"

scoppio a ridere come una scema mentre leggo, probabilmente vista da fuori sembro una liceale in balia della prima cotta.

Messaggiamo per ore, poi verso le 5 di mattina crollo col telefono in mano. Ma con le ultime energie riesco a digitare

"Puoi fare anche il finto tonto, ma sono sicurissima di quello che ho visto, e riuscirò a farti ammettere che sei venuto qui, anche se dovrò ricorrere alle tecniche di tortura imparate nell'esercito 😜"

mentre gli occhi mi si chiudono riesco a leggere la sua risposta,

"da te mi lascerei torturare per ore..."

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