Venerdì 13 giugno 2003. Parte II

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Nico aveva la sua idea di stabilimento balneare che era molto meno conservativa di quella di padre e nonno. Per questi ultimi due, infatti, il nocciolo era cordialità, cortesia ed estrema attenzione per le famiglie. Per Nico era innovazione e sviluppo di attrazioni per far divertire clienti giovani e con disponibilità economica. Se doveva fare attenzione a qualcuno, di solito era una ragazza, giovane e prosperosa se possibile.

La festa era stata una sua idea e l'organizzazione era stata completamente a suo carico. Suo padre aveva persino voluto un affitto simbolico del locale ed una "cauzione" nel caso succedesse qualche guaio.

Nel lasso di tempo tra il momento in cui iniziò la sistemazione e l'apertura dei "cancelli", il bagno si trasformò: tra i due corpi dello stabilimento fu realizzata la pista da ballo vera e propria con la consolle e le luci sul lato verso la spiaggia. Fu aggiunto un punto bar sul prato sintetico e sparirono tutti i tavoli e le sedie da bar, lasciando posto ai divanetti ed ai tavolini bassi. Alcuni buttafuori sostavano all'ingresso lato strada ed ai due ingressi a lato mare.

Nico si aspettava almeno trecento persone, più un buon numero di passanti che avrebbero visto luci e musica, e si sarebbero fermati per un drink. Era la prova del fuoco, e ci teneva talmente tanto che si presentò con una professionalità che mai aveva tenuto, alle otto e trequarti di sera, già docciato e infiocchettato.

La Mory aveva evitato per tutto il giorno Davide e i suoi amici. Non voleva averli tra i piedi soprattutto alla sera. Era rientrata molto prima dalla spiaggia, voleva avere tutto il tempo necessario per prepararsi per bene anche se la mamma non ne capiva il bisogno visto che avrebbe dovuto solamente recuperare dei bicchieri.

«Mamma! Ma dai, è una festa in spiaggia, mica in convento!».

La mamma continuava a borbottare per l'abbigliamento secondo lei eccessivo della figlia, che si era inzeppata in un paio di pantaloncini cortissimi di jeans ed un top a spalline abbastanza scollato.

«Morena, ricordati che vai a lavorare, la festa è per gli altri. Non farmi fare brutta figura con il signor Armuzzi!».

«Non ti preoccupare, non sono scema»

«LA MORY È SSSEMA! SSSEMAAA» attaccò il disco rotto i due fratellini.

«Morena! Le parole! Lo sai che ripetono ogni cosa!».

«Che sbatti! Non ho mica detto stronz-» la mamma la interruppe bruscamente spingendola fuori dalla porta della camera

«Mi raccomando, fatti accompagnare appena finisci»

La Mory rispose con un "ok" scocciato, ma non fece molta strada prima che la mamma la fermasse «Ma appunto, a che ora finisci?».

«Mamma!» le rispose secca, si sentiva esasperata «non lo so, non posso dirgli 'ehi, io me ne vado perché mia mamma vuole che torno a casa presto', mamma è una festa! E io ci lavoro!».

Pochi passi dopo essere stata in strada, tutta eccitata, chiamò la Mona.

«Pronto?!».

«Oh, Mona, sono io».

«Ueee Mory! Allora, vai a manzi stasse?».

«Ne vedrò tanti stasera».

«Vai a fare la sfilata per il viale?» la punzecchiò la Mona con una nota di ironia nella voce.

«No bella, stasera vado a lavorare»

«A quest'ora dove vai, in tangenziale?».

«No, lavoro in una discoteca on the beach».

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