Quella sera la Mory non uscì, il padre aveva deciso di non dire alla moglie che la sera prima la figlia era tornata a casa ubriaca fradicia, così la ragazza, facendo finta che fosse stata una sua scelta, rifiutò nuovamente l'invito della Mona ad uscire e si mise in giardino con i fratelli più piccoli a giocare con le macchine e leggere libri cartonati.
La madre non era del tutto convinta, ma non fece troppe domande visto che finalmente poteva godersi una serata tranquilla senza i piccoli che la tartassavano ogni due secondi e senza l'apprensione per la figlia adolescente in giro per la movida di Milano Marittima.
«Mamma, si sono addormentati!».
La Mory si avvicinò alla madre con la piccola Anna in braccio mentre Corrado era sul passeggino che ronfava beato.
«Di già? Oh grazie al cielo! Portala su, io tengo qua Corrado».
«Va bene, buona notte a tutti» salutò la ragazza, rivolta al gruppetto di adulti, sempre quelli, che la Mory vedeva da anni, tutte le volte che scendeva alla pensione della zia.
La mamma guardò la Mory con apprensione, aveva la certezza che qualcosa non andasse, la figlia non era mai stata così spenta. Quasi non sentì i commenti degli altri in gruppo lì, riferiti a quanto sua figlia si fosse fatta grande.
Quanto fosse ormai una ragazza.
Una volta arrivata in camera, la Mory mise Anna nel suo letto e, dopo essersi messa il pigiama, si sedette sul balcone. Con la mente ripercorse tutta la sua vacanza, da quando era scesa dal treno carica di aspettative, fino al giro in moto con Mick.
Era arrabbiata e delusa con sé stessa.
Aveva passato tutta la vacanza a cercare qualcosa che nemmeno lei sapeva, quel "divertimento" ma "senza pensieri" e poi, quando tutto era cambiato e le cose si erano fatte importanti, era stata scaricata, con un messaggio, per giunta.
Avrebbe voluto tornare indietro nel tempo per cambiare completamente le cose. Si immaginava mentre scendeva dal treno e ignorava quello stronzo di Seba che le parlava, correva nello studio di Gek, ma non per parlare del piercing che ormai non le interessava più, per andare da Mick e senza dire una parola l'avrebbe guardato negli occhi, magari gli avrebbe detto «Fighissima quella moto fuori, è tua?», e l'avrebbe baciato magari quella sera stessa, così da avere a disposizione tutta la vacanza per stare insieme, per capirsi meglio e non finire come stavano finendo, in un terribile ballo di non detti e stereotipi sull'età e sulle turiste che si divertono in vacanza.
Ma subito dopo aver composto nella sua testa questa storia felice, tutto sfumò in un pensiero ben peggiore: lei sul treno che torna a casa, senza nulla di meglio che due bacini, ad uno stronzo e ad un inetto.
Forse è stato meglio così, pensò con le lacrime che scendevano incontrollate dal suo viso.
Dopo sole due volte che si erano visti lui le aveva fatto questo effetto, figuriamoci due settimane insieme, sarebbero arrivati entrambi con gli animi devastati al momento di salutarsi. Forse non ci sarebbe comunque stato tempo di capirsi, perché la vacanza era come aveva detto la Debby: una ubriacatura dove si perde il senso della realtà.
«Ehi, ehi miss! Che sei Giulietta dal balcone?!» urlò una voce da sotto, aggiungendo «e che balcone!».
Non aspettò il terzo «Vieni giù», si era rotta un po' le palle ed rispose con un accento esagerato «You fuckin' stupid boys».
«Oh, oh raga, è inglese!».
«Ma che inglese! Sarà svedese» disse un secondo genio, aggiungendo «ehi miss, come on, you like fuck?».
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Quas18
Teen Fiction*STORIA COMPLETA Morena è nell'estate dei suoi quindici anni, non scende in Riviera da un paio di anni, e vuole fare un ritorno in grande stile. Dalle sue parti ha messo assieme l'esperienza necessaria per trattare a dovere amici e spasimanti. Ma l...